37) Ainsi Va La Vie

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Lui muto. Lei ancora lì, alle sue spalle.

Gli cinse il collo con le braccia poggiandogli le mani sul cuore, quasi per scavarci dentro. Lo fece senza indugiare, sacrificandosi; si pietrificò le dita, portò le labbra a screpolarsi a vista d'occhio e si privò di ogni movimento.

Si congelò.

Sarebbe potuta scappare, ma continuava a cercare le risposte che non le vennero date e a bramare il calore che non avvertiva; per ottenerli era disposta a rinunciare alla sua salute, ad esporsi a una forza di cui non sospettava nemmeno l'esistenza.

Ormai sapeva che qualcosa fosse cambiato e sapeva anche che, a suon di ripensamenti e frasi sfiduciate, non sarebbe andata da nessuna parte. Perciò insistette.
Accettò la sua posizione. Se opporsi al freddo era impossibile, allora non le rimaneva che essere il freddo.

Perse sensibilità e mobilità in nome dell'amore, in nome di quell'imbranato che, talvolta, era capace di ingigantire anche i problemi più insulsi.

A una certa le scappò la ridarella.

Autocommiserazione camuffata?

Pazzia sbocciata?

O audacia sfrontata?

Le screpolature non le sentiva, non voleva sentirle.
Non tremava, si rifiutava.
Non poteva essere fermata.

"Allora, che stai facendo?" Gli chiese mantenendo il sorrisetto.

Durò poco, visto che non ottenne ciò che voleva. Di conseguenza si permise di ficcare il naso negli affari di Koron.

Sondò la scrivania, sbirciò nelle cartelle stracolme di documenti per capire cosa ci fosse di tanto importante: lesse date, conobbe nomi insoliti, vide volti sconosciuti.

Non tutti erano poi così privi di fama, a ripensarci. Alcuni le suscitavano una sensazione di già visto o di già sentito e, tutt'a un tratto, fra uno sguardo a destra e un altro a sinistra, fiutò puzza di marcio.

"Ma questi..." ridusse gli occhi a sottili fessure "sono tutti...pregiudicati? La faccia di quello lì me la ricordo, e pure di quell'altro...mi pare di averli visti al telegiorna-"

Venne interrotta da un sussulto rapidissimo, quasi impercettibile.

Si mosse qualcosa.

E quel qualcosa era tangibile, era nei palmi delle sue mani; scalciò per un istante con una forza impensabile, come a voler schizzare via.

"Che c'è? Guarda che lo conosco il tuo lavoro. So con che gente hai a che fare."

Koron rizzò le orecchie dando i primi segni di vita.
Per ovvie ragioni non si poteva definire il migliore dei modi, ma si trattava pur sempre di un passo in avanti: diede prova della sua emotività.

A quanto parve era comunque cauto a quello che accadeva attorno a lui. Rebecca non l'avrebbe mai dedotto, a vedere le sue occhiatacce.

"Non ti piace che ficchi il naso nei tuoi affari, vero?" Stuzzicò maliziosa.

Il cuore di Koron batté più forte. Lei sapeva che non gli fosse mai piaciuto e, quindi, sfruttò quell'apertura.

Il pezzo di ghiaccio mostrò segni di cedimento: iniziò a sciogliersi, a scricchiolare.

Vacillò.

Il freddo divenne meno intenso, il tepore della stufetta si fece man mano più accogliente e Rebecca poté di nuovo muoversi. Non le rimaneva che terminare l'opera: doveva solleticarlo un altro pò.

FIGHT for LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora