Capitolo 32

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Charlene

Era ormai sera, i raggi del sole si facevano sempre meno visibili e la luce stava attraversando l'orizzonte, sparendone al di sotto.
L'aria era fredda ma ero ostinata a rimanere fuori ancora per un po', avevo riflettuto molto girandomi quasi tutte le vetrine presenti. Non ero sicura di voler tornare ma sicuramente non potevo dormire fuori, soprattutto perché alla fine avevo promesso ad Ashton di aiutarlo con suo padre, nonostante tutto.

Glielo avevo detto, anche se ci fossimo lasciati, io lo avrei aiutato.
Ci eravamo lasciati?
Non lo sapevo.

La sua frase girava nella mia testa, non che fosse una cosa a me sconosciuta, ma era stata così rude che non me la sarei tolta velocemente dalla mente. Io lo avevo avvisato.

Ero una persona difficile con cui stare ed era stato lui a dirmi per primo di provarci, io lo avevo solo assecondato. Ma avevo evidentemente sbagliato nuovamente.

Ero ferita? No.
Sapevo che sarebbe finita così? Si.
Mi aspettavo di tutto da una relazione, soprattutto un tradimento e avendolo già avuto non mi sarei sentita male.
Sapevo quanto valevo.

Guardai il mio riflesso nell'ultima vetrina della fila che avevo appena perlustrato per bene, i miei capelli ricci svolazzavano dietro la schiena in modo scomposto e libero.

Spostai gli occhi sulla strada davanti a me e il buio cominciava a calare sulla città, le luci dei lampioni erano fredde e conferivano all'occhio umano una maggiore visibilità. L'asfalto era umido a causa della temperatura non troppo alta e i fari delle auto che continuavano a fare avanti e indietro erano accecanti.

Ripensai a me ed Ashton.
La verità era che avevo tessuto una storia che non poteva funzionare, aveva buchi ovunque e alla fine, la maglia che mi ostinavo a continuare a cucire si era rivelata inutile.

Una domanda che mi tartassava la mente era; lui ci teneva a me?
Gli piacevo solo, o ero di più?
Non avrei mai scoperto la risposta probabilmente, ma sapevo che per lui la viola che mi aveva regalato valeva molto.

La conservavo ancora dentro al comodino di camera mia, era stato un momento importante per lui e io ne avevo fatto un tesoro. Preferivo quei piccoli gesti a dei regali costosi e brillanti.

La vibrazione insistente del mio telefono mi risvegliò dai pensieri, lo acchiappai velocemente e strizzai gli occhi dalla stanchezza. Lèssi il suo nome chiaro e tondo.

Decisi di risponderli dopo tutte le chiamate che aveva fatto invano, talmente tante che mi aveva obbligato a mettere il silenzioso. «Pronto..».

Sentii un respiro profondo e poi la sua voce, che sembrava distrutta, si fece percepire in maniera del tutto chiara.

«Charlene, dimmi dove sei..»il suo tono basso dichiarava di aver avuto a che fare tutta la giornata con una ragazza, da cui non aveva ricevuto la minima attenzione.

Deglutii e mi guardai attorno, rendendomi conto solo in quel momento che mi ero allontanata davvero molto dall'Hotel. «Non so bene dove io sia, ma fra poco torno in stanza.» dissi rimanendo impassibile, cercai di non far sentire il mio stato d'animo tramite la voce e forse ci riuscii.

«Torna adesso, si sta facendo tardi.» replicò rapido. «Ti prego, fallo.» aggiunse a fatica, era una vera e propria supplica.

Annuii incurante che non potesse vedermi ma fui sicura che avesse percepito la mia approvazione dal respiro sollevato che fece poco dopo.

«Sto tornando, a dopo..» lasciai in sospeso la frase, cancellando la parola dolce che volevo aggiungere prima di ricordarmi dei fatti accaduti.

«Ciao.» conclusi chiudendo la chiamata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 23, 2023 ⏰

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