Capitolo 15

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Steve Nelson del corso di Diritto societario, uno dei più influenti dell'università, stava pubblicizzando la sua pretenziosa festa in maschera in occasione di Halloween.

L'opuscolo che affiggevano sulle bacheche Nelson e altri rampanti legulei annunziava: «Dresscode super sexy: Niente suore se non portano reggicalze. Indirizzo: Union Street di Park Slope presso Brooklyn. Stasera ore venti. Tutto gratis.»

Io detestavo a viva forza Halloween, tuttavia dovevo presenziare a quella festa anzitutto perché dovevo sfoggiare lo splendido travestimento quale non se ne vedevano di più belli dall'epoca di Kate Moss alla sfilata prêt-à-porter Primavera-Estate 1993 di Martine Sitbon.

Il mio vestito era in stile indiano, di un tessuto a coste simile alla canapa, frangiato sulla bordura, stretto in vita da un cinturone di cuoio. Lo indossai con un vezzo di perle nere di Tahiti.

Invece Sydney calzò un babydoll in pizzo a imitazione di una crocerossina sexy con uno stetoscopio leggerissimo rosso prugna che ben si abbinava per colorazione alla sua chioma. Sebastien calzò un completo da dandy e Nathan uno vampiresco, riciclando un antico tabarro di Gladys Prescott.

«Che stiamo aspettando? Andiamo,» dissi, notando che nessuno dei tre avanzava mezzo passo verso la macchina di Nathan.

«No, deve venire Firdaus,» rispose la mia amica.

Non portò a termine la frase che una Ducati ruggì in lontananza, degli uccelli spiccarono il volo alla rinfusa e un gruppo di felini corsero a razzo sotto le tettoie. Immediatamente più tardi, Firdaus smontò dalla moto senza fare un cenno di saluto. Indossava una giacca sahariana militaresca che di terrificante aveva senza dubbio le malefatte – le cuciture delle maniche erano disfatte e i bottoni sbucavano dalle asole.

Lui stesso l'aveva combinata così mentre usciva dall'attico Rochowicz e raggiungeva la sua moto «per il nervoso di doversi presentare a quella merda» (Firdaus disse) «dato che era la fottuta stella dell'università.» (Sebastien aggiunse.)

«Fatti almeno sistemare i gemelli,» però li feci sistemare da Sydney, che dal canto suo attese all'ufficio con solerzia.

Quando giungemmo all'indirizzo della festa, io e la mia amica per poco non sfiorammo terra con la nostra mandibola: la location era mostruosamente fica. Nessuno faceva davvero paura. Avevano tutti messo l'accento sul «super sexy» del dresscode.

Dopo essersi imbambolato a fissare il seno di Sydney strizzato nel bustino e avere incassato un sonoro schiaffo dalla medesima, Steve Nelson ci invitò a entrare e ci diede delle maschere.

Firdaus era scettico. «Dobbiamo metterle per forza?»

«Ovvio, amico, non hai notato che le hanno tutti?»

«Che c'entra? Tutti hanno anche un cervello ma nessuno se ne serve a sufficienza.»

I miei fratelli diedero manforte a lui, ovviamente. «Questa cosa delle maschere è proprio una stronzata.»

Steve Nelson, che già conosceva il temperamento dei tre, pronunziò: «Potreste non lamentarvi per una buona volta? Vi giuro che scopare è più eccitante con la maschera.»

A quelle parole, si zittirono. Forse aveva ragione Steve Nelson, si sarebbero divertiti di più in quel modo.

«È come spiare una ragazza nuda dal buco della serratura,» ragionò il militare.

Il vampiro rispose: «Cento volte più eccitante che averla di fronte.»

Il dandy scosse la testa sconsolato.

Più tardi, Firdaus se ne scappò a cacciare la selvaggina, Sebastien lo pedinò per condiscendenza, Nathan con l'intento di imitarne le mosse e Sydney per il terrore che «il suo ragazzo» le venisse sottratto.

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