Capitolo 5

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La mia migliore amica non aveva ancora smesso di pensare a Firdaus, mentre lui non dava la parvenza di esserne minimamente interessato, anzi la andava schivando, appena Sydney, in un accesso di pazzia, cercava di avvicinarsi.

«Rendi, sono stanca. Non ce la faccio più,» stava passando un brutto periodo per un ragazzaccio, quello doveva essere il karma per tutte le volte che aveva rifiutato quelli con la testa a partito.

Beh, quel giorno non ero disponibile a farle consulenza. Dopo più di una settimana mi domandavo ancora se intavolare una conversazione con Seb o lasciarlo stare.

«Uhm, uhm.»

«Uhm, uhm?» Mi fece il verso Sydney. Stavamo in mensa e c'era un chiasso assurdo. «Ma che ti prende oggi? Hai la testa fra le nuvole.»

«Io?» Mi massaggiai la fronte. «No, no. È che sono un po' presa dagli esami.»

«Tu sei sempre presa dagli esami, Rendi,» mi scompigliò i capelli. «Dev'essere per forza qualcos'altro. Le mestruazioni?»

Non avevo alcuna intenzione di parlarle di Sebastien, non perché non mi fidassi di Sydney, ma perché avrebbe significato fare outing a mio fratello. «No, Sid. Non importa.»

Lei titubò, poi arrivò a una deduzione presumibilmente errata, quindi mi lanciò uno sguardo di chi la sapeva lunga. «So a che devi quel broncio da stamattina,» sentenziò.

«Sicuro.»

«È per Malcolm, vero?» Ecco che discutibile spessore veniva fuori dalle sue deduzioni. «Non ti ha chiamata dalla sera della festa e pensi che non gli sia piaciuto il bacio.»

Non potevo nasconderle che in effetti aveva ragione riguardo alla sparizione di Malcolm. «Può essere. Non bacio spesso.»

«Non baci mai, Rendi,» si avvicinò avendo la decenza di abbassare la voce. «E non osare menzionare le goffe slinguazzate in Sette minuti in paradiso.»

«Blé, Sid. Non ho mai usato la lingua.»

«Meglio così.» Si ricompose con aria di sufficienza. «Comunque, non preoccuparti per Malcolm. È cotto.»

«Sì, ovvio. Da cosa lo hai capito?»

«Ci ho parlato, scema. Viviamo nello stesso palazzo, buttiamo la spazzatura alla stessa ora e litighiamo per lo stesso posto auto.»

«Che ti ha detto di me?»

«Che è cotto, te lo ripeto.» Sorrise e anche io di rimando. Poi, lasciandomi intuire per sottintesi una perversa intenzione tutta sua, annunziò: «Intende invitarti alla festa delle matricole.»

Il mio entusiasmo ruzzolò giù dalla Valle dell'Idillio. «Oh no, le festa delle matricole. Io non andrò, Sid. La tua mi è sufficiente per tutto l'anno.»

«Non essere noiosa, Rendi. È la tua occasione,» era davvero determinata a vedermi "sverginata." «Malcolm del secondo anno di Scienze eccetera eccetera è perfetto per te ed è anche un bel ragazzo.»

«Ci penserò okay? Per ora non mi ha nemmeno invitata ufficialmente.»

Sydney mi stava rispondendo che l'avrebbe fatto prima di quanto pensassi, quando Malcolm tirò dritto verso di me dalle sue spalle. Le feci segno di zittirsi, ma lei pronunciò il suo nome prima di trovarselo a fianco.

«Parlavate di me?» Il suo sorriso perfetto illuminò a giorno tutta la mensa.

«No, no. Un altro Malcolm,» borbottai.

Malcom scoppiò a ridere e si mise seduto accanto a me.

Sydney schizzò in piedi. «Questo è proprio il momento perfetto per ripassare prima che ricomincino le lezioni.» Ovviamente, lei non ripassava mai prima delle lezioni. «Ci becchiamo in giro, Malcolm.» Appena questi non poté più vederla, mi mimò con le labbra: "Dopo ti chiamo per spettegolare."

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