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La moto si fermò nel garage e per la prima volta riuscii a togliermi il casco da sola, nonostante le mani tremolanti.
Salimmo a casa nel silenzio più totale.
Aveva riposto la moto in garage e l'aveva coperta con un telo, probabilmente sarebbe stata la sua ultima corso fino all'arrivo della bella stagione, per fortuna visto che ero morta di freddo durante il tragitto.
Non che avessi intenzione di risalire sulla sua moto, sia chiaro.

La porta di casa si chiuse forte alle mie spalle e sobbalzai per la paura.
Sembrava incazzato, tanto per cambiare.

Mi tolsi il giubbotto e le scarpe e andai al piano di sopra dove sentii delle imprecazioni provenire dalla porta del bagno che era socchiusa, o semiaperta, punti di vista.

Davon era sul lavandino che si sciacquava le mani dal sangue e sobbalzai quando mi accorsi delle condizioni della sua faccia.
Sul momento non mi era sembrato ma anche Jason era riuscito a tirargli un bel pugno. Aveva tutto il labbro tumefatto e spaccato ed era leggermente incrostato di sangue rappreso.

"Aspetta ti aiuto io" dissi prendendo il disinfettante dal cassetto e rovesciandoglielo sulle mani.
Era il minimo che potessi fare, alla fine era colpa mia questa situazione.
Doveva bruciargli parecchio visto lo sbuffo che fece non appena il liquido entrò in contatto con la sua pelle.
"Scusa" sussurrai. 
Il sangue si era fermato, le mani erano prese meno peggio di quello che sembravano.
Erano escoriate ma le lesioni per fortuna non erano profonde.
Presi delle garze sterili e gliele avvolsi attorno alle ferite, non erano gravi ma andavano comunque curate un minimo e dopo averlo convinto con estrema fatica a lasciarsi curare lo fasciai.

"Un tempo ero io che ti fasciavo la mano" disse dando le spalle al lavandino mentre io prendevo un asciugamano per pulirgli il labbro che era spaccato in un paio di punti ed iniziava ad essere parecchio gonfio. Doveva fargli male.

"Si beh, è il minimo che io possa fare dopo quello che hai fatto per me, non avresti dovuto, sarebbe potuta finire molto peggio."  Dissi mentre gli passavo il panno umido sulla bocca.

In quel preciso istante i nostri occhi si incrociarono e il tempo sembrava essersi fermato.
Potevo sentire il cuore uscirmi dal petto per la velocità con la quale stava battendo, il mio polso era stato bloccato poco distante dalla sua bocca dalle sua mano, l'aria era così carica di tensione che sembrava fosse esplosa una centrale elettrica, come un filmine che illumina la notte, un momento c'era il buio, quello dopo mi spinse a contro il vetro della doccia con un bacio che io ricambiai.

Lasciai cadere l'asciugamano in terra nell'esatto momento in cui le sue mani si insinuarono nei miei capelli facendomi piegare il collo sotto il suo tocco.
Da come spingeva il suo corpo contro il mio non impiegai molto a capire come sarebbero finite le cose.
Assaporavo le sue labbra con voracità e lui faceva la stessa cosa con ogni centimetro del mio collo.
"Attenta al labbro" fece lui con una voce profonda ed estremamente sexy prima di riprendere il bacio.
Questa volta non eravamo ubriachi, adesso avevamo solo voglia l'uno dell'alta.

Capivo da con quanta forza spingeva il suo corpo contro il mio che mi desiderava e io desideravo lui, mi lasciai guidare dal suo corpo e dalle sue braccia, sbattendo prima sulla porta del bagno, poi sulla porta di camera sua, che aprì con un braccio,  fino a ritrovarmi a cavalcioni su di lui sopra il suo letto.
Non avevamo mai smesso di baciarci, morderci e assaporarti in ogni centimetro tra labbra e collo, il suo sapore era la miglior droga del mondo.
Ero seduta a cavalcioni su di lui mentre con le mani iniziava a tirare su il mio vestito.
Le sue dita lasciavano scie incandescenti lungo le mie cosce facendomi rabbrividire ad ogni suo tocco ed ansimai quando arrivo all'altezza del mio ventre.

"Honey... sei sicura?" Chiese lui staccandosi per un istante dalle mie labbra per poi tornare ad assaporarmi.

Io non risposi, ne ero sicura? Era una pessima decisione, io avevo un ragazzo e Davon beh... era Davon, ma lo desideravo, e a sentire la prepotenza con la quale la sua erezione premeva contro di me, volevamo la stessa cosa, e in risposta alla sua domanda mi limitai a tirarmi via il vestito,noncurante delle mie cicatrici, e in quel momento nel suo sguardo vedevo solo desiderio.
Iniziai a muovere il bacino avanti e indietro  per far scontrare le nostre intimità, le sue mani mi tenevano stretta a lui e si alternavano salendo a giocare tra i miei capelli. La sua bocca si staccava solo per spostarsi sui miei seni che leccava e strizzava con le mani da sopra il reggiseno.
Le sue dita percorrevano ogni centimetro del mio corpo e lasciavano dei tocchi incandescenti che si trasformavano in brividi lungo la mia schiena costringendomi ad inarcarla facendomi tirare la testa indietro, dandogli più spazio per assaggiare il mio petto.

HoneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora