17- Baci rubati

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Natale 1858.

Nel forte si respirava un'aria di festa insolita: tutti si stavano preparando a godersi qualche ora di divertimento che spezzasse il peso del lavoro e il cupo grigiore dei giorni invernali. La sera ci sarebbe stato il consueto ricevimento nella sala comune di Carson City e i soldati si erano giocati ai dadi i turni di sorveglianza per aggiudicarsi il permesso di partecipare. Il capitano guardava con paterna benevolenza l'entusiasmo sul volto dei suoi uomini, come fossero ragazzini in procinto di andare a una fiera di paese.

Anche Jonathan e Robert erano impegnati nei preparativi per l'occasione: avevano lavato e stirato con cura la loro divisa, fieri di poterla sfoggiare di fronte alle ragazze. Sabrina invece se ne stava silenziosa, davanti al fuoco del camino nella loro stanza, a pettinarsi i capelli ancora umidi. Se fosse dipeso da lei, avrebbe saltato volentieri quell'appuntamento.

Quel Natale la stava riempiendo di malinconia con il ricordo delle feste passate accanto a sua madre e sarebbe stato il primo in cui avrebbe avuto occasione di vestirsi come una piccola donna. Solo che ad aiutarla non ci sarebbe stata Marie, con la sua voce carezzevole e i suoi modi dolci, bensì i suoi fratelli o peggio suo padre. A pensarci le veniva voglia di piangere.

Neppure il regalo che aveva trovato quel mattino era bastato ad accendere il suo entusiasmo: il padre le aveva procurato non solo due vestiti da poter indossare tutti i giorni, ma le aveva donato inaspettatamente un abito da ballo rosa cenere. Era il suo primo abito da sera, proprio come l'aveva sognato quando era più piccola, ma ora l'odiava. Come odiava tutto l'abbigliamento femminile che aveva tanto agognato prima.

Il corsetto era una tortura. Non aveva altro modo per definirlo. La prima volta che il capitano l'aveva aiutata a chiuderlo si era sentita morire per la vergogna, poi, accorgendosi che lui rimaneva freddo e impassibile, aveva imparato ad accettare che un padre avesse il permesso di assistere una figlia nel vestirsi. Lo stesso aveva sperato di potersi arrangiare: il corsetto alla pigra prevedeva la possibilità di essere aperto sul davanti grazie a una serie infinita di gancetti, ma una volta stretto era quasi impossibile liberarli senza prima allentare i lacci. Rischiava di soffocare.

Quando trovava il coraggio, chiedeva a suo padre di lasciare i lacci più lenti per riuscire ad aprirlo e chiuderlo da sola usando i gancetti, ma troppo spesso lui ignorava la sua richiesta e stringeva fino a farle quasi male. Come se tentasse di punirla o ingabbiarla. E ci riusciva, perché con quel coso addosso faticava a muoversi liberamente come prima.

«La signora Barnet ha detto che è necessario» si difendeva lui. «Potresti avere problemi di schiena, gliel'ha consigliato un dottore. Mi ha riferito che voi donne avete necessità di essere sostenute per via di una debolezza congenita.»

A Sabrina tutto ciò sembrava ridicolo oltre che crudele.

Ora se ne stava lì a pettinarsi malinconicamente i capelli, sperando che una tormenta di neve la risparmiasse dalla prova che l'attendeva. Non voleva andare alla festa, presentarsi in città vestita di tutto punto a braccetto a suo padre e fare la figura della zoticona ben vestita.

Perché così si sentiva.

L'educazione materna in quel posto era d'impiccio e aveva fatto di tutto per imparare a comportarsi da vero maschiaccio, solo che ora non sapeva più fingere di essere una perfetta signorina. Vestita alla guisa di una bambola, temeva di essere ridicola. Il suo stesso modo di camminare era diventato sgraziato come quello di un ragazzotto dinoccolato, i suoi gesti grossolani e le sue risate sguaiate. Magari avrebbe incontrato di nuovo le figlie della signora Barnet, pronte a prenderla in giro e raccontare a tutti come si era comportata a casa loro.

Avrebbe preferito andare alla festa con i vecchi pantaloni di Jonathan, invece che strizzata in un corsetto. Almeno se ci fosse stato da azzuffarsi con qualcuno avrebbe potuto far vedere a tutti come aveva imparato a difendersi, anche se poi avrebbe dovuto affrontare suo padre.

Polvere alla polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora