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Tentai invano di chiudere gli occhi intenzionata a cestinare la miriade di brutti pensieri che mi sconvolsero lo stomaco.

Mi salì la bile in gola rammentando le ultime, crude parole, che mi aveva rivolto Carl prima di chiuderci in un silenzio alquanto spaventoso e colmo di verità drammatiche non ancora rivelate.

Ansiosa, mi alzai dal sedile con le gambe scosse da tremori convulsivi, intenzionata a dirigermi nell'apposito bagno dell'aereo.

Avevo estremamente bisogno di rinfrescarmi il viso arrossato e, soprattutto, necessitavo di qualche minuto lontana dal possente corpo di Carl e dal suo sguardo freddo.

Il braccio muscoloso di quest'ultimo mi strattonò violentemente il polso facendomi cadere sulle sue forti gambe muscolose.

Un acuto strillo fuoriuscí dalle mie labbra, leggermente tagliuzzate e rosse.
Quest'ultime bruciavano tremendamente a causa dei violenti morsi con cui le avevo torturate in preda all'agitazione.

《Dove vai, bambina?》domandò severamente con volto serio stringendo la presa attorno alla mia vita sottile.

Mugolai dal fastidio che il suo tocco repellente mi provocava.

《I-in bagno...》sussurrai con tono tremante balbettando, intimidita dal suo sguardo ombrato.

Dopo un attimo di silenzio, la sua morsa potente si ammorbidí permettendomi, in tal modo, di correre imperterrita in bagno.

Chiusi con un tonfo la porta alle mie spalle, appoggiandomici contro, sospirando sollevata.

Lanciai uno sguardo stanco allo specchio osservando, con il respiro tremendamente affannato, la mia piccola figura riflessa all'interno di esso.

La mia espressione facciale era a dir poco indefinibile.
Due occhiaie nero-violacee, talmente evidenti da sembrare disegnate.
Il mio esile collo presentava un leggero rossore, in totale contrasto con il pallore cadaverico che mostrava il mio viso solitamente color cappuccino chiaro.

Appoggiai i palmi sudati ai lati del piccolo specchio, fissandomi con sguardo impanicato.

Il mio cuore batteva talmente forte e veloce contro il mio seno da farmi mancare il respiro.

Aprii il rubinetto del lavandino, bagnandomi le mani tremanti con l'acqua gelata, con cui rinfrescai la fronte e il collo a dir poco bollenti, tanto da farmi presumere di avere la febbre.

Esaminai con uno sguardo più attento le leggere chiazze che contornavano il mio collo, riflettendo.

Era bastato così poco per farlo innervosire.

Riconoscevo d'essere sempre stata una persona abbastanza irritante quando mi impegnavo, ma la sua rabbia era scoppiata all'improvviso.

Non mi aveva minimamente dato accenni di ira o nervosismo, il suo stato d'animo era mutato repentinamente.

Per quanto desiderassi ardentemente dimenticare, non riuscivo ad occultare dalla mia mente povera quel suo sguardo impassibile e freddo, come una lastra di ghiaccio dinanzi alle mie lacrime.

Insensibile...

Un bussare precipitoso mi fece sobbalzare impaurita interrompendo il corso delle mie riflessioni.

《Enly, siamo quasi arrivati. Esci!》affermò con tono basso Carl continuando a bussare imperterritamente.

Aprii con uno scatto la porta uscendo immediatamente.

《Perchè ci hai messo così tanto?》domandò scrutandomi accuratamente il volto ancora leggermente bagnato e sconvolto.

Scrollai le spalle con fare disinvolto nascondendo la mia crescente ansia sotto un sorriso falsissimo.

Carl inarcò un sopracciglio con fare dubbioso prima di afferrarmi nuovamente il polso trascinandomi verso i nostri posti.

Allacciammo le cinture, attendendo l'atterraggio all'aereoporto di Città del Messico.

***

Quando l'aereo fu atterrato Carl mi trascinó velocemente fuori dall'aereporto strattonandomi quasi come se fossi una bambola inanimata.

Preferii non protestare dinanzi a i suoi modi poco ortodossi, impaurita da una sua ulteriore violenta reazione.

Chiamò un taxi in cui ci accomodammo.

Carl parlò in messicano, quindi, non compresi una singola parola di ciò che riferì al tassista.

Appoggiai dolcemente una mano sul suo muscoloso bicipite, richiamando la sua attenzione.

Ruotò il capo verso di me guardandomi con i suoi occhi neri, adesso, completamente concentrati sulla mia figura.

《Dove siamo diretti?》chiesi con voce piccola stringendo nervosamente il suo massiccio braccio alla ricerca di un supporto emotivo.

Non mi sentivo al sicuro e, Carl era l'unica persona che conoscevo in quel momento e, soprattutto, in quel luogo.

《A casa mia, bambina.》affermò accarezzandomi il viso delicatamente, quasi a infondermi una briciola di conforto.

Socchiusi debolmente gli occhi avvertendo un frammento di disarmante dolcezza contenuta in quel contatto.

Aprii totalmente occhi osservando attentamente il suo viso ritratto in un'espressione assorta.

《A cosa stai pensando?》domandai con voce bassa sfiorandogli la mascella tesa, leggermente ruvida al tatto a causa di un lieve strato di barba,

Mi scoccò uno sguardo attento con i suoi occhi neri, ammaliandomi quasi.
Quasi, perché in realtà conoscevo il vero Carl e di cos'era capace.

Non potevo permettere che la sua straordinaria bellezza mi incantasse, legandomi a lui sentimentalmente.

Non eravamo scappati cosicché potessimo vivere tranquillamente la nostra storia d'amore.
Carl mi aveva strappata via dal mio paese, dalla mia famiglia, dalla mia vita a causa di un violento capriccio che balordamente lui chiamava "amore".

Questa era una guerra e, io non mi sarei arresa tanto facilmente.
Per quanto una vocina insidiosa alimentasse la mia paura costantemente in crescita facendomi prendere in considerazione la possibilità di arrendermi, non mi sarei consegnata volontariamente al mio nemico.

Il mio intenso desiderio di libertà mi spingeva a non mollare.

Mi sarei riapprioriata della mia libertà e, se non fossi arrivata ad ottenerla nuovamente, almeno, mi sarebbe stato riconosciuto d'aver lottato, contrastando in ogni modo Carl e la sua follia insensata.

《Sto pensando che, finalmente potrò averti tutta per me, Enly...》sussurrò rocamente strusciando con delicatezza il viso caldo sulla mia guancia accesa di un rosso vivo.

Sospirai terribilmente agitata al ricordo di come mi aveva minacciata sull'aereo.

《P-per favore non trattarmi più in quel modo. H-ho avuto molta paura...》ammisi con tono sommesso appoggiando dolcemente il viso sulla sua spalla, respirando forte il suo acuto odore caldo del petto, ma altrettanto intimidatorio, selvaggio, malsano.

Avvertii la sua mascella guizzare.

《Se ti comporterai bene non ce ne sarà bisogno, bambina.》disse intuendo immediatamente a cosa mi riferissi avvolgendomi successivamente la vita con le sue braccia.

Esausta dal lungo ed interminabile viaggio, non provai nemmeno a trovare le parole per obiettare nè a tentare di ribellarmi al suo tocco.

Ero troppo stanca, troppo triste, per oppormi al suo volere.

Avrei lottato quando le poche forze che avevo sarebbero tornate.

Appoggiai, quindi, il capo sull'ampio e mostruoso petto di Carl, emettendo un tenue sospiro.

《Ora dormi, bambina. Ti sveglierò appena saremo arrivati.》affermò coccolandomi con leggere carezze sui miei capelli lunghi e nerissimi, leggermente gonfi e spettinati.

E, prosciugata dalla moltitudine di emozioni provate nel corso delle ultime ore, caddi in un sonno profondo. 

 𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝐹𝑟𝑎𝑔𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑂𝑓 𝐻𝑒𝑎𝑣𝑒𝑛  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora