Firdaus' pov«Firdaus, stai prendendo i 200 grammi di Modafinil che ti ho prescritto?»
Sì. Ma mi è peggiorata l'insonnia.
Me ne stavo seduto di lungo sul davanzale in laterizio del mio psichiatra, con una scarpa a penzoloni nel vuoto e l'altra nello studiolo, strisciante a terra, e tiravo da una sigaretta un po' drogata. Solo un po'. Da là si intravedeva piuttosto bene la stazione metropolitana di Canal Street.
Lo psichiatra Welsh, ritiratosi dietro la sua scrivania, mi osservava spinellare facendo viste di non esserne indispettito nero. Talvolta avevo tanta voglia di rompere questa sua maledetta sedia cantilever di frassino incannicciato contro la mia testa dismessa.
Lo sentii sospirare. «Firdaus, come ti sei procurato questi graffi? Te li sei fatti da solo, per caso? Avevamo parlato di dosare le esplosioni parossistiche nella scorsa seduta. Credevo che ci stessi lavorando.»
C'era una donna di sotto che fumava con il mignolo insù, sostenendosi alla zoccolatura di una palazzina. Si deduceva facilmente fosse spocchiosa, vanerella, passiva fino al midollo. La solita capra. Una persona che non avrebbe fatto la differenza, che avrebbe mantenuto l'ordine.
«Questi no, non li ho fatti da solo,» mi indicai il volto. «Ieri sera mi sono buttato sotto un furgone. È come se avessi sentito una voce dentro di me che mi diceva: "Non ti salverò se ti lanci. Questa volta non ti salverò." Era questo che volevo: il proposito che mi aveva spinto fuori casa e sotto il furgone era che ci rimanessi secco. Ho camminato finché non ho trovato una strada trafficata. Stava passando una macchina, ma ho deciso di lasciarla andare perché dietro c'era un furgone. Non ci crederà, dottore, ma ho considerato le conseguenze. Se fossi morto, avrei lasciato qualcosa da parte per mio padre, come se ne avesse avuto bisogno, e avrei smesso di soffrire per gli abusi, sarei stato finalmente assente, come quando metto il silenzioso al telefonino. Non ho provato alcuna paura quando ho fatto il salto.»
"Naturalmente, signore," mi avrebbe detto questa madame poggiata di schiena alle cantonate, se le avessi chiesto di abbassarsi a succhiarmelo.
«Il furgone stava guidando con la velocità consentita di 80 km all'ora; mi è stato detto dal conducente. Devo aver colpito il muso del veicolo con la parte posteriore della testa, frantumando il paraurti in centinaia di crepe. Nel giro di un metro il furgone si è fermato bruscamente. Mi sono ritrovato sulla superficie della strada e ho capito che non ero morto. Che non avevo nulla di rotto, se non superficialmente. Ero sopravvissuto alla collusione senza neanche una frattura.» Intanto la mia sigaretta si riduceva tragicamente fino al filtro. «Questo mi ero stato promesso? No, cazzo. Ma è questo che ho ottenuto. Vengo sempre preso in giro.»
«Firdaus sarò sincero. In caso i classici trattamenti non portino a dei riscontri, dovrò cominciare a considerare una Stimolazione Magnetica Transcranica. Ne avevo già parlato al signor Terence. E non posso dire che ne sia stato entusiasta. Ha paura che ti tornino gli attacchi epilettici o che si accentuino le tue tendenze psicotiche.» Lo psichiatra Welsh si schiarì la voce. «Hai interrotto di nuovo la cariprazina, per caso? Sii sincero.»
«Non l'ho interrotta. Ne assumo una dozzina di grammi al giorno.»
«Allora, hai fatto uso di droghe.» Fissò il mio spinello indulgente. «Mi correggo: Hai fatto uso di droghe pesanti.»
«Questo non è vero.»
Il dottor Welsh scosse la testa sconsolato. «Firdaus, l'ultima volta hai improvvisato una conversazione con un gatto randagio. Che ti avrebbe detto di preferire i ratti alle lische di pesce, e che la sua fase lunare preferita era la gibbosa calante. Ricordi? Be', eri fatto di ecstasy.»
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Glimpse of us
RomanceAttenzione: Dark romance, se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto. "Da morti, non si vive più. Ma da vivi si muore tante volte." * * * Carina, sdegnosa e matricola provetto della New York University, Miranda Prescott è una ragazza come le a...