Capitolo 3

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"Non voglio perderti"

Rimaniamo immobili. Incapaci di parlare o fare qualsiasi cosa. Ci osservarci senza emettere alcun suono. Non aggiungo altro, sono già pentita di quel poco che ho detto ma ormai non posso più rimangiarmelo. Lei invece sembra totalmente insicura di come reagire. Sa che non ho mentito, difficile farlo con una mano che stringe intorno al proprio collo. Mentre i secondi passano e nessuna delle due sembra trovare un modo per sbloccare la situazione, mi lamento per il dolore e Zulema molla la presa. Cado a terra tossendo "Tu cosa?!" Sibila incredula. Non mi guarda nemmeno negli occhi.

Improvvisamente ci sembra che lo spazio sia decisamente troppo piccolo per entrambe "Hai sentito" Se pensa che lo ripeterò si sbaglia di grosso

Alza lo sguardo e punta gli occhi nei miei "Perché?"

"Gran bella domanda del cazzo eh" commento sarcastica cercando di riprendere il controllo, mi alzo in piedi e mi appoggio alla parete "La verità? Ho perso tante, troppe persone in pochissimo tempo. Non voglio allungare la lista" mi massaggio la parte del collo dolorante "Questo include anche te" Ho visto troppe cose brutte, non credo che sarei in grado di sopportare oltre. Mi sembra che tutto ciò che tonno, muore.

Scuote la testa "Macarena.." pronuncia il mio nome per intero e lo fa pochissime volte, solo quando la situazione sta degenerando e penso che questo sia il caso giusto. Vorrebbe fuggire il più lontano possibile, tutto di lei me lo sta urlando a gran voce. E io non sono da meno.

"Io non facevo altro che incolpare te.. per tutto il male che c'è stato tra di noi ma la verità è che ho iniziato io" ed è la realtà nuda e cruda dei fatti, sono io che le ho intralciato i piani non il contrario. Mi sono infilata in un gioco troppo complesso e lei si è comportata di conseguenza.

"Niente di ciò che mi hai fatto può giustificare il fatto che ho ucciso tuo figlio" dice gelida, ebbene anche lei si porta dietro dei sensi di colpa e ci voleva tutto questo per farglielo ammettere.

"Ti ricordo che mi sono vendicata.. due volte" le ricordo. Per quanto riguarda cercare di ammazzarci a vicenda, secondo i miei calcoli siamo a: 2 a 1 per me.

"..I tuoi genitori" mi ricorda a sua volta. Le perdite che ho avuto invece sono nettamente superiori alle sue.

"Non li hai uccisi tu" non è una giustificazione ma più un dato di fatto.

Un dato di fatto che lei precisa immediatamente "È come se lo avessi fatto"

Apro le braccia in segno di resa "Non sei una santa ma non sei nemmeno responsabile di tutto il male che c'è nel mondo.. soltanto il mio"

Inizia a camminare nervosamente avanti e indietro "Perché stiamo parlando proprio di questo? Noi ci odiamo, non c'è altro da dire"

C'è ancora moltissimo da dire.. Sono convinta che lo sta chiedendo a sé stessa ma sono io a rispondere "Perché non puoi scappare.. ed un'occasione così non ricapiterà più"

Si avvicina arrivando a un palmo dal mio viso. Questa vicinanza improvvisa mi manda in tilt e non riesco più a riconoscere ciò che sento e ciò che penso. Il suo profumo inconfondibile, il suo respiro sul mio volto, poche volte ci siamo ritrovate senza alcun spazio personale e ogni volta tra i tanti pensieri mi accorgo di quanto sia dannatamente bella "Che cosa vuoi, Macarena?"

"Non posso dirtelo" perché non lo so. Non lo capisco. Non riesco a mettere ordine nel casino che ho in testa.

Si avvicina ancora di più e i nostri nasi si sfiorano "E perché? Avanti Biondina, cos'è che vuoi adesso?" Mi provoca, lo sa che mi crea questa confusione, me lo sta sicuramente leggendo in faccia e nonostante questo continua a torturarmi psicologicamente. Forse vuole vedere dove riesco a spingermi. Rimane a guardarmi con quello sguardo di sfida e quel sorriso da figlia di puttana.

C'era una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora