XIII

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Sognai di non aver mai incontrato Carl.

Sognai di stare comodamente sdraiata sulle morbide gambe di Allison lamentandomi del suo discutibile gusto per le canzoni punk, che tanto detestavo.

Sognai che fosse stato tutto un terribile e spaventoso incubo, e, poi, sfortunatamente mi svegliai.
E, mentre riconoscevo d'essere ancora nel letto di Carl e di avere semplicemente sognato, spalancai gli occhi nel buio e iniziai a tremare ininterrottamente.

Sollevai, con una lentezza disarmante, le dita verso la mia tempia.

Mi doleva talmente tanto da farmi strizzare gli occhi.

Sfiorai, incredula, la benda che la ricopriva trasformando il mio viso in una smorfia dolorosa, storcendo la bocca.

Ero, inoltre, terribilmente affamata e assetata.

Ma, sapevo che se mi fossi mossa dal letto sarei cascata rovinosamente sul pavimento, alimentando l'insopportabile dolore che mi avvolgeva le membra.

Sollevai cautamente il mio corpo debole, appoggiando le spalle contro la dura testiera del letto traendo un pronto respiro.

Analizzai con maniacale attenzione il resto del mio corpo, constatando con enorme sollievo che fosse totalmente illeso e, nudo al di sotto d'una maglietta in contone che odorava di muschio, lunga fino a sopra le cosce.

Rilasciai un lieve e tremolante sospiro, sfiorandomi con leggerezza il volto gonfio.

Gli occhi mi si inumidirono ma, decisa a non lasciare a quell'odioso mostro la soddisfazione di vedermi piangere nuovamente, morsi con ardore il mio interno guancia ingoiando le lacrime trattenute.

Avvertii improvvisamente il pomello della porta ruotare obbligando alla mia testa a girarsi di scatto, facendomi sibilare dal dolore al collo.

La grossa figura di Carl varcò la soglia della piccola camera da letto, avvicinandosi con passi lenti e silenziosi verso la sottoscritta.

Trattenni il fiato, impaurita di infastidirlo anche solo con il mio respiro oppresso dall'affanno.

Non scostò mai il suo sguardo fisso dal mio viso livido, costringendomi, in preda al terrore, a volgere il capo.

Una sua grossa mano, ricoperta di vene sporgenti, si appoggiò lentamente sul mio ginocchio, situato, fortunatamente, sotto le lenzuola fresche e profumate.

《Come ti senti, Enly?》domandò serrando fermamente le sue dita enormi attorno al mio ginocchio, in una muta minaccia.

Ero abbastanza ragionevole da non attizzare il fuoco della sua rabbia attraverso una mia piccante risposta che, avrebbe indubbiamente meritato.

D'altronde, avrei solo guadagnato altri lividi e lesioni.

Quindi, optai per la dura e semplice verità.

《M-male...》mormorai con voce esageratamente rauca e bassa a causa del fastidio alla gola provocato dal bisogno urgente di ingerire acqua.

《P-puoi d-darmi u-un b-bicchiere d'acqua?》chiesi debolmente massaggiandomi la gola infiammata.

《Parolina magica...》affermò fissandomi quasi con severità.

Era palese la sua intenzione di provocarmi, ma, non abboccai, scegliendo ragionevolmente di seguire la sua volontà.

《Per favore...》sibilai nervosamente stringendo i denti per la crescente collera.

Carl annuì soddisfatto, dirigendosi probabilmente in cucina per potermi riempire quel tanto desiderato bicchiere d'acqua.

 𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝐹𝑟𝑎𝑔𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑂𝑓 𝐻𝑒𝑎𝑣𝑒𝑛  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora