Capitolo 51

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«Sa', non mi ha convinto con quella storia del caso. Lei mi conosce e non per quello.» Esclamò con le mani nelle tasche dei pantaloni scuri.

Mi torturai le mani all'idea di essere al parco della città a passeggiare con Jake. I miei occhi saettarono su di lui a quelle parole. Forse ricordava.

«Per caso ci siamo incontrati in qualche bar? Se così fosse mi sembra strano non ricordare il suo viso.»

Le mie speranze morirono mano a mano che parlava. Capii che l'unica alternativa era reggergli il gioco, al ché annuii.

«Mi spiace di averla importunata in quel modo nell'ufficio.» Risposi a disagio.

Schioccò la lingua prima di ridacchiare. Mi chiesi cosa ci trovasse di divertente nelle mie parole.

«Qualcosa mi dice che c'è dell'altro ma per adesso, lascerò stare. Le auguro una buona giornata, signorina Roberts.»

Se ne andò avvolto in un cappotto grigio che faceva spiccare particolarmente le sue spalle grandi e toniche.

Sospirai di sollievo. Avevo paura che capisse qualcosa, o forse sarebbe stato meglio. Me ne andai col dubbio che attanagliava la mia mente.

«Eve!»

Mi voltai nella strada più trafficata della città e vidi Angie sorridermi.

«Angie, anche tu da queste parti?»

Annuì contenta e mi afferrò un braccio. «Andiamo a fare un po' di baldoria!»

Guizzai gli occhi su di lei a quelle parole non sapendo cosa intendesse per baldoria.

«Io - Angie. Non credo sia una buona idea.» Balbettai.

Sbuffò fermandosi di scatto e fissandomi intensamente.

«Vuoi sapere qualcosa di più sulla tua famiglia?» Borbottò.

Annuii sapendo che avevo vinto e mi braccò nuovamente per il braccio. «Allora, muoviamoci!»

Continuammo a camminare fin quando si fermò davanti ad una casa dall'aspetto lugubre. Di solito nei film horror quando entri vi è un serial killer nascosto con una maschera da hockey e un'ascia affilata. Che pensieri stupidi per una vampira. Mi insultai da sola.

Ero così tanto assorta nei miei pensieri che non notai quando Angie mi spinse dentro insieme a lei.

«Margaret, sei in casa?» Urlò.

Mi guardai intorno e sembrava un posto accogliente se non fosse per tutti i talismani e oggetti tipicamente da strega posati strategicamente per casa.

Di fronte avevo una scala che portava al secondo piano e ai lati due porte da cui una si intravedeva il soggiorno pieno di candele accese.

«Angie! Finalmente sei venuta a farmi visita.» Sbucò una donna di mezza età dal soggiorno.

Si fermò appena mi vide ed ebbi appena il tempo di osservarla meglio prima che Angie ricominciasse a parlare. I suoi occhi splendevano ancora di un verde smeraldo nonostante l'età, i capelli bianchi mostravano però, l'avanzare degli anni mentre si teneva avvolta in un cardigan di lana nonostante fuori ci fossero trenta gradi.

«Margaret, lei è . . .»

La donna non la lasciò finire. « . . . Eve.» Sussurrò fissandomi.

Corrucciai la fronte. Come sapeva il mio nome?

Anche Angie rimase stupita e tacque aspettando che Margaret riprendesse a parlare.

«Tu sei la figlia di Joséphine e Mike.» Continuò.

Mi torturai le pellicine delle unghie con una mano. «Come lo sa?» Mormorai sorpresa.

Si ammutolì e ci fece segno con il capo di seguirla nel soggiorno. Imitai Angie e mi sedetti sul divano di stoffa rosso mentre Margaret sparì da una porta.

Guardai Angie in ansia ed a disagio e vidi anche nel suo sguardo un po' di sgomento ma Margaret non mi permise di dare sfogo ai miei dubbi che riapparse dalla porta con un vassoio in mano.

Mise sul tavolino di legno davanti a noi il vassoio con dentro della spremuta e dei biscotti e si sedette su una poltrona di stoffa rossa davanti a noi.

«Conoscevo i tuoi genitori.» Esclamò d'un tratto.

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