Capitolo 21

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Credetti di aver ripreso conoscenza, ma non ne ero del tutto sicura. Credevo di essere in un limbo tra il coma e la coscienza. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, non riuscivo ad aprire gli occhi. Sentivo ancora il sapore del sangue in bocca. Non capivo perché sentivo ancora dolore, non capivo se ero ancora viva. Il dolore era intenso e concentrato sull'addome, nel punto in cui il proiettile mi aveva colpita.

Iniziai a dimenarmi, in un disperato tentativo di attenuare il dolore.

Delle mani mi bloccarono. Gemetti, mentre la presa aumentava.

Capii di non essere più su Winona. Ero alla base, ci avrei giurato. Sentii delle voci che non riuscii a distinguere bene.

<<Tienila ferma, devo estrarre il proiettile>>. Quella era sicuramente una voce che non avevo mai sentito.

<<Ci sto provando!>>. Sì, quella voce l'avrei riconosciuta tra mille. Colin. Esplosi di felicità, nel sentire finalmente una voce conosciuta. <<Colin...>> sussurrai, con un filo di voce, cercando di aprire gli occhi.

<<Avril, sta' ferma, ti prego>>. Fu l'unica cosa che ottenni. In quel momento non riuscivo più a pensare al sangue e al dolore. Volevo solo sentire la voce di Colin.

Mi sforzai, aprendo gli occhi, e lo vidi. Mi venne da sorridere. Mi stava bloccando contro la superficie sulla quale ero sdraiata. Si accorse di me e mi guardò per un secondo, poi si voltò verso una ragazza. Era anche lei vicino a me e stava armeggiando con qualcosa che non potevo vedere. Aveva i capelli scuri e gli occhi azzurri.

Chiusi gli occhi che mi bruciavano. Il dolore sembrava essere aumentato. Tentai di portarmi le mani sulla pancia, ma non ci riuscii, perché Colin mi teneva ancora ferma.

<<Continua a muoversi>>. Sentii la voce di Colin. Chiaramente non parlava con me, ma comunque avrei voluto chiamarlo. Lo avrei pregato di lasciarmi, perché stava diventando un bisogno quello di portarmi le mani al ventre. Anche solo per peggiorare la ferita. Magari mi avrebbe facilitato il trapasso.

<<Anestetizzala.>> La voce sconosciuta disse una sola, semplice parola che fu l'ultima che sentii.

Sentii l'ago di una siringa trapassarmi la pelle, prima di perdere di nuovo conoscenza.

Aprii gli occhi, guardandomi intorno​. Non ero morta?

Ero in una stanza semplice, con un letto, dove ero sdraiata, un comodino con un bicchiere d'acqua e una finestra. Una finestra aperta dalla quale entrava una brezza piacevole.

Affacciato alla finestra, che mi dava le spalle, c'era Colin. Mi sentii profondamente felice nel vederlo.

<<Colin!>> dissi, entusiasta. Lui si voltò subito, stupito, e mi raggiunse. Si chinò su di me e mi baciò le labbra, sollevato. Non servivano parole, non in quel momento. Lo strinsi a me, come se non lo vedessi da anni. Lui appoggiò la testa contro il mio petto e iniziò a piangere.

<<No, ti prego, no>> dissi, baciandogli i capelli. Non riuscivo a muovere bene il braccio destro. Mi voltai un secondo e vidi che ero attaccata ad una flebo con una sacca di sangue.

<<Pensavo di averti persa>> mormorò Colin, tra le lacrime, lasciandomi piccoli baci sul petto. <<C'era... tutto quel sangue>>. Il ricordo del pavimento rosso mi tornò in mente per un secondo, poi venne sostituito da un altro.

<<Rose... Come sta Rose?>> domandai, interrompendolo.

Lui alzò la testa, osservandomi. <<Rose?>> chiese, stupito. <<Stavi per morire e mi chiedi di Rose?>>.

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