Capitolo 25

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Uscii dal bagno, coperta solo da un asciugamano bianco, candido. Come sempre non avevo calcolato che mi servivano dei vestiti per fare la doccia.

I capelli mi gocciolavano ancora, quando mi avviai verso la sedia, dove avevo appoggiato gli abiti puliti.

Ma mi bloccai appena chiusi la porta. <<Colin!>> esclamai felice, stringendomi l'asciugamano addosso. Mi arrivava poco sotto il sedere.

Avevo paura che Wilson si fosse preso anche lui! Era stato un sollievo vederlo lì, vivo e vegeto. Anche se mi sembrava sorpreso.

Mi osservò e contrasse la mascella. <<Ciao, piccola>> mi disse.

<<Piccola?>>. Mi sembrava di essere stata esplicita quando gli avevo detto che i soprannomi non mi andavano a genio. Aggrottai le sopracciglia, perplessa.

Lui non rispose, il suo sguardo continuò ad indugiare sul mio corpo. <<Non dovresti andare in giro mezza nuda>>. La sua voce suonò come un rimprovero. E forse lo era.

<<Ma siamo solo noi qui>> dissi, palesando il fatto che fossimo soli. Come se non lo avesse notato. Oppure non voleva che fosse così.

Lanciai un'occhiata fugace alla finestra chiusa, con le tende color crema tirate. A meno che qualcuno non sapesse guardare oltre gli spessi strati di quelle tende, non doveva esserci nessuno a spiarci.

Mi sistemai una ciocca di capelli dorati dietro l'orecchio e lo fissai in attesa.

Lui non disse niente e non si mosse, così mi avviai verso la sedia e presi i miei vestiti. <<D'accordo, ma dopo dobbiamo parlare>> stabilii, tornando in bagno.

Quando chiusi la porta alle mie spalle, ero completamente vestita, ma non con l'uniforme nera della base, ma con una camicia bianca e dei jeans chiari. Colin era ancora lì. Era come se non si fosse mosso.

Mi avvicinai a passo svelto a lui. Gli gettai le braccia al collo e lo baciai, schiudendo le labbra in modo che la mia lingua s'insinuasse nella sua bocca.

Ma appena ci riuscii, Colin mi respinse, indietreggiando.

<<Che stai facendo?>> gli chiesi confusa. Stavo bene, qual era il problema ora?

Lui contrasse la mascella. Si guardò intorno, come in cerca di qualcosa. <<Andiamo>> mi disse poi, voltandosi verso la porta, lasciandomi senza una risposta. Mi affrettai a raggiungerlo. Prendemmo l'ascensore. Colin si appoggiò contro la parete dell'ascensore ed io mi misi davanti a lui, contro la parete opposta. Lo imitai, incrociando le braccia al petto. Era strano quel giorno e non in senso buono.

Rimanemmo in silenzio, per tutto il tempo. Quando arrivammo al piano giusto, scendemmo e percorremmo i corridoi fino alla sala riunione. Camminare in quei corridoi così familiari, mi sembrava strano con un Colin così diverso.

Nella sala riunioni, Wright, Rose e Cara stavano parlando sottovoce di qualcosa che sembrava importante. La prima a notarci fu Cara Murphy che ci venne incontro e salutò il fratello. Colin rimase immobile e fece un'espressione perplessa, come se non la conoscesse.

Il sorriso di lei si spense, vedendo l'espressione del fratello. Rose alle sue spalle fece una smorfia, confusa.

In un secondo mi ritrovai Wright davanti. <<Dobbiamo parlare>> mi sussurrò all'orecchio. Sentii lo sguardo penetrante di Colin su di me. Ma non era il suo sguardo, mi era familiare in un altro modo. Apparteneva a qualcun altro...

<<Certo>> dissi a Wright, distogliendo l'attenzione da Colin. Lei annuì, poi mi afferrò per un braccio e mi trascinò fuori dalla stanza.

Ci fermammo proprio fuori. Appoggiai la schiena alla parete e lei mi diede le spalle, stringendo i pugni. <<L'hanno rubato. Il teletrasportatore.>>

Aprii la bocca, incredula. <<C-come è possibile?>> balbettai, sgomenta. Come poteva qualcuno essere entrato nella base e aver rubato il teletrasportatore? Qualcuno doveva averglielo permesso. Ciò significava che Sarah Smith non era l'unica traditrice. Contrassi la mascella. Tutto quel casino per niente.

<<Qualcuno si è infiltrato qui senza essere visto e ha completato l'estrazione in piena notte>> mi spiegò Wright, ma ciò che diceva non aveva senso. Chiunque lo avesse rubato non avrebbe potuto entrare di nascosto. La base brulicava di agenti segreti, di giorno e di notte. Significava che ormai di lei non potevo più fidarmi.

<<D'accordo>> risposi, fingendo di fidarmi. Come poteva pensare anche solo per un secondo che ci avrei creduto? <<Hai qualche sospetto?>>.

I suoi occhi puntarono dentro la stanza. Io lo sapevo chi stava indicando. Colin. Non si era mai fidata di lui e io rispettavo questa sua decisione. Ma stavolta non potevo negare il fatto che, dopo come si era comportato prima, mi era sembrato strano e iniziavo a nutrire dei sospetti nei suoi confronti.

Chiusi gli occhi e sospirai. Era finita. Non potevo più fidarmi di lui, né di nessun altro. Rose, Cara Murphy o Wright. Nessuno.

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