«Ma cosa stai dicendo, Jake?» Ringhiai.
Mi guardò con disprezzo e spostò lo sguardo sulla camera, analizzandola.
«Dove mi avete portato?» Disse senza ascoltarmi.
«Jake, io sono stata catturata, come te. Non so assolutamente dove siamo e non sapevo nemmeno che tu fossi qui.»
Mi scambiò un'occhiata dubbiosa per poi rilassare i muscoli. «Dobbiamo scappare prima che ci uccidano.»
Per fortuna quando entrai nella stanza misi una sedia che trovai vicino alla porta all'interno della stanza in modo che non si chiudesse.
Uscimmo silenziosi da lì e corremmo con la nostra velocità per il corridoio finché non sentii un dolore lancinante alla schiena.
«Bene, bene. Bonnie e Clyde pensavano di scappare. Eve, hai esattamente . . .» - Esclamò l'uomo che ci aveva rapito sorridendo. - « . . . un'ora prima che il veleno che si è insediato nel tuo sangue ti riduca in un mucchio di ossa. Stessa cosa tu, Clyde.» Terminò beffeggiando Jake.
«Menti.» Ringhiò Jake.
L'uomo rise e si avvicinò tenendo la balaustra in una mano. Mi lamentai silenziosamente per il dolore inflitto alla schiena dalla freccia e vidi Jake stringere i denti mentre scorgava incessantemente sangue dalla ferita al petto.
«Jake, possiamo aspettare un'ora o . . .» - Esclamò alzando l'indice con fare teatrale. - « . . . tornate nelle vostre stanze e vi somministro l'antidoto.»
Io e Jake ci guardammo. Se fossimo scappati saremmo morti nel giro di un'ora, se fossimo rimasti saremmo comunque morti nel giorno di ore o giorni ma avremmo potuto trovare una via di fuga dopo esserci presi l'antidoto.
Si avvicinarono a noi due uomini robusti vestiti di nero con delle armi nella cinghia. Venni scortata nella stanza in cui mi ero svegliata e, penso, anche Jake.
Una donna messa in tiro con la veste da infermiera, però striminzita, entrò ancheggiando con degli aggeggi su un carrellino di ferro.
«Bene, tesoro. Ti consiglio di stare ferma in modo che io ti possa somministrare l'antidoto.» Cinguettò.
Fu più astuta di me perché mi fece legare al petto con le fasce in modo che non potessi scappare dopo.
Osservai con attenzione ogni sua mossa. Prese una siringa con all'interno del liquido trasparente e la controllò facendo sprizzare delle gocce dall'ago.
La mia fottuta paura per gli aghi da bambina tornò e la fissai con orrore.
Si avvicinò e senza indugi e carezze infilò l'ago nel mio braccio. Strinsi i denti per evitare di gemere dal dolore e dalla paura.
Sospirai sollevata appena lo tirò fuori e lo ripose sul carrellino. «Bene, buona permanenza, tesoro!» Ironizzò per poi uscire dalla stanza.
Mi guardai intorno. L'unica soluzione era forzare di strappare ancora le fasce e trovare l'antidoto nel caso in cui ne avessimo di bisogno per poi scappare.
Strinsi i denti e ripetei le stesse operazioni soffocando le urla di dolore finché le fasce con un rumore sordo si ruppero.
Scattai in piedi e pensai di fretta al codice di sicurezza della porta che avevo registrato mentalmente mentre venivo scortata nella stanza.
Premetti i numeri 3487 e il display minuscolo divenne verde. La porta si aprii con un click ed uscii.
Mi guardai intorno cercando la stanza di Jake. La trovai, guardai dalla finestra minuscola ma di lui non c'era nessuna traccia.
Aggrottai la fronte confusa e allarmata allo stesso tempo. Girovagai per i corridoi cercando il laboratorio fino a quando due mani non premetterò sulla mia bocca.
Mi divincolai mentre venni trascinata in un angolo buio del corridoio. «Sssh, sono io.» Sussurrò la voce, Jake.
Mi rilassai sul momento e mi voltai per osservarlo. Il suo volto era tumefatto da segni di lotta e i suoi vestiti erano sgualciti.
«Come hai fatto?» Sussurrai sorpresa.
Mi agguantò un braccio tirandomi nel corridoio. «Adesso non abbiamo tempo per raccontarci la giornata.» Bofonchiò.

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IL RICHIAMO DELLA ROSA
ChickLitJake Jones è il detective più ambito del Massachusetts: scapolo impenitente, con un aspetto che non passa inosservato e un carattere tanto arrogante quanto magnetico. Con la sua camicia bianca che mette in risalto la sua mascolinità, sembra sempre i...