Capitolo 21

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Il giorno successivo.

«Greice, sono le otto di sera. Mi avevi detto per le sette, dannazione.» Arcuai il tono della voce al telefono.

«Eve, sto arrivando. Un attimo di pazienza!»

Sbuffai e la salutai per poi chiudere la chiamata. Mi guardai per l'ennesima volta allo specchio e potei dedurre con piacevolezza che ero riuscita a rendermi, perlomeno, presentabile.

La discoteca dove Greice aveva deciso di andare non era molto distante e detta sua era un posto tranquillo e non pericoloso.

Sospirai sperando che fosse così. Raramente, o meglio dire, non andavo mai in discoteca. La vita mondana, forse, non era il mio miglior alleato.

Quando arrivammo nel locale fui investita da una scia di fumo, alcool e sudore. Corpi scalmanati erano addossati al centro della pista mentre in disparte vi erano dei piccoli privé, la maggior parte con ragazzini in preda a crisi ormonali. E suvvia, Eve. Hai venti anni! - Mi ricordò la mia coscienza.

Mi feci spazio nella marea di persone ammucchiate insieme a Greice, dirigendoci verso il bar del locale. Mi chiedevo nel frattempo come ero arrivata fino a -

I miei pensieri vennero interrotti appena urtai con qualcosa, o meglio qualcuno.

Alzai lo sguardo pronta a scannare chiunque avessi davanti e il ragazzo poco più quindicenne davanti a me alzò le mani in segno di resa. Perspicace.

«Mi scusi.» Esclamò andandosene di corsa.

Oh, accidenti. Ero al punto da essere scambiata per una signora, ma quanti anni pensava che avessi? - Mi chiesi accomodandomi su uno sgabello vicino a Greice.

«Eve, cosa prendi?» Urlò per sovrastare la musica assordante.

«Una Coca-Cola.» Risposi genuinamente.

Mi fissò sbalordita e mi chiesi cosa avevo detto di cosa assurdo.

«Non per dirtelo: siamo in una discoteca e tu prendi la Coca-Cola?» Ululò.

Tentennai e osservai il locale stracolmo di persone e strepitare di musica. Forse aveva ragione.

«Scegli tu, allora.» Risposi scrollando le spalle.

Mi schioccò un occhiolino per poi girarsi verso il barista.

«Due Margarita, mi raccomando: belli forti!» Esclamò ridacchiando.

Respirai a fatica all'idea che non reggevo l'alcool.

Il barista ci porse i due cocktail e iniziai a sorseggiare il mio che scoprì essere incredibilmente buono.

Greice beveva tranquillamente guardandosi intorno e agguantando qua e là un ragazzo con lo sguardo mentre io mi sentivo come un pulcino in mezzo ai predatori.

Mi girai di scatto verso Greice quando sentii il suo bicchiere scagliarsi rovinosamente sul bancone del bar e mi guardò con uno strano luccichio negli occhi che non lasciava presagire niente di buono.

«Andiamo a ballare!» Strillò lasciando lo sgabello e tirandomi per il braccio.

Feci appena in tempo a posare il bicchiere sul bancone prima che mi trascinasse controvoglia nella pista, mi confusi così con la mischia di corpi sudati ed esaltati.

Greice ballava con maestria tanto è vero che parecchi ragazzi le buttavano qualche occhiata mentre io sembravo una staccionata di legno ficcata al centro della pista da ballo.

«Tutto bene?» Strillò Greice al mio orecchio per farsi sentire.

Mi allontanai leggermente e forzai un sorriso annuendo. Forse se avessi bevuto un po' di più mi sarebbe stato più facile lasciarmi andare - Metabolizzai.

Lasciai Greice in mezzo alla mischia che nel frattempo avevo adocchiato un ragazzo per cui non si rese conto della mia dipartita e tornai al bancone.

«Un bicchiere di vodka liscia. Pieno.» Sottintesi.

Il barista mi schioccò un occhiolino che trovai alquanto malsano e si girò per prendere ciò che chiesi.

Bevetti il bicchiere di vodka con velocità ignorando il bruciore che investii la mia trachea.

Dopo pochi minuti iniziai a sentirmi più leggera e la voglia di alcool si amplificò a tal punto che ne chiesi altre tre di bicchieri, uno dopo l'altro, o forse erano di più.

Beh, non mi importò.

IL RICHIAMO DELLA ROSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora