𝙉𝙤𝙣 𝙥𝙖𝙧𝙡𝙖𝙧𝙢𝙞

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Entrai in classe in ritardo, questa mattina non volevo nemmeno alzarmi. Andai diretta al mio banco, dopo aver salutato il professore, ma vidi quello stronzo di Luca seduto al mio posto.

"Questo è il mio posto" sussurrai già abbastanza nervosa.

"Non più, il professore mi ha spostato qui" ribatté lui.

"Florenzi, siediti accanto a D'Orso" mi incitò il professore.

"Cosa?!" esclamai.

"Sì, su, forza! Non è momentanea la cosa, perciò cerca di fartelo stare simpatico" continuò.

Guardai Luca con aria di sfida, mentre lui se la rideva divertito dalla situazione.

"Senti..." cominciò a parlare.

"Senti tu, non ho alcuna intenzione di farmi stare simpatico te, perciò non parlarmi" affermai.

Lui mi guardò e sorrise ancora.

Che cazzo si rideva?! Madonna, che nervoso!

Girai lo sguardo dall'altra parte, ma sentii degli occhi puntati addosso. Mi stava facendo veramente innervosire.

Guardai il mio amico che ammiccava dall'altra parte della classe, ed io alzai gli occhi al cielo.

Le prime due ore passarono in fretta, ed io volevo solo fumarmi una sigaretta in santa pace. Cercai il pacchetto nello zaino, ma non c'era.

Dove l'avevo messo?

Avendo un'ora di buco, mi avvicinai alla classe di mio fratello mandandogli un messaggio.

-

Amore mio

Ste
Puoi uscire a portarmi una sigaretta?

Non le hai?

Non le trovo, penso di averle lasciate a casa

Arrivo, andiamo insieme

-

Andammo nel cortile della scuola, in una parte molto isolata dove non passava mai nessuno.

"Come stai?" mi chiese.

"Bene Ste, tranquillo" lo rassicurai.

Non stavo bene per niente, ma non volevo farlo preoccupare.

"Lo so che non stai bene, ed io non ti posso vedere così" sospirò stanco.

Mi capiva meglio di chiunque altro, nessuno mi leggeva dentro come lo faceva lui.

"Lascia stare Ste, sono seria cazzo. Perché devi sempre fare così? Se sto bene è perché sto bene, se sto male è perché sto male... Che cazzo devo fare?" sbraitai, facendogli abbassare lo sguardo.

"Ga, parliamo" insistette.

"No, vai via. Voglio rimanere sola ora" sbuffai.

"Ma-" lo interruppi.

"Vai via Stefano, cazzo!" gridai.

Lui mi guardò e tornò nella scuola, lasciandomi sulle scale antincendio a piangere come se fossi una pazza.

Sapeva bene che quando reagivo così ero veramente al limite delle mie forze, perciò l'unica cosa che poteva fare era lasciarmi perdere fino a quando non mi sarei calmata del tutto.

Non reggevo tutta questa situazione, mi mancava mia madre e avevo appena urlato in faccia a mio fratello come se fosse un pezzo di merda.

Voleva solo aiutarmi, ed io non gliel'avevo permesso.

"Gaia, la prof ti cerca" sentii una voce dietro di me.

Era Luca.

"Dille che non sto bene, rientro appena sto meglio" sussurrai.

"Stai bene?" si avvicinò mettendosi davanti a me.

"Luca, vattene" sibilai a denti stretti.

"Dai Gaia" cercò di salire le scale, ma io lo spinsi via.

"Oh ma che cazzo volete da me oggi?! Voglio stare da sola!" gridai di nuovo, e lui mi guardò con compassione.

Ancora. Ancora la compassione.

Non sono orfana, semplicemente mia madre è andata via di casa con un altro uomo non si sa perché.

"Se la professoressa chiede di te le dico che hai mal di testa" sospirò per poi rientrare nella scuola.

Io non sono vulnerabile, non sono debole. Ho solo bisogno di sfogare il mio momento di sclero da sola adesso.

Non voglio nessuno, non voglio avere qualcuno intorno ora.

-

Vane❤️

Vuoi che vengo da te?
Luca dice che stai male

No, stai tranquilla
Ho solo mal di testa

Se hai bisogno chiama

Tranquilla

-

Buttai il cellulare sulla scala talmente forte che si ruppe. Lo schermo tutto rotto, il touchscreen non funzionava più.

Bene, ci mancava solo questa. Dio, che cazzo di giornata.

Buttai la sigaretta finita a terra, mettendomi le mani tra i capelli.

Non sono forte, ma nemmeno debole. Ho bisogno di tranquillità, mia madre non doveva andare via.

Sentii ancora dei passi dietro di me, e mi girai per vedere chi fosse. Era ancora Luca.

"Cosa vuoi?" chiesi esasperata.

"Non voglio che stai sola" sussurrò.

"Ma non voglio nessuno, tanto meno te" sbuffai.

"Perché tanto meno me? Che cos'ho di sbagliato?" chiese sedendosi accanto a me.

Mi alzai di scatto piazzandomi davanti a lui.

"Luca ma finiscila, guarda che fai con le ragazze e poi mi vieni a dire che non vuoi lasciarmi sola. Il tuo scopo è uno solo" lo fulminai.

"Ma smettila bambina, vuoi dirmi che non senti niente?" chiese sorridendo.

"Cosa dovrei sentire?" ero confusa.

Sbuffò, tirando fuori un pacchetto di Marlboro Gold dalla tasca.

"Se rivuoi le tue sigarette, esci con me" disse deciso.

Le mie sigarette? Veramente? Quando me le aveva prese?

"Cosa dovrei fare?" risi di gusto.

"Esci con me bambina, dai" sorrise.

"Tienitele pure, me le ricompro" sbuffai girandomi di spalle.

Tornai nell'edificio sedendomi al mio posto, ripensando a ciò che è appena successo.

***

Mi avvicinai lentamente all'auto di mio fratello, che mi guardava sorridendo.

"Scusa" sussurrai timida.

Mi prese il viso tra le mani e mi stampò un bacio sulla fronte, accarezzandomi le guance in modo tenero.

"Andiamo a casa" sussurrò.

Annuii salendo nella sua macchina, e da lontano vedevo Luca che mi sorrideva come un coglione.

Mi fece l'occhiolino, ed io mi innervosii ancora di più. Già ero nervosa di mio, lui ci metteva il carico e le cose non potevano far altro che peggiorare.

Non gli diedi peso, ma non potevo evitare il sentimento che provavo per lui.

L'odio.

Ricordi di queste sere, parlando di stare insieme Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora