«Isabel, cosa stai facendo?»
La mia mente elaborò gli episodi con velocità. Boccheggiai nel vedere mia madre davanti a me.
«Mamma . . .» Sussurrai.
Non si voltò.
I suoi occhi scuri e profondi fissavano con rabbia mio padre. Custodiva tra le mani un taccuino marrone.
«Sto facendo quel che è giusto per nostra figlia.»
Mio padre ridacchiò. Si sedette su una poltrona con inserti dorati, dalla robusta struttura in legno e accusò mia madre con lo sguardo.
«In questo modo ti uccideranno. Ti rammento che il tuo potere deve rimanere nell'oblio. Se le persone iniziassero a sospettare qualcosa tu verresti uccisa.» Finì puntando l'indice con rabbia verso mia madre.
Mia madre alzò il mento noncurante delle parole di mio padre. «È necessario che lei venga protetta. Alla sua nascita ogni vampiro e stregone sentirà il suo cuore battere. Non possiamo rischiare che venga presa da una delle due fazioni. Anche se sono a capo delle streghe, questo non impedisce loro di venir meno alla propria coscienza.»
Mio padre si passò le mani sul volto avvilito. Mi avvicinai a lui accarezzandogli la spalla e alzò di scatto lo sguardo.
Sussultai pensando che mi avesse sentita ma puntò nuovamente lo sguardo su mia madre.
«Se cambi il destino di Eve, non sarà in grado di proteggersi. Io, non sarò in grado proteggerla. Sono un umano, cazzo! Se ti dovesse succedere qualcosa non saprei cosa fare.»
Strabuzzai gli occhi.
«È giusto che Eve possa avere un'infanzia comune. Riacquisterà col tempo la sua memoria ma non voglio che venga inseguita da forze soprannaturali mentre è ancora nelle fasce. No, non lo accetto!» Urlò mia madre.
Tutto intorno a me divenne sfocato. Mi guardai intorno non vedendo più nessuno se non un buio incessante ovunque guardassi finché riapparve la luce.
Non ero più in quella stanza.
Mi trovavo in una piazza, accerchiata da una miriade di persone che esultavano per qualcosa.
Mi guardai intorno spaesata e puntai lo sguardo verso dove guardavano le altre persone.
Lì vidi mia madre.
La vidi su un soppalco, legata e con delle ferite evidenti sul corpo.
«Isabel Roberts, per aver praticato la stregoneria per scopi personali sei condannata alla morte.» Esclamò una voce che notai solo in quel momento sul soppalco.
Un uomo anziano e dai capelli brizzolati teneva in mano una corda.
Salii con lo sguardo finché essa non finì sul collo di mia madre.
«No!» Urlai.
Sembrò che nessuno mi sentisse. La folla esultava per la condanna come se fosse un giorno festivo e l'uomo abbassò di scatto la corda.
La impigliò in un punto del legno massiccio e vidi mia madre boccheggiare.
Piansi lacrime salate mentre lei si contorceva in una morte imminente finché smise di muoversi.
Mi portai i palmi delle mani sulla bocca incredula da tale atrocità. L'uomo con l'aiuto di altri due abbassarono il corpo di mia madre per poi stenderlo sul ruvido soppalco.
La folla incitò e mi arrabbiai perché non potevo far nulla se non guardare quanta cattiveria ci fosse in quelle persone.
Di nuovo non vidi più nulla. Ancora diventò tutto buio intorno a me.
«Eve.»
Sentii una voce chiamarmi ma non capii da dove provenisse.
«Eve.» Ancora una volta.
Riuscì ad aprire gli occhi vedendo Margaret di fronte a me scrutarmi con attenzione insieme ad Angie.
«Stai bene?» Chiese Angie.
Sentii le guance bagnate e mi toccai istintivamente con i polpastrelli sentendo le lacrime scendere a fiotti. Durante le visioni ho inconsapevolmente pianto.
«Io . . . non credo. Come è potuto succedere?» Esclamai singhiozzando.
Margaret scosse le spalle sconsolata senza rispondermi, probabilmente non sapeva cosa dirmi.
Angie si avvicinò e mi abbracciò. Mi strinsi a lei piangendo per quel che avevo visto.
«Va tutto bene.» Sussurrò.
Mia madre si era sacrificata per me.
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Segreto
Romanzi rosa / ChickLitJake Jones è lo scapolo e detective più ambito del Massachusetts. Difficile non notarlo con la sua camicia bianca che lascia intravedere la sua mascolinità ed un carattere arrogante e sprezzante. Non concede diritto di replica, se non ai suoi indizi...