«Abbiamo sprecato il nostro tempo venendo qui» sbottò Robert seduto sui gradini della baracca mentre fumava un po' di trinciato dopo cena.
Jonathan camminava avanti e indietro, nervoso. Non avevano scambiato nemmeno una parola in seguito all'incontro con il padre, ognuno immerso nei suoi spiacevoli pensieri, e non avevano praticamente toccato cibo.
«Già.»
«Non sappiamo che fine ha fatto Sabrina e non ci siamo riconciliati con nostro padre... un buco nell'acqua pieno.» La rabbia sorda che lo divorava dall'incontro del pomeriggio stava finalmente fluendo.
Jonathan continuava a camminare stringendo i pugni a intermittenza, mentre scuoteva la testa piena di pensieri che non riusciva a formulare.
«Avrei fatto meglio a usare questa licenza per andare a Washington, peggio di così là non poteva andare» sibilò.
Il fratello sembrò svegliarsi a quelle parole e smise di camminare, guardandolo stupito.
«Il capitano non ti avrebbe concesso una licenza per Washington, lo sai bene. E comunque sia andata, dovevamo venire qui a provarci» rispose con una durezza che da tempo non gli sentiva nella voce.
«Al capitano potevo sempre raccontare una balla... Adesso che facciamo a Leavenworth per i prossimi quattro giorni?»
Jonathan gli si parò davanti minaccioso.
«Prima lo lasciamo sbollire un attimo: si è finalmente tolto la soddisfazione di dirci quello che pensava di noi, ma credo che tra un paio di giorni sarà disposto a rivederci. Magari non vorrà parlare di Sabrina, ma potremmo comunque riallacciare un rapporto. È un bastardo, però io ho bisogno di sapere che posso ancora contare su di lui...»
Robert deglutì a fatica. In quel momento odiava suo padre e vedere che il fratello nonostante tutto ancora voleva avere a che fare con lui lo colpiva come un pugno.
«E poi, siamo in licenza: non dobbiamo per forza stare in questo forte a struggerci e ascoltare pettegolezzi sussurrati... io andrei in città.»
«A fare cosa? A rivedere Lizzie e le sue amiche al saloon?»
«Perché no, è un'idea.»
Robert si alzò di scatto.
«Io me ne vado. Al diavolo Leavenworth e nostro padre.»
Jonathan lo afferrò per un braccio prima che potesse allontanarsi.
«Non essere sciocco...» gli sussurrò con decisione.
Il fratello si liberò con uno strattone.
«Se quello è un padre io non ho bisogno di lui, tu fa' come credi.»
«Robert!» lo chiamò con fare talmente risoluto che il giovane si bloccò e si voltò a guardarlo. «Non parlare così! Sapevamo benissimo che non ci avrebbe accolto a braccia aperte e che non sarebbe stato gentile con Sabrina. Non puoi biasimarlo per aver fatto esattamente quello che ci aspettavamo da lui.»
Robert distolse lo sguardo pieno di livore.
«Se davvero vogliamo che si riconcili con Sabrina, prima di tutto deve perdonare noi che l'abbiamo tradito. Andiamocene e la famiglia sarà definitivamente distrutta, e Sabrina non avrà mai più una casa in cui tornare.»
«E perché dovrebbe voler tornare qui, dopo tutto questo?»
«Non lo so, ma la conosci meglio di me: non pensi che lei lo vorrebbe? Tutto questo casino è iniziato quando nostro padre voleva spedirla a Pittsburgh...»
Robert rimase in silenzio.
Non credeva davvero che sua sorella volesse tornare al forte, ma doveva ammettere che aveva dimostrato un attaccamento morboso a suo padre e i suoi fratelli nonostante gli scontri continui.
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Polvere alla polvere
Fiction HistoriqueUtah 1854. Due fratelli decidono di lasciare la sicurezza della casa materna per seguire il padre, capitano dell'esercito. Giovani e scanzonati, alle prese con mille difficoltà per adattarsi alla vita militare mentre inseguono i loro sogni e cercano...