Capitolo 3

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[se vedete errori di ogni tipo ditemelo, perché l'ho riletto velocemente (devo uscire) e potrei aver lasciato indietro alcuni cose scorrette:)]








Charlene

La voce roca di mio padre risvegliò i miei istinti omicidi verso di lui, dopo la conversazione al telefono fatta a scuola qualche giorno fa, avevo perso la pazienza con lui.

«vado al funerale di Nive, Melany» disse dandole un bacio sulle labbra e lei annuì posandogli una mano sulla spalla, si voltò verso di me che sedevo sul divano affianco ad Ivan.

«vergognati Charlene, non sono per niente fiero di te» affermò con voce pacata e mi voltai subito verso di lui, avevo sentinto bene? a vedere la sua faccia pensai proprio di sì.

Mi alzai di botto spaventando Ivan che giaceva appoggiato alla mia spalla e mi avvicinai a lui rapidamente.

«sai che ti dico?» chiesi con acidità dopo la sua affermazione da bastardo «vattene e torna più tardi possibile» aggiunsi sorridendo amaramente e subito dopo mi voltai diretta verso il piano superiore, arrivai al primo scalino e mi voltai nuovamente verso di lui.

«ultima cosa» affermai girandomi completamente «vergognati te di non saper fare neanche il padre» sbattei in faccia la cruda verità e sembrò per un attimo ferito poi tornò la sua espressione fredda «ci si vede» lo salutai in modo gelido e salii le scale rapidamente, lasciando indietro quello stupito confronto deciso da lui.

Volevo piangere, urlare disperatamente e liberarmi ma l'unica cosa che feci davvero era stata dare un pugno alla porta, facendomi anche male. Sentii dei passi veloci arrivare verso la mia stanza e Ivan si rivelò superando la porta socchiusa, mi sorrise dolce e si sedette accanto a me sul letto bianco.

«vieni qui» mormorò prima di spingermi contro l'incavo del suo collo, mi ci appoggiai e mi beai del contatto caloroso e tenero.

Mi allontanò leggermente per visualizzare il mio viso.

«sta sera c'è una festa a casa di Tayler» affermò con un sorriso sul volto, alzai un sopracciglio e un ghigno si formò sulla mia bocca facendolo ridacchiare.

«sempre la solita.» mormorò a bassa voce sperando di non farsi sentire, gli tirai uno schiafetto sul bicipite allenato e fece una finta smorfia di dolore, poi si buttò all'indietro facendo una scena di dolore palesemente falsa.

Risi di gusto e potei vedere le sue iridi splendere, riusciva sempre a tirarmi su il morale da quando avevo messo piede nella sua casa.
Invece di odiarmi mi aveva accolto, mi aveva fatto ridere, mi aveva fatto sorridere e anche incazzare. Mi aveva capito e io gliene fui grata, percepiva quando stavo per esplodere e quando mi trattenevo dal ridere, quando sapeva di non dover esagerare e quando non doveva parlarmi per la mia luna storta.

Mi appoggiai al suo petto e lo guardai sorridendo sinceramente. «chi è Tayler?» chiesi alzando un sopracciglio e lui cominciò a ridere di gusto beccandosi delle occhiate scortesi da parte mia.

«è il biondo a cui hai fatto il culo, Charlene» disse tra una risata e l'altra, spalancai la bocca e ci misi una mano davanti «merda..» imprecai sotto voce e presi a ridere assieme a lui, qualcuno bussò alla porta facendoci sussultare entrambi.

«Ivan, ci sono i tuoi amici sotto» affermò la donna bionda e il diretto interessato sbuffò leggermente «va bene, grazie mamma. Tra poco scendo» affermò facendole intuire di andarsene, la donna sorrise e mi lanciò un bacio volante; lo presi e gliene mandai uno anche io.

Nell'ultimo periodo il mio rapporto con lei era migliorato molto, ne ero felice siccome abitavo a casa sua.

«sicuro che possa venire?» chiesi nuovamente mentre la sua espressione si mutò in confusa.

Ignis facit bonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora