14- Un fratello in più

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Sabrina era sparita. Sembrava incredibile, ma non c'era da nessuna parte e al forte qualcuno l'aveva vista uscire a cavallo. Il capitano era furioso: dove poteva essere andata? Perché nessuno l'aveva fermata? Ma i suoi uomini non avevano ricevuto istruzioni in merito: aveva dato per scontato che quella ragazzina se ne stesse buona nel forte mentre lui era fuori con alcuni soldati a far da scorta a un gruppo di coloni in viaggio verso la California. Aveva portato con sé anche i figli, cedendo alle loro insistenze. Avrebbe fatto meglio a lasciarli al forte a sorvegliare la sorella.

«Padre,» intervenne timidamente Robert «se mi date il permesso potrei andare al lago Washoe e vedere se la trovo. Oggi avevamo organizzato una gita e magari ha pensato di andarci da sola...» Si sentiva in colpa per aver tradito i programmi, preferendo seguire il genitore in qualcosa ritenuto più emozionante.

Il capitano lo guardò stupefatto: se suo figlio credeva che la ragazzina potesse allontanarsi tanto da sola, forse la situazione gli era sfuggita di mano. Avrebbe dovuto essere più severo con lei, invece di permetterle di andarsene in giro con i suoi fratelli. Non aveva mai indagato sul modo in cui si divertivano quei tre insieme, aveva temuto che non fossero svaghi adatti a una bambina e non aveva voluto rischiare di scoprirlo. Gli stava troppo a cuore la nuova spensieratezza di sua figlia contrapposta alla malinconia che aveva dimostrato all'inizio, ma forse aveva sbagliato a essere così permissivo e ora se ne rendeva improvvisamente conto.

«Lago Washoe?» riuscì solo a dire.

«Sì, ogni tanto ci siamo andati...» rispose Robert riluttante; dal tono di suo padre gli sembrava ora un luogo lontanissimo e proibito e deglutì a fatica.

«Non voglio sapere cosa facevate al lago, ma se pensi che possa essere là vacci e riportala indietro.»

Robert annuì e si allontanò. Jonathan lo guardò andar via scuotendo la testa. Quella ragazzina non faceva che creare problemi, sperava soltanto che suo padre non si mettesse a chiedere spiegazioni a lui: aveva la spiacevole sensazione che potesse trovare il modo di scaricargli addosso parte della colpa.

Robert tornò solo.

«Non l'hai trovata?» gli chiese sottovoce il fratello, avvicinandosi.

Il ragazzo scosse la testa, deluso. La sorella non era negli stessi posti dove erano soliti fermarsi; forse non era andata al lago quel giorno, ma dove poteva essere?

Il tempo passava e della ragazzina nessuna traccia, stava ormai tramontando il sole e lunghe ombre si disegnavano al suolo. I due fratelli spiavano il padre che con grandi passi misurava la piazza d'armi del forte, apparentemente impassibile.

«Non vorrei essere nei panni di Sabrina quando si deciderà a far ritorno» sussurrò Robert.

Jonathan lo guardò di sbieco, masticando una pagliuzza.

«No, davvero... ma voglio proprio vedere cosa farà nostro padre.»

«Mi sembra angosciato... e anche molto arrabbiato» rispose con cautela Robert.

«È il minimo, non ti pare? Cosa le è saltato in testa a quella?»

«Quella ha un nome, potresti anche usarlo ogni tanto! E poi io sono preoccupato: metti che si sia persa? Che sia caduta da cavallo? Magari è da qualche parte con una gamba rotta... forse dovremmo tornare fuori a cercarla ancora.»

«Aspetta...» lo zittì. Aveva notato un movimento sulla torretta di vedetta e poco dopo il padre si avviò verso il portone d'ingresso a grandi passi.

«Dev'essere lei» sussurrò, tirando il fratello per un braccio per andare a vedere cosa stava succedendo.

Dietro al portone c'era la ragazzina, teneva Ella per le redini e fissava il genitore senza dire nulla. Era incolume, quindi l'ipotesi dell'incidente non era sostenibile: era andata semplicemente in giro da sola e suo padre la stava incenerendo con lo sguardo.

Polvere alla polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora