Capitolo 23

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"Perché ti amo!"

Me ne pento l'attimo esatto in cui lo sento uscire dalla mia bocca.

Se ci fosse un pulsante che mi portasse indietro a qualche minuto lo premerei solo per poter cambiare le cose.

Lei non può fare finta di non aver sentito perché gliel'ho urlato in faccia. Con rabbia. L'ho urlato perché me lo sono tenuto dentro per troppo tempo. Sono letteralmente scoppiata e ho fatto un danno irreparabile.

Da una parte sono abbastanza sollevata, questa verità mi pesava come un macigno sul cuore e adesso mi sento più leggera.

Mi è uscito come una scheggia impazzita senza alcun controllo, forse perché ero troppo presa dalle emozioni o forse perché in fondo avevo l'esigenza di dirlo a voce alta per rendermi conto di quanto fosse vero. Sicuramente non era né il momento né il posto adatto ma ormai il dado è tratto.

È calato il silenzio tra di noi, lei mi guarda totalmente colta di sorpresa e glielo leggo in faccia che non sa cosa dirmi. D'altro canto io non so cosa aggiungere, mi mordo la lingua maledicendo la mia totale irrazionalità.

Abbasso lo sguardo, gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi sento male. Mi sento male perché anche se adesso lo sa non cambierà proprio nulla.

La libero immediatamente dalla mia presa, toccarla mi fa male, sentire il suo profumo mi fa male.

Mi volto, dandole le spalle, e la respingo.

Entrambe abbiamo bisogno di spazio, io più di lei, perché sono io quella troppo emotiva, sono io quella sensibile, sono io quella che prenderà la facciata.

Dirglielo è stato un sollievo giusto per i primi istanti.. ma poi la consapevolezza che tanto le cose non cambieranno mi ha scavato un buco enorme nel petto. Mi passo una mano tremante sul viso cercando in tutti i modi di ritrovare un equilibrio e un controllo che ormai è sgusciato via.

"Come?" Me lo chiede con un filo di voce ed è allora che torno a guardarla negli occhi, è ancora appoggiata al muro, incredibilmente scossa.

Lei non mi ha mai detto nulla ma sono convinta che lo sapesse già da tempo ormai, sentirlo dire ad alta voce però è tutt'altra questione. È una conferma chiara, urlata a pieni polmoni.

Alzo le spalle, ho gli occhi lucidi e tremo come una foglia "Non lo so.. È successo" non siamo pronte ad affrontare questo discorso, non lo sono io e non lo è lei. Ci siamo infilate in un cespuglio di rovi velenosi ed è tutta colpa mia, nessuna delle due ne uscirà bene.

"Tu.. non puoi.. Io.. io sono il male, sono marcia.. rovino tutto ciò che tocco, non facciamo altro che litigare per questo!" Esclama mettendosi la mano sul viso, questa non è la Zulema di ghiaccio che conoscono tutti. Questa è la mia Zulema, la sua versione insicura, la versione umana.

Scuoto la testa, non ha capito. Non mi ha capita "Non è per questo che continuo a litigare con te" le vado vicino cercando di mantenere un controllo dei miei nervi che ora sono tutt'altro che saldi. Non la sfioro nemmeno con un dito. Siamo così tese che entrambe abbiamo bisogno di spazio "Il motivo per il quale continuo a discutere con te.. è perché stai prendendo tutte le decisioni sbagliate e ho paura che se continui così arriverai ad un punto in cui non riuscirai più a parare i colpi" glielo dico piano, con dolcezza, perché ho paura. Ho paura di perderla.

"Tu lo capisci che non ho altra scelta vero?" mi perdo nei suoi occhi verde smeraldo "Lei è qui a causa mia. Non era programmato e sicuramente potrei gestirla meglio ma più mi avvicino e più la rendo un bersaglio" sta solo cercando di proteggerla, a modo suo.

C'era una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora