«Somministrate il sedativo numero otto. Il paziente numero uno ha ricevuto l'esperimento numero quindici?»
«Sì, signor Myerson. Non riporta sintomi evidenti in questo momento.»
«Avete prelevato il campione di sangue da entrambi i pazienti?»
Sentii delle voce ovattate, una maschile e una femminile. Un mal di testa allucinante mi colpì e mugugnai qualcosa di incomprensibile.
«Sì, signor Myerson.»
«Signor Myerson? La paziente numero due si sta svegliando.»
Sentii la suola delle scarpe battere sul pavimento avvicinandosi a me ed aprii gli occhi di scatto.
Mi guardai intorno confusa. Dove ero?
Sembrava una stanza d'ospedale. Ero legata da delle fasce bianche ad una barella. La stanza se non per un mobiletto bianco, era vuota.
Guardai con orrore la flebo attaccata al mio braccio.
«Dove sono?» Urlai.
L'uomo che aveva fatto irruzione nel mio appartamento mi osservava con sufficienza avvolto in uno smoking gessato e affiancato da una donna vestita da infermiera.
«Eve Roberts, ti consiglio di rimanere tranquilla. Ti trovi nel mio laboratorio, se ti dovessi chiedere perché non ti ho ancora uccisa, è perché voglio prima analizzare il tuo sangue per motivazioni che, francamente, non ho motivi per dirtele.»
Mi divincolai e ringhiai per la rabbia ma sentii un dolore lancinante ai polsi. L'uomo rise insieme alla donna.
«Non ti consiglio di provarci. Queste fasce sono pericolose persino per un essere ignobile come te.»
Mi venne da piangere per lo sconforto ma non volli dargliela vinta. Girai la testa guardando altrove finché non sentii la porta chiudersi dietro a quei due.
Analizzai la stanza. Non vi era nessuna finestra, avrei potuto tentare con la porta ma le fasce mi impedivano di alzarmi dalla barella.
Strinsi i denti, forzai le gambe e le braccia. Mi venne da urlare per il dolore pungente ma continuai a tirare all'inverosimile le fasce.
Crack!
Si ruppero con difficoltà dandomi la possibilità di alzarmi dalla barella ma venni catturata da un capogiro improvviso che mi fece ancorare con un braccio ad un angolo della barella.
«Cazzo! Dove sono?» Mormorai a me stessa.
Tirai con forza la porta che si incrinò leggermente ma non si aprì. Sentii un rumore di sottofondo e in un angolo della camera sulla parete vi era una telecamera piccola e bianca che seguiva i miei passi ogni qualvolta mi muovevo. A momenti sarebbe apparso qualcuno.
Colpii la porta ripetutamente finché cedette con un rumore sordo e mi inoltrai in un corridoio bianco.
Vi erano molte porte con delle finestre quadrate da cui si poteva vedere all'interno. Mi alzai in punta di piedi e guardai in una delle tante porte.
«Devi mischiare la sostanza B-12 con la C-15. Se tutto va bene, avremmo la giusta formula per assorbire i loro poteri.» Tuonò una voce femminile mentre teneva due flaconcini nelle mani.
Strabuzzai gli occhi e mi portai le mani sulla bocca scioccata da quelle parole. Volevano il mio sangue per avere ideare un potere più forte del nostro e sterminare qualsiasi forma innaturale.
Mi allontanai lentamente da quella porta andando a sbattere nell'altra alle mie spalle. Sussultai pensando che mi avrebbero presa ma non ci fu alcun rumore.
Mi voltai per guardare all'interno della porta in cui avevo sbattuto. Rimasi di nuovo scioccata, all'interno c'era Jake.
Era legato con le stesse fasce e dal respiro regolare sembrava stesse dormendo. Mi guardai intorno e abbassai la maniglia che si apriva solamente da fuori.
Entrai con cautela avvicinandomi alla barella e guardando con orrore le flebo nel suo braccio. Nei tubicini veniva succhiato il suo sangue fino ad una sacca trasparente piana già per metà.
«Jake.» Sussurrai.
Non mi rispose. Non sapevo cosa fare, avevo paura che potessi fargli male ma l'unica scelta era quella di staccargli quegli aggeggi infernali dal braccio.
Quando staccai le flebo dal suo braccio sentii due mani stringermi con forza il collo e mi accorsi che erano di Jake.
Il suo sguardo era vuoto, arrabbiato e cinico. Mi guardava con disprezzo.
«Jake . . .» Bofonchiai a corto di ossigeno.
«Jake, sono Eve.» Provai nuovamente.
Mi guardò ancora più arrabbiato e lasciò la presa sul mio collo. «Avrei dovuto capirlo prima che facevi parte di questa messinscena.» Sputò alzandosi.

STAI LEGGENDO
IL RICHIAMO DELLA ROSA
ChickLitJake Jones è il detective più ambito del Massachusetts: scapolo impenitente, con un aspetto che non passa inosservato e un carattere tanto arrogante quanto magnetico. Con la sua camicia bianca che mette in risalto la sua mascolinità, sembra sempre i...