Capitolo 22

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Charlene

Appena misi nuovamente piede in quella casa, una scena già vista mi si presentò davanti agli occhi. Deja-vu.
Come non aspettarselo, voleva solo mettermi in ridicolo di nuovo, eppure quella volta avevo trovato la giusta cosa da dire, come se gli sguardi su di me non mi importassero. Era così davvero.

Jessica sorrise staccandosi dalle labbra del biondo. «Non ti sembra di averlo già vissuto, Charlene?» domandò con sguardo derisorio facendomi andare in bestia, avrei potuto sbatterli la faccia al muro ma avevo deciso di agire con le parole, rimanendo calma.

Sorrisi avvicinandomi a loro. «Jessica, ti racconto io cosa ho vissuto nell'ascensore a Miami..» mormorai lanciando uno sguardo divertito al suo amato. «State assieme, no?».

«Si» assicurò la bionda.

Annuii prontamente. «Quindi?» mossi il viso verso Mason, dando spettacolo a chiunque stesse guardando. «Glielo devo dire io?» mostrai una finta espressione dispiaciuta «Oppure le fai sapere tu, cosa mi hai detto quel giorno?» avanzai verso di lui.

«Devo dire come mi hai messo al muro?» domandai. «Devo spiegare la tua voce quando mi hai detto che ero diventata troppo attraente?» alzai un sopracciglio mentre una risata divertita mi uscì dalla bocca.

Lo sguardo rotto di Jessica si fermò su di lui. «Devo dirle quanto volessi baciarmi?» affermai avanzando di ancora un passo, facendo sfiorare i nostri corpi «Oppure devo dirle come ammiravi le mie labbra, intento ad assaporarle?» sorrisi allegramente, tornando al fianco di Ashton, che era stato zitto godendosi quella scena divertito.

Sentii uno schiocco cadere sulla guancia del biondo. «Mi fai schifo!» esclamò indignata prima di voltarsi verso di me. «Ti è piaciuta questa scena?» mi guardò con disgusto il corpo prima di abbassare lo sguardo sui miei tacchi.

«Da morire» sorrisi.

Sentii la mano di Ashton arrivare alla mia schiena. «Direi che questa volta sia stato più divertente per me, ci vediamo Jessica» sorrisi con fierezza per averla umiliata, come lei aveva fatto con me. Se lo meritava e non aspettavo altro.

Superai i presenti assieme al moro al mio fianco, per poi uscire da quella casa. Dopo la lunga parlata sulla spiaggia avevo deciso di potermi fidare di lui, era un grande passo. Ma ormai avevo detto quasi tutto, perciò ero obbligata a riporre un po' di fiducia in lui.

Mi sorrise prima di entrare in macchina, la aggirai prendendo il posto del passeggero affianco a lui. Un viaggio di ritorno pesante e lungo, ecco cosa sarebbe stato.

Ripensai alla giornata. «Sei stata stronza.» affermò con un ghigno sulle labbra, si girò verso di me e mi squadrò. «Una bellissima e provocante stronza» rimodellò la frase avvicinandosi a me con il viso, rimasi in apnea. La sua vicinanza era un'arma quasi letale.

Mi guardò le labbra prima di mordersi le sue, mi passai in maniera seducente la lingua su esse attirando tutta la sua attenzione. Lo vidi trascinare la mano sul collo cercando di pensare ad altro, ma il contatto che avevo appena creato gli aveva fatto perdere l'intero controllo.

I miei polpastrelli vagavano con delicatezza ai lati del suo collo, schiuse le labbra intento a dire qualcosa ma stette zitto beandosi delle mie mani su di lui. Lo sentivo il suo respiro farsi sempre più pensate, i suoi occhi si chiudevano, la sua testa minacciava di capovolgersi all'indietro eppure si tratteneva.

Mi afferrò rudemente la coscia facendo pressione con le dita, balzai al contatto improvviso e vidi i suoi occhi incendiarsi. La coscia che aveva agguantato era la sinistra, quella lasciata scoperta dal vestito nero che indossavo, le due pozze verdi scuro sgorgavano desiderio da ogni lato. Mi voleva.

Ignis facit bonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora