La perdita di una persona amata non è mai semplice da superare.
La morte è la fine dell’esistenza corporea e può arrivare nelle nostre vite attraverso la perdita di persone per noi importanti.
Allora, perché quando mio madre morì, non provai la stessa intensa sensazione di mancanza e la medesima acuta sofferenza sia psicologica che fisica che mi stava annientando sia internamente sia esternamente?Mi toccai la pancia, non più gonfia e sporgente come lo era stata nei mesi precedenti, addentrandomi nelle acque altamente pericolose quali erano i miei pensieri.
《È stata colpa mia...》mormorai con voce soffocata dal pianto che cercai invano di bloccare in gola.
《Eri divenuta la mia unica speranza e, tuo padre ha fatto sì che non ne avessi alcuna. Non meritavi di morire...non lo meritavi, scricciolo.》un disperato singhiozzo mi scappò dalla bocca liberando il pianto angoscioso che testardamente mi accingevo ad ingoiare, a bloccare, cosicché Carl non venisse a disturbare il mio ennesimo momento di debolezza.Era l'ultima persona nell'intero universo che, soprattutto in quel momento, avrei desiderato vedere.
L'assassino di mia figlia.
L'assassino di nostra figlia.
Come, ancora, poteva starmi accanto dopo avermi privata dell'unico essere a donarmi pace?
Come, ancora, poteva guardare la sua stessa immagine allo specchio e non disprezzarsi per la mostruosità che aveva commesso?L'unica spiegazione plausibile, per quanto terribile fosse, era che Carl non fosse umano.
Non nel senso fisico, ma morale.
Era un essere privo di moralità, disumano.
Un terribile mostro assetato di me e delle mie attenzioni.Quale uomo avrebbe ucciso a sangue freddo sangue del proprio sangue, senza mostrare alcun pentimento? Solo un mostro senza nessun rispetto per la vita altrui.
D'altronde, stavamo parlando di Carl...
Lo stesso Carl che senza indugio mi aveva rapita, segregata in uno sporco e fatiscente appartamento, ingravidata e riempita di botte prima di indurmi a un aborto spontaneo che aveva quasi rischiato di farmi passare a miglior vita.
Essì.
Carl, il giorno in cui la mia bambina morì, mi pestò a sangue, stuprandomi fino a ridurmi in un ammasso di carne e ossa, totalmente inutile.
Ovviamente, non poteva rischiare che dei veri medici gli mettessero i bastoni tra le ruote denunciando le ignobili azioni che aveva commesso, pertanto, lo stesso dottore che mi aveva accompagnata nel corso della mia gravidanza, aveva provveduto a curare le conseguenze che aveva comportato la sua violenza sul mio corpo.
Mi risvegliai tre giorni dopo l'accaduto nella nostra camera da letto con il viso di Carl appoggiato contro la mia pancia.
Schifata, lo spinsi all'indietro con la poca forza che avevo in corpo.Seppur alteratosi a causa dei miei modi bruschi, più che giustificati, mi lasciò lo spazio necessario per non indurmi in una violenta crisi isterica, che avrebbe inevitabilmente aggravato il mio stato di salute già gravemente precaria.
Da quel giorno, mi chiusi in un silenzio determinato e severo che, a lungo andare, risultò per Carl più umiliante e devastante rispetto a un qualsiasi mio giudizio verbalizzato.
Il mio ignorarlo lo mandò su tutte le furie tant'è che, ormai, non sopportava più nemmeno la mia presenza, anche se non faceva la differenza in quanto mi ero trasformata quasi in uno dei pochi arredamenti dell'appartamento in cui ero confinata.
Una bambola inanimata.
Tuttavia, seppur questo mio atteggiamento lo innervosiva terribilmente, non sfogò la sua rabbia furente sul mio corpo.
Non più uno sfioramento, non più una carezza, nulla più.
Come se tutto a un tratto, avesse perduto ogni minimo interesse fisico nei miei confronti, o, molto probabilmente stava concedendomi del tempo per guarire le mie ferite, fisiche e mentali.
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𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝐹𝑟𝑎𝑔𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑂𝑓 𝐻𝑒𝑎𝑣𝑒𝑛
ChickLit𝐸𝑆𝑇𝑅𝐴𝑇𝑇𝑂 𝐷𝐼: "𝑀𝑌 𝐿𝐼𝑇𝑇𝐿𝐸 𝑂𝐵𝑆𝐸𝑆𝑆𝐼𝑂𝑁". Esiste unɑ ɾeɑltɑ̀ dove i sogni incontɾɑno lɑ concɾetɑ fɑttezzɑ dellɑ vitɑ, peɾfettɑ ingɑnnɑtɾice, e si infɾɑngono in mille pezzi diventɑndo spɑventosi incubi.Lɑ poveɾtɑ̀ toɾnɑ ɑd esiste...