Capitolo 32

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«Dios mío, Eve!» Sfiata Billy.

Mormorai un accidenti guardando la mia camicia bianca impregnata di caffé.

«Cazzo, Billy. Non ho nemmeno un cambio.» Sbuffo osservando la macchia marrone nello specchio.

«Da quando parli spagnolo?» Cinguettai aggrottando la fronte.

«Tz, sto facendo un corso. ¿Qué dices?» Finì sornione.

Continuai a fissarlo confusa e roteò gli occhi. «Ah, lascia perdere.»

«Eve, tutto a - oh, santo cielo!» Esclamò Greice entrando in bagno.

«Perfetto, siamo al completo. Qualcun altro vuole unirsi?» Chiesi ironicamente a voce alta.

«Cosa ti è successo?» Strillò Greice.

«Credo di essere particolarmente stanca oggi.» Le riferì.

«Comunque, hai scelto il giorno sbagliato per macchiarti la camicia. C'è un certo Jake che chiede di te.» Disse Greice incrociando le braccia al petto.

I miei occhi si spalancarono e credetti di svenire o di essere sotto forma qualche di maledizione.

Uscì dal bagno seguita da Billy e Greice e sorrisi senza voglia nel vedere Jake appoggiato alla penisola della reception con fare annoiato. Il suo sguardo si illuminò appena mi vide per poi spostarsi sulla grande macchia che contornava la mia camicia.

«Jake, cosa ci fai qui?» Chiesi ignorando il suo sguardo confuso.

«Ti sei dimenticata questo a casa mia.» Disse facendo penzolare in una mano la mia agenda.

Sorrisi nervosamente per poi acchiappare di scatto l'agenda dalla sua mano e mormorai un grazie.

«Bene, il mio lavoro qui è finito. Ci si vede, signorina Roberts

Non aspettò una mia risposta. Se ne andò di fretta lasciandomi con l'agenda stretta al petto e il respiro ansante.

«Time out! Tu, sei stata a casa di quel figo?» Strillò Greice.

Le intimai di abbassare la voce e annuì.

«Chi è stato a casa di chi?»

Pregai che non fosse il signor Jones prima di girarmi ma, come sempre, la sfortuna era la mia miglior compagnia. Greice e Billy balbettarono frasi sconnesse mentre io ero diventata una statua di pietra.

«Jimmy, del reparto risorse umane.» Bazzicò Greice dandomi una gomitata per farmi riprendere, al ché annuì per avvalorare la sua tesi.

«Non l'avrei mai detto, Eve mi puoi seguire nel mio ufficio?» Esclamò spostando l'attenzione su di me.

Annuì e si voltò per andare nel suo ufficio, ne approfittai per lanciare un'occhiata rabbiosa a Greice che evitò il mio sguardo guardandosi intorno.

«Allora, come procede con la pubblicazione di quel romanzo . . . ricordami il nome . . .» Il signor Jones si sedette sulla sua poltrona ed io sulla sedia davanti alla sua scrivania. «Il bello d'amare, signore.» Risposi prontamente.

Annuì aspettando una mia risposta e mi lisciai furtivamente il tubino per poi puntare nuovamente gli occhi nei suoi. «Stiamo ultimando i dettagli, come la copertina. Ho parlato con John del reparto grafica. Sinceramente non sono d'accordo con la sua scelta.» Azzardai.

Strabuzzò gli occhi e mi preparai ad una sfuriata.

«Mi dica cosa propone.» Rispose con pacatezza.

«Io, beh - insomma. Credo che la copertina risulti superficiale e allo stesso tempo volgare. Il contenuto tratta l'argomento dell'amore con purezza e non vi sono presenti scene esplicite per cui stona profondamente con l'involucro. Più che una copertina basata sul lato sessuale della coppia suggerirei un adattamento meno carnale e più sentimentale.» Argomentai.

Mi fissò per poco e deglutì sentendomi in soggezione. «Mi piace. Puoi dirlo a John!» Esclamò.

Strabuzzai gli occhi ma cercai di darmi un contegno e sorrisi ringraziandolo.

Continuai a leggere i manoscritti che il signor Jones mi aveva mandato e sobbalzai appena la porta venne aperta con furia.

«Eve, è arrivato il nuovo addetto alla reception che mi aiuterà nelle mansioni.» Gracchiò facendo irruzione nel mio ufficio. «Entra pure.» Continuò rivolgendosi alla figura che ancora non riuscivo a vedere finché non si rivelò, entrando nell'ufficio avvolto in uno smoking gessato.

«Tu?» Bisbigliai.

Era il ragazzo dagli occhi rossi che avevo incontrato nel minimarket. Vidi nella sua espressione dello sgomento come per me, cercai comunque di assumere una postura composta ricordandomi della presenza di Greice che non prese tempo nel fare domande.

«Vi conoscete?»

Io annuì senza guardarlo e rivolsi la mia attenzione allo schermo del laptop. Il ragazzo si avvicinò alla mia scrivania e lentamente mi tese una mano, guardai prima lui e poi la sua mano indecisa su cosa fare.

Ero sul posto di lavoro per cui rancori e sentimenti dovevano rimanere fuori da quelle mura, gliela strinsi.

«Benvenuto alla Jones & Jones.»

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