Capitolo 8

215 17 3
                                        

Sono passate due settimane da quella conversazione. Due settimane di silenzio totale perché nessuna delle due aveva il coraggio né tantomeno la voglia di proferire parola. Le ho chiesto spazio e lei me lo ha concesso, le sono molto grata per questo. Non riuscivo più a respirare, ero totalmente in balia di sentimenti contrastanti e anche se adesso non mi sento meglio posso accettare la realtà. Lei un po' mi manca. Non il sesso, beh quello un po' anche a dire la verità, mi manca la complicità. Gli sguardi d'intesa e le risate. Cristo quanto mi manca sentirla ridere. Passo tutto il mio tempo con le altre, Riccia e Sole in particolare. Abbiamo una bella affinità e le giornate sembrano più leggere in loro compagnia. Evito Fabio come la peste, è così preso dal lavoro che nemmeno si accorge di questo. C'è una domanda che è rimasta in sospeso, come una spada affilata sospesa sulla mia testa, e non ho ancora una risposta. Ogni volta che ci penso sto male. Potrei dire di sì, forse sarebbe la strada più semplice e sono convinta che mi renderebbe felice. Ma lo amerò come prima? Non lo so. Oppure potrei dire di no. Ma quali sarebbero le vere ragioni? Il carcere? No. Non tengo a lui? No. Non lo amo? Eppure un bagliore di sentimento è rimasto.. che gran casino. Ci sarebbe solo un'unica vera ragione per dire di no: Zulema. Ma la verità è che bruciare la possibilità di un futuro per lei che nemmeno mi considera non la trovo una grande opzione da valutare. So perfettamente che quando sparisce sta con Hierro. Dovrebbe non importarmi ma invece m'importa, anche tanto. Mi ferisce anche solo immaginarla con lui mentre la tocca, la fa sua. Credo che sia l'ennesima conferma che devo prendere un'altra strada, scrivere un capitolo della mia vita dove Zulema non compare nemmeno in un trafiletto. Ho bisogno che lei non ci sia. Perché se non la posso avere totalmente, è meglio non averla affatto. Come nemica, come amica, come amante.. semplicemente voglio che le strade si dividano. Che ci sia una barriera separatoria netta, invalicabile, così resistente da non poterla abbattere. Perché soffrire così tanto? Lei nemmeno sa che esisto. Viviamo nella stessa cella, dormiamo nei letti vicini ma la sento lontana chilometri.

Siamo tutte in cortile. Io sono seduta sui gradoni lontana da tutto e da tutte, ogni tanto la osservo fumare una sigaretta dall'altra parte della gabbia, seduta per terra con la schiena attaccata alla recinzione. Pochi sguardi, nulla di più, è il massimo che mi concedo. Non troppo per sembrare ossessionata ma abbastanza per sapere sempre dove si trova.

Saray zampetta fino a me, si siede accanto e sospira "Biondaaaa.. cos'è quel muso lungo??"

"Niente è che odio il giallo.. mi sta così male!" Rido appena e lei mi dà una spallata.

"Senti un po' cretina.. perché tu e quella bella moretta nonché grande amica mia laggiù non riuscite più a guardarvi in faccia? Pensavo aveste risolto!" Il volume è volutamente basso ma comunque il tono vivace è sempre presente.

"Che c'è Gitana? Vuoi dirmi che non lo sai?" Mi volto a guardarla negli occhi e capisco che Zulema non le ha proprio detto un cazzo.

"Sapere cosa? Che cosa c'è fra..." mi scruta con lo sguardo e alla fine collega i puntini "Ma non mi dire"

"Non so di che cazzo stai parlando" scrollo le spalle indifferente e rivolgo il viso dall'altra parte.

Mi afferra il mento e mi costringe a guardarla "Dimmi che non l'avete fatto"

"Fatto cosa?" Chiedo fingendo di non capire, se Zulema non glielo ha detto avrà sicuramente le sue buone ragioni.

"Superato quella linea rossa gigantesca che saggiamente avevate tracciato.." inizia ad elencare una serie di aggettivi per sottolineare quanto sarebbe un errore madornale fare ciò che in realtà abbiamo già fatto "Merda.. okay.. Smettila di pensarci!"

Ha capito perfettamente ciò che ci ha allontanate "Non riesco a smetterla di pensarci!" Protesto e lei sbatte una mano sulla sua fronte. Ha capito. Ha proprio capito tutto.

"Smettere di pensare a cosa?" Sentiamo la voce di Riccia e io mi blocco. Che cazzo posso dire?

Saray ha per natura la risposta pronta e mi salva "Alla proposta di matrimonio più terribile di tutti i tempi! A cosa se no??"

La Riccia si siede con noi e iniziamo a parlare di stupidaggini, giusto per ammazzare il tempo, quando la mia attenzione si sposta su un movimento strano in cortile "Ma... Che cazzo ci fa la consigliera con le cinesi?"

"Eri un po' troppo impegnata con le tue questioni personali.. ma devi sapere che stanno reclutando tra i nostri.. tastano il terreno e vedono se è fertile.. se non stiamo attente finiremo tutte a lucidare loro le scarpe" mi aggiorna sulle dinamiche Saray. Sbianco. Mi riprendo. Mi incazzo.

"No eh questo no!" mi alzo in piedi in direzione di quelle orientali del cazzo.

Quando mi sento afferrare per un braccio "Che cazzo stai facendo?"

Zulema mi guarda preoccupata e severa, ha il brutto vizio di rimproverarmi "Niente" dico scazzata.

La sua mano stringe intorno al mio braccio "Dove cazzo stavi andando?"

"Da nessuna parte" ringhio.

"Non prendermi per il culo" ringhia lei con il viso a un palmo dal mio.

Con uno strattone mi libero dalla sua presa "Ma hai finito di rompermi i coglioni?!" Le chiedo irritata come non mai "Sto facendo ciò che fai tu.. cerco di sopravvivere"

"Lo stai facendo nel modo sbagliato!" Ancora quel maledetto tono.

Le punto il dito contro e avvicino il viso al suo. La guardo dritta negli occhi incazzata come non mai "Non comportarti come se tenessi a me quando non è così"

Mi afferra per la felpa e mi tira ancora più vicina a sé. Serra la mascella e mi fulmina con lo sguardo "Se faccio così è perché ci tengo, non credi?!"

Incateno lo sguardo al suo "Pensi davvero che me la beva? Tu non hai il diritto di dirmi cosa fare e cosa no. Non sono tua" mi libero dalla sua presa spingendola via da me.

Torno a camminare nella direzione di quella figlia di puttana cinese quando sento Zulema bofonchiare "E va bene, Macarena, fa pure ciò che vuoi" la ignoro e vado per la mia strada.

Con un fischio, due dei miei mi affiancano. Mi trovo faccia a faccia con sta stronzetta "Akame.. scusa se ti disturbo, possiamo parlare?" Lei acconsente e mi presta totale attenzione "Sai l'ho capito.. le cinesi comandano il carcere e a me sta bene. Ma questa è la mia gente. Quindi puoi rendere le cose facili oppure tremendamente difficili. Credo che sia meglio per tutti se non ci pestiamo i piedi a vicenda" lei di tutta risposta mi sorride, fa un leggero inchino e mi lascia così.

Mi volto verso i miei che hanno assistito a tutto, sembra che la questione sia risolta. Sembra.

La giornata scorre tranquillamente, entro nel bagno per il mio turno alla doccia e per mia sorpresa non trovo nessun'altra. Mi sono sbagliata? Non credo, sono qui da troppo tempo ormai. Il sangue si gela nelle mie vene. Trappola. Mi volto per uscire quando mi trovo davanti quattro cinesi che mi sorridono in un modo che definire inquietante è a dir poco. Dietro compare Akame che mi guarda come un bocconcino da mangiare. Mi sbarrano l'uscita, non ho via di scampo. Cerco di non mostrarmi impaurita ma sento tutti i nervi tesi. Una di loro, quella più anziana, il braccio destro della cinesina apre bocca per dirmi:

"Macarena.. stai per incontrare il tuo destino"

C'era una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora