56

10.9K 376 80
                                    



"Col cazzo che vai in quella casa da sola! Non esiste proprio. Ti sei fottuta il cervello?"  Mi urlò contro Ilan dopo averlo avvertito che sarei andata dove abitavo prima, da Jason a prendere tutte le cose che avevo lasciato lì.
Per fortuna questa mattina mi ero svegliata presto, visto che Ilan nonostante avesse passato la notte da Matt era rientrato e lo avevo incrociato in cucina, se fossi rimasta a letto e fosse salito al piano di sopra si sarebbe insospettito trovando la mia camera vuota, e così avevo approfittato del tempo per raccontargli la mia brillante idea.

"Smettila di urlarmi contro! Ho tutte le mie cose lì e io andrò a prendermele" gridai con quanta più voce avevo in corpo.

"Smettila di urlare tu! Hope, te non entri in casa di quel malato di mente! E io non posso accompagnarti. Devo partire per alcuni giorni. Quindi come hai aspettato mesi, aspetterai un paio di giorni e ci andiamo insieme."continuò urlando.

Urlare evidentemente era un dono di famiglia. Ma era esagerato. Cazzo erano le mie cose, era un mio diritto andare a prenderle, e non avevo bisogno di nessuno, glielo avevo solo detto per amore della conversazione, non per avere il suo permesso.

"Sono le otto del mattino si può sapere per quale motivo state gridando come galline?" Una figura assonnata era sulla cima delle scale e ci stava fissando, Davon.
Mi ero svegliata presto al suo fianco  e cazzo, ero un po'  indolenzita per la notte di fuoco che avevamo passato.
"Questa cretina vuole andare da sola dal suo ex a prendere le sue cose" rispose Ilan.

Partiamo dal presupposto che non ero una completa cretina. Mi ero informata e avevo scoperto i suoi turni, quindi sarei andata a casa quando lui non ci sarebbe stato visto che avevo le chiavi, e poi insomma, non mi sembrava un idea geniale parlare con Davon di queste cose, insomma, io e lui non eravamo nulla ancora, o per lo meno nulla di definito e nominare il mio ex che aveva preso a pugni non mi sembrava la mossa migliore.

"L'accompagno io, basta che tu e tua sorella la smettiate di urlare" ringhiò prima di tornare in camera sua e chiudersi la porta alle spalle.
Ilan sembrò rilassarsi alle parole di Davon che tanto per cambiare aveva i coglioni girati. Non avevo bisogno del baby sitter, soprattuto di uno così scorbutico, così non appena Ilan prese il taxi per l'aeroporto io feci la più grande cazzata di tutte.

Ovvio, avrei potuto aspettare Davon come ci eravamo detti ma, in mia difesa si era chiuso in camera sua e fino a prova contrario io non ero nessuno per andare a disturbarlo, quindi non avendo tempo da perdere salii in camera, mi cambiai, affarai il primo borsone che trovai e uscii di casa, da sola, fregandomene di quello che ci eravamo detti poco fa.
Insomma, Ilan doveva capire che non ero una bambina e non avevo bisogno di protezione, potevo sbrigarmela da sola, e glielo avrei dimostrato.
Per quanto riguarda Davon, probabilmente aveva ancora bisogno di riprendersi dalla nottata di fuoco passata, o tanto per cambiare aveva i pensieri confusi. Cazzi suoi. Mi sarei arrangiata.

Era stato tutto organizzato alla perfezione, Sharon con una scusa banale aveva chiamato il posto di lavoro di Jason ed era riuscita a farsi a dire gli orari, e nel dubbio aveva fatto la stessa cosa per Daisy.
Oggi avrei avuto via libera, avrei preso le mie cose e poi come un fantasma me ne sarei andata, semplice no?

Presi la metro e cercai un posto dove sedermi, ci avrei messo mezz'ora e non avevo intenzione di farmi il viaggio in piedi, anche perché, seppure fossi tranquilla, nella mia testa rivivevo i ricordi dell'ultimo viaggio che avevo fatto in questa linea, massacrata di botte, e a questi pensieri le mie gambe presero a tremare.
Ok dovevo pensare ad altro, decisamente. Se avessi iniziato così avrei avuto un attacco di panico ancora prima di arrivare, dovevo essere forte. Ero forte.
E a svegliarmi dai miei pensieri ci pensò la vibrazione del mio telefono.

Davon.
No, avevo abbastanza casini senza che lui mi sbraitasse contro.
Non mi serviva un fottuto babysitter.
Insomma, e che cazzo. Ieri mi aveva detto parole che nessuno mi aveva mai detto, insomma, come facevo a rimanere indifferente?
Tua sorella. Ecco cosa aveva detto davanti a Ilan. Certo, non mi aspettavo nulla di che, ma avevo un nome, poteva usarlo.
Mi aveva trascinato via da un appuntamento, baciandomi davanti a tutti, scopandomi in un vialetto e detto frasi che lasciavano chiaramente intuire che tra noi non ci fosse più nulla di simile ad un amicizia, e poi dopo tutto si riferiva a me con sua sorella.
Ma vaffanculo va.
Alla terza chiamata di Davon che rifusai decisi di spegnere il cellulare, anche perché ormai ero arrivata.

HoneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora