XXVII

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Appena feci il mio ingresso all'interno della mia camera, avvertii un fastidioso odore, una presenza che mi rese improvvisamente ansiosa, paurosa.

Compii un passo all'indietro cozzando le spalle contro una superficie dura che seppi non essere la porta, poiché mi trovavo al centro della camera.

Un fremito convulso agitò il mio corpo che d'improvviso si irrigidì rivelando all'uomo appostato alle mie spalle la mia paura istintiva e cieca.

Tuttavia, non ebbi il coraggio di voltarmi e scoprire colui che si era introdotto di nascosto nella mia stanza, nonché il responsabile di quelle terribili emozioni.

《Ti sono mancato, bambina mia?》domandò una voce alle mie spalle che mai avrei desiderato più ascoltare.

《Perché tremi così convulsamente? Hai paura di me?》chiese nuovamente con tono canzonatorio avvolgendo la mia vita stretta con le sue grosse braccia.

《O, semplicemente, conosci le conseguenze del tuo tradimento?》sussurrò malignamente al mio orecchio calando il capo verso il mio collo, terribilmente teso e rigido come il resto del mio corpo.

Il sudore grondava dalla mia fronte scorrendomi lungo le tempie come le goccioline di pioggia che si divertono a rincorrersi sopra il vetro d'una finestra.

Improvvisamente, il mio busto venne girato verso Carl e, d'istinto i miei occhi si serrarono.

Non volevo credere che fosse realmente dinanzi ai miei occhi.
Non volevo credere che non fosse realmente crepato nell'incendio che appiccarono Jeff e Andrew nell'appartamento in cui mi aveva confinata questo essere immondo.

Perché?
Perché era vivo?
Come era riuscito a salvarsi dalle fiamme vivissime che io stessa vidi divampare e radere a suolo quel maledetto edificio che, per quasi un anno, era stato la mia gabbia?
Ma, soprattutto, di chi era il corpo carbonizzato che era stato ritrovato tra le macerie?

《Apri gli occhi, bambina. Su...non essere codarda...》quasi consigliò con voce insidiosa stringendo rudemente il mio volto divenuto pallido come un cencio.

《T-tu...t-tu...perché...c-come?》incespicai pronunciando a stento qualche parola, cercando invano quel coraggio che due anni prima mi aveva spinta a ribellarmi a lui e a scappare.

《Non iniziare con il tuo solito balbettio fastidioso, Enly!》tuonò nervosamente facendomi impallidire di fronte a quella rabbia furiosa che, certamente, non mi era mancata.

Traendo un profondo respiro formulai una domanda di senso compiuto.

《P-perché n-non sei morto? I-io ho visto il tuo c-cadavere carbonizzato!》asserii con tono scioccato e, al contempo spaventato.

Un risolino stizzoso e nervoso scappò dalle sue labbra piegate in uno spaventoso sorriso perfido.

《Sai, sembri quasi triste nel constatare che, in realtà, sono scampato alla morte ritornando da te, mia amata.》affermò sarcasticamente afferando il mio fondoschiena possessivamente.

Gemetti infastidita e impaurita da tale gesto, rimanendo, comunque, ferma e immobile subendo la violenza del suo tocco.

Carl era un sadico.
Attendeva pazientemente il momento in cui mi sarei ribellata a lui per giustificare le punizioni che ingiustamente mi avrebbe costretta a subire.

《Mi dispiace informarti che il cadavere che hai visto apparteneva a Bolivar, che, sfortunatamente si è ritrovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. E, sai perché, bambina mia?》chiese con un luccichio malato a velargli gli occhi dilatati all'inverosimile.

La pupilla aveva inghiottito quasi completamente l'iride, già di colore scuro.

Mi fissava con quel suo volto che, osservai presentasse alcune piccole rughe che due anni prima non esistevano.
Sembrava invecchiato improvvisamente di dieci anni.

 𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝐹𝑟𝑎𝑔𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑂𝑓 𝐻𝑒𝑎𝑣𝑒𝑛  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora