Capitolo 32

14 3 0
                                    

Assottigliai le palpebre, osservando di capire meglio foglio che avevo preso dalla prigione di Colin. Qualcosa mi diceva che era tutto collegato e che presto avrei trovato le risposte che cercavo. Per ora mi serviva solo sapere dove si trovava Colin.

Chissà dove lo avevano portato? Chissà che cosa stava passando? Chissà se era ancora vivo...

Rose si sedette accanto a me, sul tetto del grattacielo nel quale Wright mi aveva trascinata. Solo per informazione, Wright l'avevamo legata con una corda ai pilastri che tenevano su l'acquedotto ed era ancora svenuta.

 ‹‹Non ci stai capendo niente, vero?›› mi chiese, osservando anche lei il foglio.

Annuii, sospirando. Mi scostai una ciocca di capelli dal viso, ma mi bloccai ad osservare la mia mano. Era macchiata di sangue. Mi ero quasi dimentica di quando, una mezz'ora prima, avevo premuto quel panno sulla ferita aperta di Cameron. Per fortuna, Rose aveva fermato l'emorragia e estratto il proiettile. Ora gli aveva dato un sonnifero e stava dormendo poco più in là.

Mi voltai per controllarlo e lo trovai sempre lì, addormentato e sereno.

Inspirai e tornai a concentrarmi sul documento. Missione A.v.r.i.l. J.o.h.n.s.o.n. Era una sigla, ma per cosa stava?

Il contenuto era ancor più incomprensibile. C'erano dei numeri sicuramente non messi a caso e non sapevo cosa significassero.

Ad un tratto, Rose prese il foglio, sgranando gli occhi. ‹‹Non è possibile...!›› disse, leggendo velocemente i numeri. 

‹‹Rose, che succede?›› domandai, presa dall'euforia. Rose aveva decifrato l'enigma.

 ‹‹Come ho fatto a non capirlo subito?›› ribatté, parlando a se stessa. Si alzò, sventolando il foglio in aria, poi mi guardò, sorridendo. ‹‹Sono coordinate, Avril!››.

Mi alzai anch'io. ‹‹Sei un genio!›› gridai, afferrando il foglio. L'abbracciai, felice. Ora avremo trovato Wilson, Colin e i miei genitori.

In quel momento, però, una risata debole ci fece voltare. Wright si era svegliata e ci guardava con scherno. Ma non eravamo noi quelle legate ad un acquedotto. 

‹‹Che cosa avete tanto da esultare?›› ci disse, ridacchiando.

‹‹Ah,›› fece Rose, a denti stretti. ‹‹Ti sei svegliata dal sonnellino, Christine?››.

‹‹Presto anche voi dormirete›› mormorò, con un sorriso beffardo. ‹‹Per sempre››.

Rose ed io ci scambiammo un'occhiata perplessa. Quella botta in testa era stata davvero forte.

‹‹Che stai dicendo?›› chiese Rose, sussurrando, lo sguardo fisso sull'espressione minacciosa di Wright.

Lei ridacchiò. ‹‹Avevo previsto che sarebbe potuta finire così, per questo ho pensato ad un piano alternativo...›› mormorò, minacciosa.

‹‹Che cosa?›› domandai, in un sussurro, mentre Rose sembrava essere entrata in shock. 

Wright mi guardò con un ghigno. ‹‹Ho piazzato una bomba, Johnson›› disse, sorridendo.

Non dissi nulla, perché non sapevo che provare. Wright aveva piazzato anche una bomba, che sarebbe potuta esplodere un qualsiasi momento. In quel momento, la mia mente elaborò la reazione più inutile del mondo.

 ‹‹Cosa hai fatto?!›› gridai, in preda ad uno scatto d'ira. ‹‹Non hai pensato che anche tu potevi morire?››. La osservai con una rabbia cieca, come esistessimo solo io e lei.

Lei si fece seria, inarcando un sopracciglio. ‹‹Pensavi che non lo sapessi? Non mi importa, sarebbe meglio di rimare sconfitta sapendo che tu vivi ancora›› spiegò, con disprezzo.

Scattai avanti, pronta ad aggredirla, ma Rose mi afferrò per le spalle. 

‹‹Io ti uccido!›› urlai, con gli occhi incollati sulla sua figura esile incatenata all'acquedotto. Quella stessa figura che avevo imparato a riconoscere come pericolosa. In quel momento ero fuori di me e per fortuna Rose e mi stava tendendo.

 ‹‹Avril, dobbiamo andarcene!›› mi disse Rose, distraendomi per alcuni istanti dalla mia rabbia.

Il mio sguardo guizzò subito su Cameron. Dovevamo salvare lui, non tanto noialtri.

Rose mi capì al volo e mi lasciò andare, raggiungendo subito Cameron e, così facendo, permettendomi di avvicinarmi a Wright.

 ‹‹Quando esploderà la bomba?›› chiesi, con il tono più pacato possibile. Arrabbiarsi non sarebbe servito a nulla, se non a eliminare per sempre informazioni che ci occorrevano.

 ‹‹Tra un'ora›› mormorò, pensando, come se non lo ricordasse bene. ‹‹Ma penso che sia passato già molto tempo››.

Sgranai gli occhi, apprendendo quell'informazione. Significava che la bomba sarebbe potuta esplodere tra pochi minuti. Non sapevo perfettamente che ore fossero, poteva essere passata mezz'ora come un'ora intera. Andai nel panico, perché non avevo per niente il senso del tempo e non sapevo quando tempo avremo avuto per scappare.

 ‹‹Andiamo›› mi intimò Rose, picchiettandomi la spalla. Mi voltai verso di lei, ancora nel panico più totale. Stava sostenendo Cameron, mentre vedevo le palpebre calanti di lui, lasciare intravedere le sue iridi chiare, il ciuffo di capelli castani a coprirgli la fronte, il suo braccio attorno alle spalle di Rose, il viso pallido che avevo visto solo nel colorito degli uomini che avevo ucciso. In quel momento, la mia attenzione si concentrò solo su di lui.

Sembrava un'altra persona rispetto al Cameron che avevo visto quell'ultimo giorno nel nostro posto, sul tetto.  Ero uscita per caso quel giorno, non l'avevo ancora visto. Mi ero chiusa la porta alle spalle, pronta ad essere invasa dalle solite sensazioni, quando l'avevo visto. Un sorriso si era fatto largo sul mio viso, mentre era ancora voltato verso il sole che tramontava. Una manciata di secondi dopo, si era girato, ma non aveva sorriso. Era stranamente serio. Avevo cercato di non farci caso, così gli avevo raccontato qualcosa della mia giornata. Ricordavo ancora come avevo concluso il mio racconto: Bell ed Anderson hanno assunto un nuovo collaboratore, si chiama Colin Murphy. Non mi ha fatto una buona impressione. Sembra un ragazzino. E poi continuava a fissarmi, non mi piace. Se solo avessi potuto immaginare...

Lui non aveva detto nulla, così gli avevo chiesto che cosa avesse, ma lui non aveva risposto. In poche falcate mi aveva raggiunto e aveva preso le mie mani tra le sue. Aveva fatto un discorso lungo, molto lungo.

Solo alcune parole ricordavo ancora: il nostro amore potrebbe trasformarsi in qualcosa di tossico, non possiamo vivere insieme per sempre. Me ne andrò, per evitare di farti soffrire di più. Domani si aprirà un nuovo capitolo della nostra vita, dovremo fare a meno l'uno dell'altra. Tu continuerai la tua vita qui a Londra ed io a New York, saremo per sempre divisi.

Mi era sembrato così importante, avevo pianto per tutto il giorno successivo, soprattutto perché non credevo sarebbe partito veramente.

Tornai alla realtà, quando un sorriso abbozzato si dipinse sul suo volto. Forse non sapeva nemmeno quello che stava succedendo, era ancora mezzo addormentato.

‹‹Avril, andiamo, ti prego›› mi sussurrò ancora Rose. Io mi girai verso di lei e annuii.

Stavo per avviarmi, quando Rose mi fece cenno di fermarmi.

 ‹‹Portiamo anche lei›› disse, indicando Wright. Io aggrottai le sopracciglia. ‹‹Dobbiamo proprio?››. Dopotutto aveva pur sempre cercato di uccidermi, aveva sparato a Cameron, anche se involontariamente.

 ‹‹Avril,›› mi disse, in tono di rimprovero. ‹‹Nessuno merita si morire››.

BloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora