XXIII

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La speranza ci rende potenti, mamma?

È vero, è stata la speranza ad avermi spinta a lanciarmi da un auto in corsa.

La speranza mi ha resa potente, forte.

È stata una sensazione unica issarmi, seppur leggermente ferita, dal terreno duro e freddo constatando che la ragazza che senza alcun indugio si era catapultata dall'auto ero stata proprio io, mamma.

Una sensazione talmente bella quanto effimera.

Ci credi che realmente tua figlia, Enly Wilson, abbia fatto qualcosa di così irresponsabile e spaventoso?
Tua figlia, che da piccola si rannicchiava a palla al centro letto per paura che i mostri la trascinassero sotto di esso.
Tua figlia, che era esageratamente impaurita dall'oscurità del buio e che, quindi, ti costrinse ad acquistare una luce notturna a forma di orsacchiotto.
Tua figlia che cocciutamente non oltrepassava la strada se non afferrando la tua mano calda.

Mamma, ho avvertito la speranza sfiorarmi le mani, accarezzarmi il cuore e infondermi la forza necessaria, per poi, abbandonarmi facendomi annegare nuovamente in acque cupe e putride.

Scusa mamma, io non sono resiliente come te.

Perdonami, mamma.

Venni destata dal mio triste monologo interiore da una serie di schiaffetti che si schiantarono sulle mie guance, volti a risvegliarmi dal leggero stato di incoscienza in cui ero precipitata.

Pian piano sollevai le palpebre abituando le mie iridi alla piccola luce fioca proveniente da un lampadario che pendeva dal soffitto.

La paura che provavo era indescrivibile ma non mi trattenne dal porre una domanda.

《C-chi siete? C-cosa v-volete da me?》chiesi con il respiro affannato dall'agitazione osservando con occhi spalancati i loro volti.

Colui che mi aveva schiaffeggiata si trovava al mio fianco sovrastandomi con la sua stazza imponente.

Un pó per la mia vista leggermente sfocata, un pó per la luce che non illuminava del tutto la piccola stanza pervasa dall'insopportabile fetore di muffa, non riuscivo a scorgere abbastanza i lineamenti del suo viso.

Ma, nonostante quest'ultimo fosse sicuramente un uomo dotato di molta potenza e notevole prestanza fisica, compresi che non fosse lui il leader.

Infatti, il secondo uomo, seduto a gambe larghe dinanzi alla mia piccola figura, impersonava la veemenza fatta uomo.

Le spalle grosse e le braccia gonfie di muscoli esponevano il grado di forza di cui era dotato, ma, più di tutto gli occhi erano pericolosi.

Quest'ultimi, esprimevano palesemente l'immenso dolore che poteva provocare la sua rabbia cieca.

Deglutii visibilmente spaventata.

《Io sono Andrew Miller. Non ti arrecherò nessun male se collaborerai.》affermò con tono fermo e sguardo duro.

Ascoltai le sue parole con cautela restando in assoluto silenzio.

《Conosco chi sei.》affermò esaminando il mio viso con interesse.

Tale affermazione non mi scosse per nulla.
D'altronde, tutti erano a conoscenza che fossi la piccola moglie di Carl.

Inarcò un sopracciglio insoddisfatto, non aspettandosi questa mia non reazione.

《Conosco chi sei realmente, Enly Wilson. 》affermò nuovamente ottenendo, finalmente, la reazione da lui sperata.

I miei occhi scintillarono di meraviglia.

 𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝐹𝑟𝑎𝑔𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑂𝑓 𝐻𝑒𝑎𝑣𝑒𝑛  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora