XXI

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Carl adempì alla sua promessa.

Iniziò col farmi uscire dall'appartamento, dapprima in sua compagnia, poi, con alcuni suoi secondini, siccome aveva degli "impegni", così li chiamava lui.

Ovviamente, ero abbastanza intelligente da comprendere che tali impegni, erano tutto fuorché legali.

Le brutte facce dei suoi scagnozzi nonché delle persone che, quando la domenica Carl mi accompagnava a comprare gli alfajiores, lo salutavano con devozione o con timore, non fecero che darmi certezza della pericolosità di Carl.

La sera non c'era quasi mai e, nonostante gli accenni di libertà che mi aveva concesso, non mi permetteva di uscire con lui.

"È pericoloso per te, bambina." 

Come se stare con lui non lo fosse.

Avvertivo la moltitudine di occhi scrutatori che mi osservavano minacciosi da lontano.

Tutti conoscevano la mia identità.
Tutti sapevano che ero la moglie di Carl.

Le donne scarseggiavano nel quartiere in cui abitavo insieme a Carl, e quelle poche che risiedevano lì non parlavano la mia lingua né erano interessate ad avere alcunché a che fare con me.

In realtà, avevano problemi più grandi da affrontare.

Osservavo attentamente i loro volti esageratamente magri e tristi, nonché i numerosi lividi che coloravano la loro pelle scura.

Come me, quelle donne erano prigioniere di una vita infernale.

Tuttavia, incontrando alle volte i loro occhi, avevo intravisto un accenno di invidia percorrergli le iridi.

Che ingenue a voler desiderare di stare al mio posto.

Quale persona sana di mente avrebbe desiderato stare accanto a una persona che ti ha sottratto spietatamente ogni briciolo di luce, ogni anfratto di pace, ogni sprazzo di amore?

Ovviamente mi riferivo al vero amore, non l'amore che Carl scioccamente professava di provare per me.

Quello sicuramente non era amore.

Sospirai inclinando il capo verso il soffione della doccia, permettendo che la pioggia d'acqua gelata donasse un po' di sollievo al mio corpo bollente, dopodiché lasciai che la schiuma abbandonasse il mio corpo e il piatto doccia.

Uscii dal box doccia tamponando con un asciugamano il mio corpo.

Incastrai il mio sguardo nel riflesso dello specchio e osservai compiaciuta i miei seni e le mie cosce che stavano lentamente tornando alla loro originale pienezza.

Delle nocche colpirono il legno della porta attirando la mia attenzione.

Ruotai il capo trovandomi dinanzi la grossa figura di Carl che mi osservava con un sorriso da ebete dipinto sul viso.

《Cosa c'è?》chiesi coprendo le mie nudità con gli appositi indumenti.

《C'è che sei meravigliosa con quello sguardo ad illuminarti il viso.》affermò maliziosamente cancellando la distanza tra i nostri corpi.

Il suo bacino si incastrò al mio fondoschiena e, con un colpetto di esso mi spinse contro il marmo freddo del lavandino.

Obbligai i miei nervi a non irrigidirsi, lasciando che le mani di Carl mi circondassero la vita stringendomi a sé.

《G-grazie...》sussurrai sottovoce con il viso rosso e il respiro affannato.

Carl strofinò dolcemente il viso contro la mia guancia come un gattino in procinto di fare le fusa.

 𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝐹𝑟𝑎𝑔𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑂𝑓 𝐻𝑒𝑎𝑣𝑒𝑛  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora