capitolo 2

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Ashton

Guardai l'uomo davanti a me con aria divertita mentre si dimenava sulla sedia su cui era stato legato.
Mi avvicinai con cautela e strappai di cattiveria il nastro sulla sua bocca, lo guardai in cagnesco e di conseguenza non urlò.

«da dove cominciamo, Jacob?» chiesi aggirando la sedia che si trovava in mezzo a un vialetto del quartiere più malfamato del Bronx, ridacchiai quando vidi il suo labbro tremare di terrore.

«quindi? vuoi dirmi chi è quello che ha ucciso mia madre oppure vuoi morire?» domandai dandogli due scelte, in ogni caso sarebbe morto anche se non per mano mia «morirò comunque» affermò con cattiverà e sembrò quasi leggermi nella mente, sbuffai e presi il pacchetto di Winfield rosso e bianco, ne afferrai una e la misi tra le labbra per poi accenderla con il mio accendino nero pece.

Liberai il fumo nell'aria e mi avvicinai nuovamente alla faccia dell'uomo.

«prenderò i membri della tua famiglia, e gli ucciderò uno dopo l'altro sotto il tuo sguardo» mi fermai qualche secondo e potei vedere il dolore nei suoi occhi «e sai che ne sono capace, quindi come la mettiamo?» chiesi sapendo di avere la vittoria in mano, ne potevo sentire il gusto.

«è una catena infinita di persone, Ashton, ti potrei dire chi mi ha dato l'ordine di dire a Liam di porre fine alla vita di tua mamma» si fermò e sospirò lievemente «ma lui diventerebbe come me, un'altro uomo a cui chiedere chi gli ha detto di dirmi quello che ho riferito a Liam» spiegò e sembrò essere confuso lui stesso dalle sue parole, ma io capii tutto e anche molto bene.

C'erano un marea di persone dietro al suo omicidio e si erano fatti il passa parola per non farsi trovare, inutili pezzi di merda.

«dimmelo e poi ci penso io.» tagliai corto e sputai la sigaretta orami finita sull'asfalto, afferrai la pistola dalla tasca dei miei pantaloni della tuta e gliela puntai alla testa.

«apri quella bocca e canta come un uccellino, oppure saranno i tuoi cari a farlo» mi avvicinai ancora fino a fare sfiorare la punta della pistola con la sua fronte «ma di dolore» conclusi senza pietà.

«Jason Felix» pronunciò quel nome con acidità e poi tornò a parlare «ora uccidimi, oppure lo farà lui» mormorò con voce bassa e sospirò cercando di non pensare al suo destino.

«è solo colpa tua, ti sei immischiato in questa merda e ora ne esci un questo modo» affermai e lo guardai per l'ultima volta negli occhi prima di premere il grilletto e spararli in fronte. Delle piccole gocce di sangue scesero sugli occhi e procedetti nel chiuderli.

Mi girai di scatto sentendo un piccolo urletto che venne subito soffocato, mi sentivo osservato ma non ci avevo dato peso. Forse avrei dovuto.
Vidi una ragazza nel vialetto di fronte al mio che guardava con interesse la scena davanti a lei, i capelli ricci le svolazzavano al vento e non riuscii a riconoscerla a causa della poca luce che illuminava la stradina. Mi avvicinai con cautela ma al primo passo verso di lei, essa cominciò a correre lungo tutto il viale; la seguii aumentando il passo e la persi dietro ad un angolo. Sorpassai anche quello e la vidi arrivare a quella che pensai fosse la sua auto, sorpassò il piccolo veicolo e si recò verso quello dietro.
Salì velocemente sull'Audi nera opaca parcheggiata e sfrecciò via davanti alla mia sagoma, dovevo capire chi era quella ragazza e farla fuori. Se avrebbe parlato ero fuori io.

Avevo notato solo dei tatuaggi, un teschio con in bocca una rosa sul retro del collo e una tarantola sul braccio sinistro. Portava un top nero in pizzo e dei pantaloncini di jeans, aveva anche delle scarpe da ginnastica bianche. Potevo appoggiarmi solo a quello, oltre alla sua auto. Non avevo fatto tempo a memorizzare la targa e neanche l'avevo letta.
Corsi verso la mia macchina che era proprio in quel parcheggio e ammirai qualche secondo la mia Corvette nera per poi entrarci all'interno, rapidamente la accessi e andai verso l'autostrada che aveva preso l'Audi nera. La avvistai non molto più avanti di me e accellerai arrivandoli dietro, sembrò notarlo quando la vidi aumentate la velocità a sua volta e superare varie macchine per distanziarmi. E ci riuscì per bene siccome la persi di vista per qualche secondo, la vidi prendere l'uscita che portava a Bronx River e la seguii a mia volta prendendo quell'uscita. Abitava per di lì e anche io, era una buona coincidenza.

Ignis facit bonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora