Capitolo 31.

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Charlene

Mi strinsi le braccia attorno al corpo percependo un certo freddo, alla fine era mattina presto ed io avevo un pigiama poco coprente con solo una vestaglia nera, che quasi non esisteva dato il suo materiale leggero.

I pantaloncini neri col pizzo,la canottiera anch'essa nera non trasmettevano tanto calore, perciò chiusi la vestaglia con le mani e ci soffiai all'interno sentendo il poco calore espandersi sulla mia pelle.

Sembravo una pazza, una di quelle persone che non sente il freddo e anche nonostante sette gradi sotto zero esce con la maglia a maniche corte, dicendo di avere caldo.

Camminai spedita verso il bar vicino al mio Hotel e spinsi la porta in legno con dei piccoli quadrati di vetro, entrai e l'aria calda e casereccia mi investì completamente.

«Buongiorno!» mi salutò un uomo da dietro al bancone, sorrideva e mi guardava privo di malizia, come se fossi sua nipote.

Sorrisi di rimando e mi avvicinai. «Buongiorno anche a lei.» dissi appoggiandomi alla placca argentata del bancone, guardai l'uomo davanti a me e lo vidi lavare delle stoviglie.

«Cosa desidera, signorina?» domandò con un sorriso dolce sul volto, ci pensai e mi guardai attorno. Poco più a destra sul materiale argentato sostava un piccolo recipiente per le brioche.

Le guardai una ad una e poi tornai sull'uomo. «Vorrei un succo alla pesca e un croissant alla marmellata.» annunciai sorridente guardandolo abbassarsi e aprire un piccolo sportello in metallo, tornò in piedi e mi porse il succo.

«Ecco a lei, si accomodi pure gliela porto io la brioche» affermò lasciandomi un ultimo sorriso prima di dirigersi verso un altro cliente, spostai lo sguardo su esso e rimasi senza saliva.

Il fratello di Ashton mi stava guardando dall'altra parte del bancone, interessato al mio vestiario mi stava studiando e io mi sbrigai a prendere posto in uno dei tavolini presenti.

Mi sedetti e spostai il cellulare dalla tasca dei miei pantaloncini al tavolo, accavallai la gamba sinistra su quella destra e stappai il succo.

Ripensai alla litigata e sbuffai svogliatamente. Mi aveva inviato dei massaggi e aveva chiamato due volte, avrebbe potuto continuare così per tutta la giornata, finché non mi sarei sentita meglio non sarei tornata.

Avevo bisogno di svagarmi e di non pensare a niente.
Afferrai il cellulare e ignorai l'ennesima chiamata, andando subito sui messaggi.

Charlene dove cazzo sei?
Sei uscita dall'Hotel?
Non puoi stare da sola nemmeno a Detroit, è pericoloso cazzo

Lasciai il visualizzato e feci sbattere il telefono sul legno del tavolo, puntai gli occhi sul succo e appena posai le dita su esso notai una sagoma entrare nel mio campo visivo.

Alzai il viso e sospirai. «Mi sono offerto di portartelo io, se non ti dispiace.» affermò il ragazzo dai capelli scuri e rasati, nonché il fratello di quello che doveva essere il mio ragazzo.

Non sapevo se lo sarebbe stato ancora per molto..

«Certo..ti ringrazio.» sorrisi per cortesia e afferrai il piattino su cui era posata la brioche appena me lo porse. «Posso sedermi con te o ti disturbo?» domandò.

Lo guardai da cima a fondo prima di annuire, spostai la sedia alla mia destra con le scarpe e gli feci segno con il capo. «Tu cosa fai qui?» gli chiesi sapendo che sicuramente mi aveva riconosciuta.

«Potrei porti la stessa domanda..», sussurrò guardandomi negli occhi, «io faccio solamente colazione.» aggiunse rispondendo al mio quesito.

Annuii semplicemente e portai il vetro verde alle labbra, assaporando il mio succo. «Data la tua faccia, dev'essere buono» rise leggermente.

Ignis facit bonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora