CharleneLe mie idee erano chiare, come il mio cammino sicuro verso quell'uomo.
Mi aveva detto che aveva ucciso una persona e che lui doveva vendicarsi, avevo accettato quella stupida e pazza proposta perché mi sentivo di riuscire a farlo. O forse perché mi aveva provocato, scommettendo sul mio fallimento. Illuso.
Guardai l'uomo in questione e pensai che non mi era andata così male alla fine.Era dietro al bancone mentre sfornava cocktail e drink di vari colori, dai più alcolici ai meno. Delle ciocche rosse gli ricadevano sulla fronte e se le spostò con la mano tatuata, punto debole.
Fissai i suoi anelli e ne notai uno con un teschio, ammirevole. Passai lo sguardo sulle sue braccia scoperte dalla camicia bianca tirata su con dei risvolti e mi concentrai sulle vene sporgenti presenti su esso. Sorrisi e mi avvicinai a lui con normalità, posai la mia borsetta nera con dei brillanti sullo strato di marmo del bancone e alzai il viso verso il suo, gli sorrisi per poi squadrare il suo corpo con lentezza.«cosa desidera?» domandò con un sorrisino che mi piacque fin da subito, non avevo fatto ancora niente e già aveva abboccato, era proprio vero che ero il suo tipo.
«la tua attenzione» replicai sporgendomi leggermente verso di lui, gli sorrisi maliziosamente e lui accolse la provocazione, ricambiando «c'è l'hai già» affermò passando lo sguardo sul mio corpo.Posai lo sguardo sugli attrezzi davanti a lui e sul ghiaccio, contenuto dentro ad una grossa tazza. Mi sporsi verso essa e presi un cubetto di acqua ghiacciata, la avvicinai alla bocca e ci passai la lingua sopra.
«quando puoi uscire di qui?» domandai con desiderio mentre lui deglutiva fissando le mie labbra, dirottò lo sguardo sui miei occhi e si avvicinò al mio viso «anche ora» affermò con un ghigno che ricambiai subito, meno di dieci minuti.I ragazzi di questo posto sembravano così poco devoti al loro lavoro, questo ne era la prova.
Mi alzai immediatamente e lo seguii tramite la lastra di marmo che ci separava, arrivai e lo vidi aggirare la fine del bancone per arrivarmi affianco. Mi prese il polso e con rapidità attaccò le sue labbra alle mie, creando un bacio rude e bisognoso. Cominciammo ad indietreggiare verso le porte d'uscita e capii essere fuori appena un brezza fredda mi invase le gambe nude, a causa del vestito corto.
Lo spintonai sul muro del locale e attaccai nuovamente le nostre labbra, posò le mani suoi miei fianchi e gli strinse leggermente.
Stavamo avanzando verso la via laterale del quartiere e di sera non era per niente frequentata, una volta fatto quello che Ashton doveva fare saremmo andati via.
Quando svoltammo l'angolo sorrisi sulle sua labbra e mi staccai, il suo viso parve confuso ma appena notò il moro tatuato dietro di me sbiancò completamente.Indietreggiai di qualche passo facendo spazio ad Ashton, che si mise subito di fronte a lui.
«sei minuti moro, segnatelo» affermai con un leggero tono di vanto e posai la mano sulla sua spalla, guardai il rosso e per poco non mi dispiacque per quel suo bel faccino «prendi le chiavi e torna fra un po'» parlò Ashton e suonò più come un ordine, aggrottai la fronte e ridacchiai facendo un passo per raggiungere il rosso, mi ci misi accanto e lo guardai in faccia.«pensi davvero che faccia quello che hai detto?» chiesi retoricamente e lui mi fulminò con lo sguardo, mi girai verso il rosso che mi stava guardando arcignamente «puttana..» affermò girando la testa verso di me, vidi il moro inclinare la testa e senza perdere tempo lo spostai, posizionandomi davanti al rosso.
«le labbra di questa puttana, sono quelle che probabilmente ti saresti baciato fino a domani mattina» mormorai con una risatina amara per poi buttare il ginocchio contro le sue parti intime, si piegò ed io feci un passo indietro per lasciargli lo spazio di contorcersi.
«fai quello che devi, sono stanca» affermai verso il moro che senza perdere tempo lo prese dal collo e fece alzare la sua testa verso di lui, lo sbatté al muro e si avvicinò rabbioso.
«ora dimmi chi ti ha detto di parlare con Jacob, altrimenti sai cosa succede Jason» disse con tono fermo e strinse la presa sulla sua maglia bianca, mi persi nell'ammirare le sue mani tatuate e soprattutto le vene su di esse.
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Ignis facit bona
ChickLit«Ignis facit bona - il fuoco fa bene» * «Mi hai fottutamente ignorata!» gli urlai contro fissandolo nelle iridi ormai senza energie, vuote da ogni emozione. «E sai cosa?» domandai. «Sono stata fottutamente stupida a fidarmi di te, anche solo per un...