Erano passate due settimane dal gesto spericolato di Firdaus.Quella mattina, finalmente, avrebbe presumibilmente messo piede in università dopo la breve riabilitazione.
Aveva detto che non sarebbe morto, che non c'era verso che morisse, e aveva avuto ragione.
«Smettila, Sydney, mi stai stritolando il braccio.»
Sydney in tutta risposta lo strinse di più. «Lo vedi?»
«No, non lo vedo,» palesai. Eravamo letteralmente una di fianco all'altra. «Ad ogni modo, penso che stiamo esagerando.»
«Noi due?» Lei alzò un sopracciglio. «Rendi, ti sei vista attorno? Tutti lo stanno aspettando.»
Quando Firdaus si presentò, ad annunciarlo furono delle urla in falsetto in direzione del cortile. L'aria si condensò attorno a lui, sembrò che per camminarvi in mezzo la spostasse con le braccia.
Marciava con lunghe falcate, rigide, senza salutare nessuno, con la testa china in direzione del pavimento.
Era da due settimane che non lo osservavo e dovevo ammettere che la generale novità che gli vedevo addosso era senza dubbio la pronunciata muscolatura. Aveva un'aria più salutare, come se gli avessero dato da mangiare solo pesce e spinaci, ma non meno cupa.
Potevo solo ammirare allo stesso modo di tutti gli altri quello che la sua immagine mi restituiva quella mattina. Un ragazzo superiore agli altri in bellezza. E poi? Non si vedeva nient'altro.
Indossava una felpa che nascondeva un po' il volto. Firdaus mi lanciò uno sguardo da sopra il cappuccio prima di scappare via.
«Secondo te,» sussurrò Sydney con voce ancora rotta dall'emozione. «È arrabbiato per quello che io ho detto o perché tu non l'hai fermato?»
«Sid, secondo me è solo sotto degli antidolorifici pesanti. Sembrava che quegli occhi avessero visto l'inferno.»
«Forse è così. Ho letto che chi è in coma fa dei viaggi mentali assurdi.»
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Firdaus non mi aveva chiesto perdono per come si era comportato; continuavo a pensare che dovesse farlo o che almeno avesse da chiarire se la mia presenza là per lui non fosse stata importante oppure sì.
Non si era fermato neanche un istante a pensare al trauma che mi avrebbe provocato vederlo librarsi in volo e venire giù dritto contro le escrescenze del terreno.
Avevo il sospetto che avesse traumatizzato anche altri, sospetto tenuto vivo anche per la reazione di Terence. Per dire, neanche per una frazione di secondo aveva supposto che l'avessi spintonato io.
Aveva solo preso le sue poche cose ed era partito per la Centosessantottesima West. Non si era messo nuovamente a tessere scuse sulle azioni del figlio.
Avevo bisogno di parlare con Firdaus.
Lo trovai fuori dal college appoggiato alla sua Ducati, che fumava e al tempo stesso leggeva una mattonata. Quando sollevò lo sguardo e mi avvistò, fece un cenno ozioso, disavveduto, come se il mio fosse solo un viso già visto da qualche parte, poi tornò a leggere.
Mi avvicinai. «Hai un secondo?»
Prese fra le dita la sigaretta e si voltò di profilo per non cacciare il fumo sulla mia faccia.
«Non è mai solo un secondo,» ribatté chiudendo il libro.
«Allora hai tutto il tempo che serve per fare una discussione saggia e civile su quello che è accaduto ad Hancock Street.»
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Glimpse of us
RomanceAttenzione: Dark romance, se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto. "Da morti, non si vive più. Ma da vivi si muore tante volte." * * * Carina, sdegnosa e matricola provetto della New York University, Miranda Prescott è una ragazza come le a...