13- Avvertimenti

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Una pozza desolata in mezzo al deserto più che un luogo ameno, ma era pur sempre un posto dove trovare refrigerio con l'acqua e sotto qualche albero sparuto. Quello era il lago Washoe, meta agognata dai ragazzi Becker in quei giorni estivi per una piccola fuga dal lavoro estenuante del forte.

Se ne stavano sdraiati pigramente al sole sulla sua riva, tutti e tre. Non sempre andavano d'accordo, anzi: Sabrina e Jonathan sembravano tollerarsi a fatica, ma si dividevano l'affetto di Robert e lo strano triangolo in qualche modo aveva cominciato a funzionare.

Robert dava man forte al fratello quando c'era da divertirsi alle spalle della ragazzina, ma era pronto a difenderla se gli eventi prendevano una brutta piega. Era lui il centro gravitazionale di quel piccolo universo e Jonathan non ne era davvero soddisfatto: come figlio maggiore gli era sempre piaciuto essere considerato il più importante, ma non c'era altro modo per convivere che accettare un ruolo di secondo piano nel trio. La paura di perdere il suo ascendente sul fratello era troppo grande, non poteva permettersi che Sabrina tentasse di portarglielo via e così si trovava a tollerare suo malgrado quella nuova situazione.

Presto o tardi quella piccola peste se ne sarebbe andata e tutto sarebbe tornato come prima, amava ripetersi per tranquillizzarsi, ma il fatto era che continuava a essere mortalmente invidioso della sorellina. Invidioso perché suo padre le riservava attenzioni particolari e perché Robert non disprezzava la sua compagnia, coinvolgendola nei loro svaghi. Per questo non mancava occasione per rendere quei momenti il più possibile sgradevoli per lei e divertenti per loro: cercava di estirparla come un'erbaccia, senza reale successo. La piccola peste non demordeva e lo affrontava a muso duro ogni volta che le faceva un dispetto.

«Nostro padre vorrebbe che m'impegnassi di più nella matematica» esordì pensierosa la ragazzina. «Ma mi dà da risolvere dei problemi troppo difficili... non ne sono capace! Come faccio a convincerlo che non si tratta di pigrizia, ma che semplicemente quelle cose a scuola non le ho mai fatte?»

Jonathan sollevò un sopracciglio, interessato, mentre si metteva a sedere. Quindi la sorella aveva cominciato a "divertirsi" con le lezioni paterne; era ora: non poteva starsene a bighellonare tutto il giorno per il forte senza nulla di meglio da fare che rompere l'anima a lui e cercare la compagnia di Robert.

«Davvero... non so come comportarmi. Quando riconsegno il compito mi vergogno perché non ho scritto quasi nulla, ma non riesco a spiegargli il perché: mi guarda con tanto disprezzo da farmi sentire davvero stupida.»

«Direi che è tipico di nostro padre, non apprezza i mediocri» la canzonò Jonathan.

«Non sono mediocre!»

«Ma lui pensa di sì...»

«Dai, ragazzi, non litigate adesso...» intervenne Robert senza scomporsi. Rimaneva sdraiato sulla terra grigia con gli occhi benserrati a difendersi dal sole. «Johnny, ci siamo passati anche noi, lo sai bene... Penso di aver imparato di più sotto lo sguardo severo di mio padre che in anni di scuola trascorsi a ridere con i nostri amici, architettando scherzi a spese degli idioti.»

Sabrina lo fissava in attesa. Dunque? Cosa le consigliava? Ma Robert non sembrava voler aggiungere altro e Jonathan stava lì a guardarla con un sorriso sardonico che la innervosiva alquanto.

«Va bene, ho capito... grazie tante per il vostro prezioso aiuto» sbuffò.

«L'unico aiuto che ti posso dare è dirti che ti devi svegliare invece di piagnucolare. Dopo aver imparato quasi a memoria i testi di Mahan e Halleck* sulle dottrine militari, a furia di bacchettate, la tua matematica non mi commuove.»

«Mi spiace, Sabrina, ma Jonathan ha ragione: non ti resta che darti da fare. Penso che ci abbia fatto studiare così tanto che se andassimo domani a West Point, non avremmo bisogno di aprire un libro da quanto siamo preparati sull'argomento... almeno dal punto di vista teorico, visto che di vere battaglie qui nemmeno l'ombra.»

Polvere alla polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora