Capitolo 34

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"Il più bello dei mari è quello che non navigammo.

Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto.

I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti.

E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto".

- Nazim Hikmet








Per giorni evitai Firdaus poiché temevo che Charlotte potesse accorgersi che ci fosse qualcosa tra noi, qualcosa che rimaneva ridicolamente potenziale.

Ma non volevo scoprire il fianco così facilmente.

Quando commettevo l'errore di attraversare gli spazi comuni e avvertivo Firdaus nei dintorni, lo precedevo sfuggendogli. Evitavo di parlargli, di farmi adescare nei magazzini della scuola o anche solo di lanciargli uno sguardo.

Quella mattina entrai al college ancora più turbata.

Nel cortile c'era una coppietta zuccherosa stile liceo che si scambiava effusioni e sguardi. Stavo veramente rinunciando a qualcosa del genere per una serpe? No, non proprio. Neanche sotto ricatto Firdaus mi avrebbe baciata dinanzi a scuola. E neanche io avrei mai commesso un'infrazione.

I miei pensieri quei giorni si facevano ripetitivi: perché Charlotte deve decidere quando posso avvicinarmi a Firdaus? Perché devo rinunciare a lui? Perché sto diventando schiva e silenziosa come prima?

«Ehi, Rendi.»

Ah e poi c'era Nathan. Non sapevo come comportarmi con lui. Era come se ormai fosse uno sconosciuto. Era il ragazzo che guidava la jeep nella frattaglia o il mio migliore amico?

Non solo aveva concorso a bullizzarmi, ma si pentiva delle sue azioni perché sua sorella ne aveva pagato lo scotto più che per altro.

In ogni caso, non sembrava felice di poter incorrere in Charlotte per i corridoi. Beh, almeno non ce l'aveva in classe.

Era con un amico e si avvicinò a me. Mi chiese come fosse andato l'esame di quella mattina, ma non gli risposi.

È andato bene, fratello. Tu dimmi un po': dovrò farmi piacere per forza la prossima donna di cui ti innamorerai perché altrimenti potresti legarmi i piedi a un pickup e partire?

Nathan stava per riattaccare ma l'amico catturò la sua attenzione accennandogli con il mento a qualcosa, o qualcuno, davanti a lui e dietro di me. Per un lungo istante il suo viso biancheggiò.  

Mi spostai per guardare e sarebbe stato cento volte meglio non farlo.

Charlotte aveva appena visto Firdaus senza camuffamento.

Okay, doveva succedere, ma almeno non dinanzi a me, non così velocemente. 

Dei ragazzi chiacchieravano con lui davanti alle macchinette. Gli stavano mostrando qualcosa al telefono.

Firdaus indossava la solita giacca di cuoio con il colletto coreano e le tasche anteriori in corrispondenza dei pettorali.

Aveva le braccia conserte, lo sguardo severo e composto mentre faceva segni di diniego. Si torturava le labbra carnose mordendole fino a farle fiammeggiare. Non sembrava d'accordo con le teorie che gli stavano propinando.

Se fossimo stati fidanzati, se Nathan avesse saputo e concordato, se Charlotte non fosse stata a due metri da noi, forse... forse avrei commesso un'infrazione e l'avrei baciato.

«Oh, cazzo, se lo sta divorando con gli occhi,» gracchiò l'amico di mio fratello. Questi cacciò un ringhio. Sapevo come ci si sentisse. Eravamo sulla stessa barca quella volta.

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