Capitolo 5

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Percorremmo l'atrio con fretta. Patel mi camminava a fianco, come se non volesse perdermi in quel fiume di gente.

Sembrava amasse molto parlare della scuola, mi raccontò ancora qualche aneddoto su come era nata la scuola e in generale le missioni degli agenti finora, o almeno quelle che conosceva.

Usciti dall'atrio, Patel imboccò uno dei numerosi corridoi, ed io fui costretta a seguirla. Quando però ci entrammo, Patel si fermò bruscamente.

Davanti miss Christine Wright ci osservava come se ci stesse aspettando. ‹‹Buongiorno, miss Johnson››. Poi spostò lo sguardo su Patel e annuì in segno di saluto. ‹‹Patel, il vostro compito si è concluso, ora potete tornare a lezione››.

Patel abbozzò un sorriso nella mia direzione e stava per parlare, ma Wright la zittì: ‹‹Miss Rose Patel, voi non siete un agente segreto, dovete ringraziare anche solo per aver potuto incontrare la signorina Johnson. Ora tornate a lezione››.

Patel abbassò lo sguardo. ‹‹Sì, miss Wright.›› Fece per voltarsi e andarsene, ma io aprii la bocca per parlare, e si vedeva che Wright non ne fu felice.

‹‹Patel potrebbe...›› cominciai, incerta, ‹‹... aiutarmi ad ambientarmi. E magari proteggermi da eventuali pericoli. Così farebbe anche pratica››.

Wright stava per ribattere, ma ormai Patel era già al mio fianco, con le mani congiunte in segno di preghiera, verso di lei. ‹‹Ti prego, Christine, per favore!››.

Wright la squadrò, ma poi sorrise. ‹‹Va bene. Ma non fare casini››.

‹‹No, te lo prometto, sarò un angelo›› promise, afferrandomi per un braccio. Mi trascinò fino ad un'altra porta, simile a quella per entrare. 

Nessuno disse niente, ma nulla scalfì il sorriso entusiasta di Patel. Entrammo in un ascensore e rimanemmo in attesa.

Wright abbassò lo sguardo sul pavimento. ‹‹Miss Johnson,›› mi chiamò. Io portai l'attenzione su di lei.

‹‹Non ci possiamo fidare più di nessuno,›› cominciò. ‹‹Bell e Anderson collaborano con Wilson, Colin Murphy ha qualcosa che non va, non è come loro, ma penso abbia ceduto anche lui alla proposta di Wilson. Wilson è un bravo contrattatore, gli avrà proposto qualcosa di allettante, che non potrà rifiutare.››

In quel momento mi ricordai che era da un po' di tempo che non vedevo più Murphy. Da quando l'avevo abbandonato in quel taxi, era passata quasi una settimana. Sarebbe venuto a cercarmi, se gli fosse importato di me? Per qualche motivo sperai di sì. Io tenevo a lui, ma non abbastanza da amarlo. Il nostro rapporto era caduto in una voragine di incomprensioni e fraintendimenti. Lui era certo che un giorno mi sarei innamorata mentre io ero certa che un giorno si sarebbe stufato.

Quale sarebbe stata la verità? Quale sarebbe stato il nostro finale?

Finalmente le porte dell'ascensore si aprirono, rivelando lo spazio misterioso della base. Patel fu la prima ad uscire, felice e saltellante.

Si fiondò nella stanza che era apparsa davanti a noi, e quasi non la vedemmo più in quella marea di gente. Wright la richiamò in fretta all'ordine, stizzita. Sapevo però che, in realtà, Wright tenesse molto a Patel, si vedeva da come le aveva sorriso prima. Anche se era un po' scocciata dal suo entusiasmo.

La base segreta sotto la scuola era una stanza enorme, simile all'atrio della scuola che la sovrastava. Al centro della sala c'era qualcosa che non riuscii a distinguere per via di tutta quella gente.

Sicuramente era una scuola femminile, vista la sola presenza di ragazze e (per fortuna) nessun ragazzo. Avevo un problema con i ragazzi, per via del mio aspetto. Per carità, adoravo essere così, ma non mi piaceva che chiunque mi giudicasse dal mio aspetto. Tutti i ragazzi della mia scuola si erano innamorati di me, in un primo momento, poi però si erano accorti che ero un mostro insensibile. Anche Murphy era come loro. Ora che si era accorto di come fossi davvero, non gli interessavo più. Non capivo perché, ma non la sentivo una liberazione. Mi sentivo un vuoto dentro, senza le piccole cose che caratterizzavano i momenti che avevo passato con lui. Non credevo che l'avrei mai detto, ma mi mancavano i suoi commenti sciocchi, il suo sorriso sognante, il suo aspetto immaturo e infantile... tutto di lui mi mancava, ma non volevo la sua presenza perché non mi mancava veramente lui, ma perché volevo la quotidianità.

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