Capitolo 35

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"Io sono una parte della cura o sono una parte della malattia?"

Coldplay – Clocks




Rendi's pov

La festa proseguiva nella dipendenza. Dalla finestra della mia camera potevo sentire della musica a tutto volume, le strimpellate di una chitarra, e alcuni ragazzi che chiacchieravano in giardino. In casa non c'era nessuno.

Per qualche strana ragione, non riuscivo a dormire. Mi giravo e rigiravo nel letto canticchiando canzoni indie.

Dopo che Firdaus mi aveva stravolto la serata non mi sentivo più tanto triste, ma non potevo fingere che ultimamente la mia vita non stesse prendendo una piega insidiosa.

Come se non bastasse acuendo l'orecchio sentii dei suoni fuori dalla stanza.

Era difficile distinguere se fossero passi o il rumore di qualcosa che veniva trascinato, ma d'istinto mi raddrizzai mettendomi seduta e cercai con lo sguardo il mio cellulare. Merda, era in bagno.

Tecnicamente, avrei potuto correre a recuperarlo o chiudermi nel gabinetto o entrambe le cose, ma ogni volta che mi spostavo per raggiungere il capezzale la paura faceva novanta. Dovevo fare qualcosa.

Insomma, poteva anche darsi che fosse uno dei miei fratelli che desiderava imboscarsi con qualcuno, ma l'aria era satura di tensione come un preannuncio.

Ad ogni modo rimettendomi a un briciolo di coraggio camminai scalza fino al bagno e mi lanciai verso il cellulare.

Era scarico, ovviamente.

Proprio mentre smanacciavo sullo schermo per affidare la mia vita a una tacca superstite di batteria, la porta della mia stanza si aprì.

Sentii il cigolio del legno che strusciava contro il pavimento e in qualche modo anche la presenza di un'altra persona a poca distanza da me.

Mi ghiacciai sforzandomi di dosare il respiro. Le luci erano soffuse e molto probabilmente il tizio che era entrato non aveva udito la mia camminata felpata fino al wc. Quella stanza poteva anche essere vuota.

«Rendi!!» Udii gridare. «Esci fuori.»

Era Sydney.

E aveva il suo tono da ubriaca.

Senza pensarci troppo feci come mi aveva detto. Era sola; aveva gli stiletti in una mano, il trucco sfatto e sembrava si fosse appena accapigliata con qualcuno.

«Cosa... cosa hai combinato?» Domandai.

«Sei una stronza,» urlò piangendo. «Come hai potuto farmi questo... eravamo amiche. Mi hai preso per il culo per tutto questo tempo. Pensavo... tu sei brava solo a fare questo, a rovinare le vite degli altri. Non riuscivi a credere che fossi felice...»

«Ma cosa... sei ubriaca? Ti siedi un attimo?»

«Vaffanculo, Miranda. Vaffanculo. Mi verrebbe voglia...» dalla stizza prese il portapenne dalla mia scrivania e me lo lanciò contro.Dritto sullo stomaco. Era di ferro.

«Aia, porca miseria.» Mi contorsi stringendo la maglia del pigiama in un pugno. Adesso avrei dovuto anche buscarmi le sue sfuriate senza senso.

«Sei una stronza,» afferrò il libro di sociologia e me lo tirò in faccia. Persi l'equilibrio e rovinai in ginocchio. Se non l'avesse smessa subito... «Neanche pensavi ai ragazzi prima di vedermi con lui. No, tu eri invidiosa, dovevi avere quello che volevo io... per forza...» prese un tagliacarte e me lo lanciò sulla schiena. Era accecata dalla furia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 28, 2023 ⏰

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