Capitolo 37

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Portai una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio ed entrai nel minimarket vicino al mio appartamento. Presi ciò che mi serviva e uscii.

«Eve!»

Alzai lo sguardo e mi attraversò un brivido sulla colonna dorsale nel vedere Jake di fronte a me.

«Jake, come mai da queste parti?» Trillai.

Girò il volto e mi indicò il suo collega chino sul corpo di una ragazza riversa in una pozza di sangue. «Stiamo ispezionando una scena del crimine.»

Il perimetro era recintato dal nastro giallo e vi erano numerose auto della polizia.

«Ah, mi dispiace molto per quella ragazza. Si sa' qualcosa?» Dissi affranta e Jake scosse la testa in segno di negazione.

«Se non ti dispiace vorrei che ci incontrassimo tra mezz'ora al café di Mindy perché ho fatto alcune scoperte sul tuo collega Ashton.»

Aggrottai la fronte e lo fissai confusa. Di cosa stava parlando?

«In che senso?»

Mi guardò come se fossi pazza ma al momento quello più fuori di testa mi sembrava lui.

«Eve, il tuo collega senza un passato. Mi hai chiesto di fare delle ricerche su di lui.»

Continuai a non capire finché la mia mente si annullò. Persi il contatto con la realtà.

I miei occhi si dilatarono e la mia mente iniziò ad elaborare come un treno in fuga ricordi.

«Non rimanere mai sola con questa persona.»

«Io - cosa mi sta succedendo?» Mormorai portandomi le mani sulla testa. Il dolore divenne ancora più forte.

«Come può una persona diventare invisibile?»

I ricordi della nostra discussione iniziarono a susseguirsi e mano a mano che ricordavo aumentava anche il mal di testa.

«Eve!» Sentii gridare.

Tutto divenne buio. I miei occhi si chiusero ma nella poca lucidità sentii delle mani afferrarmi prima che potessi cadere sul suolo asfaltato. Dopodiché persi il contatto con la realtà.


«Signorina.» Sentii una voce parlare in lontananza.

«Signorina Roberts.»

Tentai di aprire gli occhi ma sentivo come se avessi due macigni. Sbattei ripetutamente le palpebre finché non trovai la forza di aprirli.

La luce bianca mi accecò a tal punto da farmeli richiudere.

«Signorina Roberts.»

Li aprii nuovamente e mi guardai attorno riconoscendo la stanza di un ospedale. Guardai l'uomo col camice addosso vicino al mio letto.

«Signorina Roberts, stavamo aspettando che si svegliasse. La sua mente è stata colpita da un emicrania grave che l'ha portata allo svenimento. Non sappiamo la causa ma preludo che potrebbe essere una conseguenza dovuta allo forte stress emotivo. Per caso, in questi giorni ha avuto episodi di stress, ansia o/e preoccupazione?» Finì e vidi un blocco con un foglio nelle sue mani.

«In realtà, non saprei.» Risposi confusa.

Trascrisse qualcosa sul foglio per poi puntare nuovamente lo sguardo su di me. «Il detective Jones l'ha accompagnata fino a qui.»

Il mio cuore balzò e mi ricordai la nostra conversazione prima che svenissi.

«Vorrebbe entrare ma gli abbiamo detto di aspettare. Vuole che lo faccia entrare?» La voce del dottore la sentivo ovattata mentre ripensavo a quel che avevo ricordato.

«Signorina Roberts?»

Scattai sul posto e fissai con sgomento il dottore. «Io - sì, grazie.» Risposi.

Annuì e se ne andò. Al suo posto vidi Jake entrare che mi guardò preoccupato.

Si sedette di fronte a me.

«Jake, io non ricordavo assolutamente nulla.» Esclamai per prima allarmata.

Si grattò l'accenno di barba sulla guancia e sospirò. «Tutto ciò non è normale.» Mormorò pensieroso.

«Tu come ti senti?» Continuò.

Scrollai le spalle e sorrisi nonostante le domande che aleggiavano nella mia mente.

«Meglio di prima. Io credo che Ashton mi abbia cancellato i ricordi. L'ho incontrato l'altro giorno nell'ascensore e mi ha avvertita di non mettermi tra lui e Greice.»

Scosse la testa e balzò in piedi.

«Non è possibile. Come avrebbe potuto cancellarti la memoria?» Esclamò nervoso.

IL RICHIAMO DELLA ROSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora