Capitolo 60

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Osservai Jake nel silenzio della notte che fissava con le braccia incrociate dietro la testa il soffitto.

Le mie mani erano ancorate al suo petto muscoloso ed ancora tremavo leggermente per le emozioni che mi fece provare.

«Tu pensi che un vampiro possa amare?» Sussurrai tracciando cerchi immaginari sul suo petto.

«L'amore va oltre la vita umana. Il fatto che noi ci sentiamo legati ad una persona anche dopo la morte è la prova che l'anima è eterna e il suo amore è immenso. Un vampiro può amare, non ci sono condizioni imposte sul come, perché e dove amare. Magari per noi è più difficile perché viviamo più vite, vediamo più volte e proviamo molte più emozioni ma quando capita capisci che non stai sbagliando perché se dopo cento anni un'anima è in grado di farti provare un sentimento perduto non è uno sbaglio ma amore. Tu ci credi all'amore, Eve?»

I miei occhi si soffermarono sul suo profilo, nonostante stesse parlando dell'amore la sua espressione era in contraddizione con le parole. Jake era così serio e composto che avresti fatico nel credere che quelle parole potessero uscire dalla sua bocca.

«Io, in realtà . . . non lo so. Credo di sì, da quando mi sono trasformata ho perso alcune delle mie abitudini ma non ho mai perso la voglia di amare. Peraltro, adesso sento questo sentimento come se fosse più forte e bisognoso di quando ero una normale ragazza.» Mormorai senza guardarlo.

Jake mi strinse a se' con un braccio e captai quel gesto come una risposta silenziosa alle mie parole, almeno sperai fosse così.

«Cosa faremo? Quei cacciatori ci cercheranno finché non ci avranno trovato.»

Si alzò dal letto lasciando impresso il suo profumo sul cuscino e senza alcuna vergogna si rivestii davanti a me.

«Eve, abbiamo l'antidoto. Sono coscienti che al momento non possono catturarci, a meno che non vogliano morire, il ché non sarebbe male come idea. Per il momento pensiamo a tornare in città prima che qualcuno noti la tua assenza.» Sproloquiò.

Catturai il lenzuolo avvolgendolo sul mio corpo per poi alzarmi dal letto. «E la tua non la noterebbe nessuno?» Borbottai.

Si girò verso di me e sospirò. Nel suo sguardo vidi un tormento non indifferente.

Scosse la testa e aprì la porta del cottage. «Muoviamoci.» Esclamò uscendo, lo seguii a ruota e roteai gli occhi per il suo comportamento bipolare.

Mormorai un finalmente appena vidi apparire le case della città. Silenziosamente camminavamo come due soldati in missione. Avevo toccato un tasto dolente nel cottage? Non so, quel che so è che mi stava evitando.

Mi spronò ad entrare nella sua auto e l'abitacolo stretto mi provocò un tremore nel pensare che saremmo stati ancora per un po' da soli.

«Manderò qualcuno per farti riparare la porta d'ingresso del tuo appartamento, adesso. Cerca di non farti acciuffare da altri cacciatori.» Ironizzò.

Sbattei con forza la portiera dell'auto appena si fermò davanti al mio condominio e lo trucidai con lo sguardo.

«Quando avrai voglia di parlare o fare altro cerca un'altra delle tue conquiste. Porco!» Finì urlando.

Me ne fregai dei vicini, soprattutto del vicino stronzo che sembrava uscito da un cabaret comico insieme alle sue patatine.

Non gli diedi il tempo di rispondermi che mi infilai nel condominio. Sospirai mentre raggiungevo la porta del mio appartamento. Inserii la chiave nella toppa ma venni stroncata da un cigolio della porta del mio odioso vicino.

Mi guardò con un sorrisetto e con un pacco di nachos in mano. «Eve, il tuo principe azzurro ti ha mollato?» Sghignazzò.

Assottigliai lo sguardo e mi avvicinai rapidamente a lui facendogli scomparire il sorrisetto che tramutò in paura e deglutì spaventato.

«Se non porti le tue luride chiappe fuori dal mio radar visivo ti assicuro che quel pacco di nachos te lo infilo nel culo. Ci siamo capiti?» Sputai a denti stretti.

Mosse ripetutamente la testa in segno di assenso e chiuse con un forte tonfo la sua porta.

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