Rolla, Missouri, 6 giugno 1862
Il rientro era stato tranquillo, il viaggio non aveva riservato brutte sorprese. Il padre li aveva salutati con una stretta di mano e una pacca sulle spalle, esortandoli a comportarsi in maniera degna. Avrebbe fatto sapere loro quando i tempi sarebbero stati maturi per un trasferimento, e non aveva aggiunto altro.
Robert aveva riferito al fratello il loro scambio e poi non avevano più parlato dell'argomento. Anche Jonathan era dell'idea che solo il tempo avrebbe potuto risanare quella ferita profonda.
La situazione a Springfield non era cambiata di molto, ma il capitano Garret li aveva avvertiti che presto si sarebbero mossi. E infatti il 25 maggio si erano messi in marcia per Houston e poi Rolla. Avevano appena saputo che avrebbero dovuto raggiungere il generale Curtis in Arkansas. Stava combattendo per proteggere i confini del Missouri e aveva richiesto rinforzi. Halleck, il generale in capo al dipartimento, aveva ordinato di mandare quante più forze possibili a sud ed era stato scelto il loro reggimento. Forse qualcosa si stava sbloccando anche per il Quinto Cavalleria adesso che il Dipartimento del Kansas era stato riformato o forse il generale Schonfield non sapeva di chi poteva privarsi ed era stato contento di liberarsi di loro. Chi poteva dirlo?
Almeno adesso potevano servire a qualcosa e non solo a requisire derrate alimentari. Curtis era intenzionato a muovere nell'Arkansas e forse avrebbero preso parte a qualche vera missione di nuovo.
Avevano appena finito di assistere all'esercitazione del mattino quando un soldato addetto al servizio postale li raggiunse con una busta.
I due si scambiarono un'occhiata e, presa la lettera, si ritirano nella loro tenda per vedere chi l'avesse mandata.
«È di Sabrina!» esclamò Robert notando la calligrafia e Jonathan si affrettò a strappare la busta.
Boston, 13 maggio 1862
«Boston? Che ci fa a Boston?» chiese Robert togliendogli di mano la lettera.
«E che ne so. Leggiamola, no?» rispose stizzito il fratello.
Cari Robert e Jonathan,
mi scuso per il lungo silenzio. Gli eventi mi hanno travolta a tal punto da non avere la forza di scrivervi nemmeno una riga. O forse la vergogna era troppa per metterla nero su bianco.
Ma è inutile continuare a nascondere la verità e ho troppo bisogno del conforto delle vostre parole per chiudermi nel silenzio, anche se forse non mi merito alcun conforto.
Quello che voglio dirvi è che nostro padre mi ha cacciata, mi ha ripudiata. Mi trema la mano mentre scrivo questa parola e mi rendo conto che la calligrafia tradisce i miei sentimenti, quindi non tenterò di nasconderli proprio a voi.
Non credevo sarebbe arrivato a tanto... Però, se anche l'avessi saputo, non penso che avrei rinunciato a seguirvi comunque. È stata una pazzia, ma non sono pronta a rinnegare le mie azioni per quanto mi renda conto che siano state sconvenienti. L'unico mio grande rimorso sono i problemi che vi ho procurato e il dolore recato a mio padre, che si è vergognato a tal punto di me da dovermi cacciare. Ecco, tutto questo male sono chiamata a ripagare con la mia punizione e l'affronto proprio perché sento di meritarmela tutta... Anche se nei miei sogni sono ancora con voi travestita da maschio e mi sveglio piangendo.
Adesso sono a Boston, da nostra madre. Ci credereste se non ve lo scrivessi? Io non avevo mai preso in considerazione questa possibilità, ma quando nostro padre mi ha cacciata non avevo altro posto dove andare e ho seguito il suo consiglio. Che poi non capisco perché mi abbia detto di venire qui... Per mettermi in salvo? Per punirmi maggiormente? Perché non mi vuole più vedere ma vuole sapere dove ritrovarmi, nel caso?
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Polvere alla polvere
Narrativa StoricaUtah 1854. Due fratelli decidono di lasciare la sicurezza della casa materna per seguire il padre, capitano dell'esercito. Giovani e scanzonati, alle prese con mille difficoltà per adattarsi alla vita militare mentre inseguono i loro sogni e cercano...