Capitolo 29

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"Cause all of the small things

that you do

Are what remind me

why I fell for you"






David mi scortò fino alla saletta cinema. Date le poltrone scomode e le date di proiezione totalmente inedite, era vacante.

Aveva davvero Edward mani di forbice. Me lo stavo godendo con occhioni sognanti, soprattutto durante le scenette romantiche con Kim, mentre il commesso del Barcade sfregava il ginocchio contro il mio, probabilmente senza rendersene conto.

Anche se, da un'ora, in realtà non sapevo quanto tempo fosse passato, mi metteva la mano sulla coscia, ma io gliela scansavo senza colpo ferire. E con prontezza lui ci riprovava. Non c'era ostacolo che lo abbattesse, neanche l'emozionante blockbuster che stavamo vedendo.

«Di solito, mi piacciono le more,» se ne uscì a un certo punto, «ma tu sei pazzesca. Fai rivoluzionare il mio tipo ideale.»

Serrai le labbra sollevando i sopraccigli, un po' attonita. Non capivo che cosa c'entrasse con Edward che faceva danzare sotto i fiocchi di neve Kim prima di inferirle un graffio per errore. Questa era una delle scene più tristi.

«Sul serio, sei una ragazza fantastica. Ti ho vista appoggiata a quella macchinetta e ho pensato: devo parlarle, o me ne pentirò. E sono felice che siamo qui, soli, in questo momento.»

Chinai gli occhi arrossendo. Mi faceva piacere questo apprezzamento, però non era un po' affrettato? «Sei gentile, David, grazie. Ma io tra poco devo tornare dai miei fratelli, o daranno di matto.»

«Chi? Quelli che giocavano a biliardo?» Indicò con il pollice la porta stretta da cui eravamo entrati. «Non vorrei deluderti, ma sembravano troppo interessati all'altra ragazza per preoccuparsi di dove fossi. E non penso ti stiano cercando.»

Wow, questo faceva inspiegabilmente male.

Io e la mia paura di essere abbandonata non avremmo potuto procedere con quella conversazione ancora per molto.

Mi ricordai della me piccolina, o molto probabilmente anche di un paio di anni prima, che chiamava i fratelli al telefonino per ricordare loro la sua voce, e di non dimenticarla. Per favore.

«Ah, diavolo,» David per errore rovesciò la sua scatola di popcorn sui miei jeans attillati. «Cazzo, mi dispiace, Miranda.»

«Tranquillo.»

Mentre mi pulivo, mi diede una mano, ma non mi piaceva l'idea che l'unico posto dove rintracciasse i popcorn fossero le mie gambe.

Stavo per staccargli la mano a morsi, quando la voce di mio fratello risuonò fuori dal vano.

«Rendi!» Arrivava dal corridoio.

E si sentì forte e chiaro anche quello di Firdaus. «Ma che cazzo. Che coglionata sparire così.»

«Ehi!» Cacciai un grido che non nascondeva molto la mia euforia nel constatare che no, non mi avrebbero dimenticata. Neanche se avessero vissuto migliaia di anni più di me.

La porta si sbarrò in un nanosecondo e ci passò oltre Firdaus per primo, poi Allie. Nathan e Sebastien dovevano aver preso l'altro corridoio.

«Cazzo, menomale che sei qui,» Firdaus si avvicinò facendo i gradini a passo felpato. «Stavi facendo preoccupare tuo frate-» si bloccò a metà scalinata, appena notò che non fossi sola.

Allie lo inseguì. Quando gli arrivò a fianco gettò le belle braccia attorno al suo bicipite e gli si strinse addosso. Abbassai gli occhi per un istante.

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