Vita e morte non sono due estremi ma due parti collegate che vanno di pari passo. Vivi ma allo stesso tempo stai morendo. Qualcosa in te muore a ogni istante.Ricordo quel giorno come un'accelerazione di questo processo. Nessuna madre dovrebbe vedere la propria figlia morire. È innaturale e ingiusto. Io non so cosa significhi perdere un figlio. Non posso paragonare il mio aborto con la morte di Fatima. Sono due dolori diversi. Ma ad oggi so che se perdessi Sofia prima diventerei pazza e poi morirei. Quel giorno morì una parte di Zulema. La parte umana, la parte buona. Persa ogni speranza di essere felice, rimase solo ciò che la rendeva la grandissima figlia di puttana di sempre.
Ricordo quel giorno come un'enorme sconfitta di una battaglia che ormai combattevamo da mesi, una di quelle sconfitte che ti mettono in ginocchio e dalle quali non ti riprendi mai completamente.
Ricordo quel giorno come il momento in cui tutto il nostro equilibrio precario si frantumò in milioni di piccoli pezzi e che mai più riuscimmo a ricomporre.
Ricordo quel giorno come uno dei peggiori della mia vita.
Non riesco a capire più nulla, sento tutto ovattato e la mia vista è impegnata a fissare l'immagine del corpo di Fatima tutto scoordinato steso in mezzo al cortile. Un urlo. Un urlo glaciale lancinante e pieno di dolore mi trapassa i timpani e mi ferma il cuore. È Zulema che ordina a tutti di andare via. Alzo lo sguardo su di lei, trema e piange mentre raccoglie tra le sue braccia il corpicino. Urla. Urla di rabbia, di dolore, di sofferenza. Urla a pieni polmoni mentre piange disperata. Non ce la faccio. Le gambe mi cedono e cado in ginocchio coprendomi il viso ormai bagnato dalle mie lacrime che scendono senza più controllo. Saray mi abbraccia singhiozzante e alzo lo sguardo per vedere Riccia e Sole ridotte alla stessa maniera. Siamo tutte devastate. Tutte rotte. Tutte disperate.
Una frase rimbomba assordante nella mia testa Sarà al sicuro "Dove cazzo è Hierro" mi alzo di scatto e mi dirigo dentro.
Una mano mi blocca "Maca fermati" è Saray con gli occhi rossi che si mette in mezzo.
"Lasciami passare" le ringhio contro disperata.
Scuote la testa "No. Non puoi fare nulla"
"Smettila di dirlo! Si può fare! Si può fare tutto!" Urlo. Fatima. Non me ne rendo conto e colpisco il muro con un pugno. Sento male ma non è niente in confronto. Zulema. Grido. Piango. Mi dispero. Continuo a colpire il muro perché è più facile affrontare un dolore fisico che un dolore morale.
Le sue braccia mi bloccano mentre continuo a sfogare tutta la mia rabbia ferendomi "Sei sconvolta.. devi calmarti" mi sussurra la gitana.
"Non ci credo. Non voglio crederci. È un incubo, solo un dannato incubo" continuo a ripetermi a bassa voce mentre tremo. L'hanno ammazzata. L'hanno spinta. Hanno vinto.
Continuo a piangere mentre nuovamente le gambe vengono meno. Stavolta Saray mi regge e ci sediamo a terra con la schiena appoggiata al muro.
Lei continua a piangere silenziosamente "Non si riprenderà" lo so a chi si riferisce. Lo so perfettamente. Piango più forte, mi fa male la testa così me la reggo con le mani.
"Ce la farà. Deve farcela" non ci credo nemmeno io. Nessuno può riprendersi da questo tipo di dolore. Era l'unica cosa che le rimaneva.
Lei si volta per guardarmi, sento i suoi occhi osservarmi "No Maca. E tu lo sai" mi sussurra e chiudo gli occhi con forza. Ha ragione. Appoggio la testa al muro tenendo gli occhi chiusi. Devo calmarmi.
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C'era una volta
FanficMacarena racconta a sua figlia Sofia la favola delle due guerriere che si odiavano.. ..la piccola non sa che questa non è altro che la storia di sua madre. CIAO AMICI.. SONO TORNATA! Spero che questa storia costruita principalmente sugli avvenime...