Capitolo 34

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Mi sedetti di fronte a Jake nel café di Mindy che mi guardò neutrale.

«Ho fatto delle ricerche. Il mio obiettivo era cercare superficialmente ma controllando nel database questa persona non esiste. Ho fatto delle ricerche approfondite e sembra che si sia trasferito da tre anni in questa città. Non si sa però dove fosse prima.» Disse mostrandomi un fascicolo.

Sfogliai le pagine del fascicolo trovando poco e niente. Qualche lavoretto che ha svolto durante i tre anni di permanenza, dove abita e altri dati poco rilevanti.

«Come può una persona diventare invisibile?» - Mi lamentai. - «A meno che non abbia assunto una falsa identità.»

Alzai lo sguardo su Jake che non scompose la mia tesi. Agguantò il fascicolo per poi richiuderlo.

«Eve, queste informazioni non possono diffondersi. Non dovresti nemmeno saperlo. So che è difficile ma per quanto mi riguarda ti proibisco di dirlo a Greice fin quando ne capirò qualcosa in più.»

Assottigliai lo sguardo e posai i palmi freddi sul tavolo. «Non esiste, Jake! Quella -» Sputai.

«Scusate, ecco a voi.» Mi interruppe la cameriera del café.

La ringraziai ed aspettai che se ne andasse per poter riprendere il mio discorso.

«Stavo dicendo che quella ragazza uscirà con questa persona ed è altamente pericoloso. Non sappiamo nemmeno chi diavolo sia!» Finì.

«Non rimanere mai sola con questa persona. Finché non scoprirò cosa nasconde non è sicuro.» Borbottò.

Guardai l'orologio che segnava la fine della mia pausa pranzo e mi alzai rapidamente.

«Devo andare prima che il capo veda la mia mancanza.» Dissi frettolosa.

Mi sentì afferrare un braccio e mi ritrovai il viso di Jake a pochi centimetri dal mio.

«Pensi di scappare così facilmente?» Sussurrò.

Deglutì ricordandomi delle sue ultime parole durante la chiamata di ieri. Mi domandai cosa avrebbe fatto. Qual era il suo intento?

«Io, devo - andare.» Balbettai.

Rise portandomi sulle sue gambe e il mio viso diventò dello stesso colore dei gamberetti nel piatto quando sentì il mio sedere entrare a contatto con il suo membro duro.

«Non potrai sempre scappare.» Rispose per poi lasciare la presa sui miei fianchi.

Ne approfittai per alzarmi come una molla dal suo corpo e afferrai la borsa.

«Ci - insomma. Ci vediamo, grazie!» Balbettai ancora e scappai via.

La reception del piano era vuota. Aggrottai la fronte chiedendomi dove fosse finita Greice finché non la vidi uscire dal bagno ridendo insieme al nuovo arrivato.

Appena mi vide la sua espressione cambiò e diventò seria come il suo accompagnatore.

«Greice, ti dovrei parlare.»

Scambiò uno sguardo con il nuovo arrivato, Ashton. «Vai pure. Dopo ti raggiungo.» Disse civettuola facendogli l'occhiolino.

Sospirai quando rimanemmo sole e osservai la sua espressione arrabbiata.

«So che ciò che sto per dirti non ti piacerà ma ho fatto delle ricerche su Ashton. Non è quel che dice di essere. È arrivato in questa città tre anni fa ma prima di allora non ci sono notizie su di lui. Nessuna. Sembra quasi che non sia mai esistito.»

Incrociò le braccia al petto e inarcò un sopracciglio. Era evidente che non mi avrebbe creduta.

«Perché dovrei crederti?»

«Greice, se tu esci con Ashton e ti succede qualcosa non potrò mia perdonarmelo. Inoltre, non te l'ho detto ma . . .» Soffiai guardandomi intorno.

«L'ho incontrato ancora prima che venisse qui in un minimarket. Caddi a terra perché non lo vidi passarmi accanto, quando alzai lo sguardo i suoi occhi ero rossi. Rossi, capisci?» Accentuai.

Greice mi guardò scioccata e vidi lo sgomento nei suoi occhi ma poi sorrise. La fissai come se fosse impazzita.

«Eddai, sicuramente avrai visto male. E cosa sarebbe? Un mostro?» Esclamò ridendo.


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