XXVIII

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Un violento getto d'acqua gelata mi sferzò più  volte il viso destandomi bruscamente dall'oblio in cui stavo fluttuando.

Spalancai gli occhi e la bocca ricercando avidamente aria.

La mia mente immersa nel buio totale si rischiarò d'un tratto risvegliando gradualmente ogni mio senso.

Una grossa mano scostò dolcemente i miei capelli bagnati, i quali si erano incollati sul mio viso a causa dell'acqua che, ancora si abbatteva sul mio corpo nudo e infreddolito.

Respirando una lunga boccata d'aria volsi il mio sguardo confuso alla persona che mi stava stringendo tra le sue vigorose braccia.

Le mie guance si colorirono d'un acceso porpora, gli occhi dolci e brillanti di lacrime incastrate dal gelo sulle ciglia, la bocca lucida e semichiusa da cui fuoriuscivano respiri ansanti.

Il freddo mi percosse con violenza, ma, nonostante tremassi convulsamente insistetti nel voler vedere, aspettare, crogiolare ancora un pó tra le forti braccia di Jeff che mi cullavano come se fossi una neonata.

Ma io, non ero una neonata, ero una povera innocente vittima della malvagità che risiedeva in un mostro.

Persa nella mia autocommiserazione non mi accorsi che Jeff mi stesse trasportando nella mia camera da letto, con cotanta facilità da farmi credere di essere divenuta improvvisamente aria.

Quest'ultimo mi adagiò dolcemente sul morbido materasso del mio letto sedendosi silenziosamente al mio fianco.

Sentii chiaramente le lacrime gonfiarmi gli occhi e i singhiozzi quasi rompermi il petto quando il mio sguardo si focalizzò sui brandelli degli indumenti che indossavo prima che venissi brutalmente aggredita da Carl.

《Guarda me, scricciolo.》disse con voce cauta e dolce coprendo un'abbondante porzione di seno che era fuoriuscito dall'accappatoio che mi aveva gentilmente aiutata ad indossare.
《Chi è stato a ridurti così?》domandò tornando ad assumere il solito tono freddo ed esigente.

Aprii la bocca per rispondere ma la voce rimase incastrata nella mia gola.

Spalancai gli occhi constatando che, la mia mancanza di voce, non era collegata ad un attacco di panico.
In quel momento, seppur provata dai tragici eventi, mi sentivo tranquilla, al sicuro.

Il trauma causato dell'aggressione di Carl mi aveva resa afona?

Tentai più volte di parlare o di recitare l'alfabeto, anche solo di riprodurre le vocali.

Ero totalmente incapace di produrre suoni con la voce.

Avvolsi tristemente le mani intorno al mio magro collo volgendo i miei occhi supplichevoli in quelli confusi di Jeff.

Poi, d'improvviso, capì.

《Hai perso la voce!》esclamò inebetito portandosi le mani ai capelli, tirandoli furiosamente.

Come se si stesse affibbiando la colpa della mia, sperai momentanea, perdita di voce.

Alzò gli occhi su di me e, dentro di essi scorsi un profondo disprezzo.

Non rivolto a me, ma verso sé stesso.

Ero tremendamente stupefatta da ciò.

Era Jeff colui che si stava crogiolando nella disperazione a causa mia?
Era, realmente, Jeff?
Il Jeff che avrebbe preferito ridere delle mie disgrazie, anziché consolarmi?

Con un balzo saltò dal letto iniziando a scavare tra i miei cassetti alla ricerca di qualcosa.

《Hai un quaderno, un foglio o, qualcosa su cui puoi scrivere?》domandò con fervida attesa fissandomi impaziente.

 𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝐹𝑟𝑎𝑔𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑂𝑓 𝐻𝑒𝑎𝑣𝑒𝑛  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora