𝙉𝙚𝙨𝙨𝙪𝙣𝙤 𝙥𝙤𝙩𝙚𝙫𝙖 𝙚𝙫𝙞𝙩𝙖𝙧𝙡𝙤

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Entrammo nel locale insieme, ma ci dividemmo quando lei andò a ballare con Vanessa ed io andai al tavolo con i miei amici.

Ero molto pensieroso, non volevo nemmeno bere quella sera, mi sedetti sul divanetto e cominciai a pensare a tutto ciò che era successo in quell'anno.

Mi ero fidanzato seriamente per la prima volta, e con la ragazza che avevo sempre voluto, avevo pubblicato il mio primo album con il mio migliore amico, ed era andato bene, ma purtroppo successero anche molte brutte cose. Paolo era ritornato a rompere i coglioni come al suo solito, avevo pure provato ad uscire dal giro, ma non c'ero riuscito. Lui mi voleva dentro, ed io non potevo evitarlo.

Volevo uscirne per poter stare definitivamente con lei, ma lui non me lo permetteva, e avrei fatto di tutto per farlo accadere.

"Oh, mo non puoi sta così eh! È la tua serata, voglio vederti festeggiare!" Peppe venne vicino a me, scuotendomi.

"Non mi va Pe, mo voglio sta un attimo tranquillo, fra un po' mi bevo qualcosa e poi torno a casa" sbuffai.

"Luca, non puoi morire appresso a quella ragazza, e poi dici sempre che vi amate ma non fate nulla per stare bene" mormorò.

Conosceva perfettamente la mia situazione con Poalo e Gaia, eppure non lo capiva, non ci capiva. Non riuscivo a credere che avesse detto una cosa del genere, sapeva che non era una bella situazione e lui l'appesantiva anche.

"Peppe, levati dal cazzo" sbraitai.

Lui mi guardò male e se ne andò, lasciandomi da solo a riflettere sulle sue parole.

Era vero, ci amavamo, ma stare bene insieme, in quel momento, non era assolutamente fattibile. Paolo mi minacciava, ed io non riuscivo risolvere quella situazione da solo.

Non avevo nessuno che mi aiutasse a risolverla, perciò ero morto ormai.

"Dov'è Gaia?" vidi Vanessa venire verso di me, e si sedette accanto a me.

"Non stava ballando con te in pista?" le chiesi, già preoccupato.

"Sì, fino a poco fa. È andata in bagno ma non è più tornata" continuò lei.

La cercai in giro per il locale, anche nel bagno, ma di lei non c'era traccia. Non avevo idea di dove fosse finita, ed avevo paura che Paolo l'avesse incontrata.

GAIA'S POV

Mi allontanai da Vanessa, con la scusa di dover andare in bagno, ma in realtà mi ritrovai nel retro della discoteca con Paolo a fumare.

Quella sera avevo un piano ben preciso, che avrebbe salvato Luca, ma incasinato me. Era l'unico modo per permettergli di lasciarlo perdere, ed io ero talmente innamorata che avrei rischiato la morte per lui, e non me ne sarei sicuramente pentita.

"Bambina, come stai?" domandò l'uomo.

"Non permetterti di chiamarmi bambina, non lo sono per niente" sbraitai.

"Gaia, non metterti a dispetto perché non finirà bene" mormorò avvicinandosi a me.

Presi un respiro profondo, per poi guardarlo negli occhi e dire: "Io e Luca stavamo talmente bene senza di te, o almeno fino a quando non ho saputo della tua esistenza. Sono stata io a dirgli di chiudere il giro con te, e alla fine si è creato tutto questo casino. Ma sei stato tu a mandargli una puttana a casa per scopare, sei stato tu ad obbligarlo a lasciarmi e tornare da te, la nostra rovina sei tu e sarai sempre tu, fino al giorno della tua morte, cioè oggi".

Infilai velocemente la mano nei suoi pantaloni, prendendo la sua pistola. Gliela puntai allo stomaco, e sparai il primo colpo, poi il secondo ad una gamba ed il terzo al cuore.

LUCA'S POV

Io e Vanessa continuammo a cercare Gaia per tutto il locale, ma poi sentimmo degli spari al di fuori del locale.

Dio no, per favore, ti prego.

Tutti uscirono fuori dall'entrata principale, ma io e Vanessa ci guardammo negli occhi ed uscimmo dal retro, trovando un uomo sanguinante sdraiato a terra. Paolo.

Alzai lo sguardo, incrociando quello di Gaia che aveva ancora la pistola fra le mani. Era spaventata e sicura di ciò che aveva fatto allo stesso tempo, e questo non mi trasmetteva tranquillità.

Corsi da lei, lanciando a terra la pistola e prendendole le mani.

"Amore, è tutto okay, tranquilla" bisbigliai, col respiro pesante.

Lei non parlava, continuava a guardare me e Vanessa che eravamo preoccupatissimi.

"Luca..." sussurrò lei.

"Dobbiamo andare all'entrata principale, altrimenti capiranno tutto" continuai.

"Luca!" gridò Gaia.

Amore, non dirlo ti prego.

"Ormai è finita, tu sei libero" quasi sorrise.

L'aveva fatto per me, per permettermi di avere una vita serena senza Paolo, ma si era messa lei nella merda, e questo mi uccideva.

"Gaia non dirlo, non voglio sentirlo" dissi.

La mia mente era un mucchio di scarabocchi messi a caso, non riuscivo a rendermi conto realmente di ciò che fosse successo, eppure era così... Lei aveva appena ucciso Paolo.

"Che vuoi fare?" le chiese Vanessa.

Lei non era spaventata, non mostrava segni di terrore, come se già sapesse che lei volesse farlo, come se fosse premeditato.

"Chiamo la polizia, mi costituisco. L'ho fatto perché sentivo di doverlo fare, ma mi prenderò le conseguenze" ripose.

Prese il cellulare, e chiamò. Nel mentre io continuavo a guardare il corpo di Paolo steso, senza vita, senza respiro, senza più nulla. Non poteva più fare del male a nessuno, ma in quel momento volevo solo avere Gaia fra le mie braccia e non lasciarla andare mai più.

Vanessa era andata dagli altri ragazzi, lasciandoci soli.

"Ti amo" dissi, appena tornò da noi.

Le presi il viso tra le mani e le lasciai una miriade di baci, perché senza le sue labbra mi sembrava quasi di non poter più respirare.

"Luca..." sospirò, poggiando la sua fronte alla mia.

"Amore, ti amo. Sei la cosa migliore che abbia mai avuto in vita mia, però questo non lo dovevi fare..." socchiusi gli occhi, lasciandomi andare a lei.

"Non potevo permettere che tu non realizzassi il tuo sogni a causa sua, doveva finire così" rispose, passando le mani sul mio petto.

La polizia arrivò poco dopo, portando la mia ragazza via da me. Non avevo versato una lacrima davanti a lei, ma quando me ne tornai a casa la notte stessa, dopo aver bevuto tutto il bar, cominciai a piangere nelle braccia di mia madre, come se lei potesse aiutarmi.

Nessuno poteva farlo, nessuno poteva portarmi al momento preciso in cui lei schiacciò il grilletto, ed evitare che lei lo facesse.

Era successo, e nessuno aveva fatto nulla, me compreso.

FINE

spazio autrice.
ok, sto piangendo. penso sia stata una delle storie più tragiche e complicate che abbia mai pensato e scritto, ma spero vi sia piaciuta. per il resto, vi lascio con un po' di suspance. <3

Ricordi di queste sere, parlando di stare insieme Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora