Erano passati alcuni giorni, da quando Murphy mi aveva mostrato la finta tomba dei miei genitori. E proprio come aveva detto, Bell ed Anderson mi avevano chiamata dicendomi che dovevo vedere qualcosa. Avevo detto loro che ci saremo visti a Belgrave Square, ma non mi ero presentata.
Da quel giorno, non avevo più visto Murphy e mi sentivo in colpa per averlo trattato male. Volevo scusarmi, ma ciò non significava che mi fossi innamorata di lui. Non mi era neanche simpatico, volevo che rimanesse fuori dalla mia vita, ma volevo comunque scusarmi. L'avevo veramente trattato troppo male.
Sì, l'avrei fatto. Un giorno.
Intanto, dovevo continuare la mia vita in modo normale. Prima di un altro incontro con Colin Murphy.
Erano giorni che non andavo a scuola. E non avevo intenzione di tornarci.
Salii le scale verso il mio appartamento, con le borse della spesa in mano. Non vedevo neppure davanti a me, tanto alte e piene che erano.
Stavo proprio sperando che l'ultimo scalino fosse dove pensavo, quando sentii dei rumori provenire dal mio appartamento.
Aggrottai la fronte quando fui certa di aver poggiato il piede su qualcosa. Che diavolo stava succedendo là dentro? Forse avevo appoggiato qualcosa in modo sbagliato, che aveva sfidato le leggi della fisica finora, e aveva deciso proprio in quel momento di cadere.
No, era una spiegazione stupida. Ma era la più ottimista...
Mi avvicinai alla porta e presi le chiavi dalla borsa, senza fare disastri, appoggiando le borse della spesa a terra. Ovviamente Avril Johnson è anche sinonimo di poco tempo e molta fatica, quindi riafferrai le borse non appena ebbi trovato le chiavi.
Aprii la porta con un po' di fatica e cercai di guardare oltre le borse della spesa. Intravidi una figura che si muoveva in cucina. Lasciai cadere tutte le borse e rimasi a fissare la cucina, gli occhi sgranati e la bocca aperta.
«Avril!». La vecchia signora che si aggirava per la cucina mi venne incontro. Io rimasi impalata con quell'espressione incredula, persino quando mi abbracciò. Non avevo idea di chi fosse, ma non sarei riuscita a formulare una frase sensata neanche volendo.
«Finalmente sei tornata!» mi disse, un sorriso sincero stampato sulla faccia.
«Tu... tu chi sei?» riuscii a balbettare.
Lei scoppiò a ridere. «Ma Avril! Sono tua nonna!».
Okay, ora potevo anche svenire. Mia nonna? Io non avevo neanche dei genitori, figuriamoci una nonna! Peccato che la vecchietta ne era convinta, mi guardò, in attesa che m'illuminassi – cosa che non sarebbe successa.
‹‹Ma...›› cominciai, senza riuscire a fare una faccia più seria. ‹‹Io... io non ho dei parenti››.
La vecchietta mi osservò, aggrottando la fronte in un espressione deliziosa. ‹‹Come?››. Fu l'unica cosa che disse. Poi assunse un'espressione decisa. ‹‹Pensavo che Peter ti avesse parlato di me››. Tornò di nuovo in cucina e si mise ad armeggiare con alcune pentole.
‹‹Peter?›› domandai perplessa.
‹‹Sì, Peter, mio figlio, tuo padre.››
‹‹Oh, giusto›› feci. Non ero sicura che lei sapesse che non li avevo mai conosciuti. Anzi, ne ero quasi certa.
‹‹A proposito, dove sono i tuoi genitori, Avril?››. La vecchietta si sporse oltre il bancone della cucina, per guardarmi in faccia con aria interrogativa.
Non sapevo chi fosse quella signora e non potevo credere a niente di quello che diceva. ‹‹Sono via›› dissi solo, facendo spallucce, con aria innocente che sapevo imitare alla perfezione. Ero proprio un mostro...
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Blood
Action{COMPLETA} [Ma andrebbe revisionata] Avril Johnson, una ragazza ribelle, presuntuosa, ma intelligente, è un'agente segreto che lavora per Bell, Anderson e l'affascinante Colin Murphy. Quest'ultimo si è invaghito di lei a prima vista, ma Avril non ha...