Nel viottolo di Jones Street nel West Village la Rolls-Royce di mio padre uscì strombettando dall'indirizzo della nostra lussuosa villa, costruita in pietra e calcestruzzo cementizio, con gli interni in broccato verde fosforescente di Spitalfields; cui si accedeva traversando un acciottolato di granulati di marmo recinto da schiere di paulonie, dal che facilmente si intuiva che l'intero ingresso non fosse di modico spendio. Proprio a pochi metri dal cancello si scorgeva fra le fronde una statua ricoperta di uno strano tipo di felce dai picciuoli squamosi, che ritraeva una ninfa dai seni piccoli e puntuti curva sull'acqua.Mio padre, Gladys Prescott, si stava allontanando dal quartiere per accompagnarmi all'università.
Non ce ne sarebbe stata l'esigenza, d'altronde la NYU distava poco più di due minuti di macchina dalla mia abitazione, ma per certi versi il suo servizio di tassista privato era una routine.
«Posso andare alla festa di compleanno di Sydney stasera? Le ho promesso che ci sarei andata.» Di solito, disprezzavo le feste, ma Sydney era la mia migliore amica, nonché l'unica brava persona che presenziava alle mie dal terzo al quattordicesimo compleanno.
Sarebbe stato irrispettoso e contrario alle più banali norme dell'amicizia se non le avessi ricambiato il favore.
«Tesoro,» Gladys Prescott non mi chiamava mai "tesoro" a meno che non stesse per prendermi a parole. «Questa è la dodicesima stramaledetta volta che me lo chiedi – vedi? Le ho contate – e la mia risposta non cambia. Tu non andrai a quella stupida festa perché stasera sei impegnata con la tua famiglia!»
«Io non voglio andare a cena da quel tizio, non lo conosco nemmeno!»
«Perché, i tuoi fratelli lo conoscono? No, ma sono molto più condiscendenti di te. E per inciso hanno in agenda anche feste più importanti della tua cui rinunziare.»
«Davvero? Quali? I loro veglioni di merda dove il dress-code non esiste perché si va nudi?»
Mio padre per poco non tamponò un taxi. «Smettila di dire cavolate e modera il linguaggio, Miranda,» ruggì. «Tu stasera ti metterai un bel vestito e verrai con noi a quella maledetta cena. Adesso scendi.»
La panoramica dell'edificio in mattoni rossi dell'università restituiva in generale un rispettabile e ordinario prestigio con i due stendardi blu e bianchi appesi sulla calotta della facciata e la sessantina di finestre piatte tutte tirate a lucido.
A marzo scendeva ancora la neve nella Grande Mela, così c'erano dei volontari civili che la spalavano assieme agli spazzini per velocizzare la viabilità sugli stradoni principali.
Dovendo informare Sydney che quella sera battevo in ritirata per un ufficio di famiglia, andavo piuttosto in fretta, così avanzavo veloce tra gli studenti, stretta nel mio spolverino bianco di preziosa faglia.
Attratta dal lamento rugginoso di uno sterzo, decisi di controllare se qualche scapestrato arrogante non mi fosse messo a parcheggiare nel piazzale, potenziale infrazione che avrei fatto meglio a riportare quella stessa mattina al rettore.
Del resto, ero studentessa modello, o come diceva mia madre, francese naturalizzata statunitense, "studentessa de première force".
Ma non appena alzai il volto, mi trovai davanti, che impennava, una moto di terrificanti proporzioni, un peso bestiale in ordine di marcia di almeno due quintali.
Se mi fosse finita addosso... oddio.
Ebbi appena la prontezza di indietreggiare che quel mezzo costoso parcheggiò dove stavo io poco prima.
Mi servì tutta l'educazione del mondo per non tirare giù dal cielo ciascuno dei suoi antenati, del resto ero una signorina di buone maniere.
Il ragazzo in tenuta sportiva total black da motociclista parcheggiò indisturbato fingendo di non avere sentito.
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Glimpse of us
RomanceAttenzione: Dark romance, se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto. "Da morti, non si vive più. Ma da vivi si muore tante volte." * * * Carina, sdegnosa e matricola provetto della New York University, Miranda Prescott è una ragazza come le a...