Rimasi in quella stanza per ancora due settimane, poi mi fecero uscire, mi tolsero la fasciatura ed estrassero i punti. Quella mattina a svegliarmi era stata Rose. Alle nove e quaranta. Non avevo ancora visto Colin quel giorno.
Quando ero uscita da quella che avevo scoperto essere stata la mia sala operatoria, chiesi di Colin, ma Rose mi rispose che non era ancora arrivato.
Mi ritrovai in corridoio, osservando le mie mani, che continuavo a sfregare, seduta su una sedia, alzando ogni tanto lo sguardo per guardare gli agenti segreti che mi passavano davanti. Mi tornò in mente quando ero rinvenuta prima di essere operata. Non avevo mai visto quell'espressione sul viso di Colin. Dovevo aver avuto un aspetto terribile quel momento. Chissà quanto sangue avevo in faccia...
In quel momento, Rose si fermò davanti a me. Alzai lo sguardo. Non l'avevo nemmeno sentita arrivare.
<<Andiamo,>> mi disse, sorridendomi. <<Non c'è motivo di rimanere qui ad aspettare Colin. Di sicuro arriverà presto>>.
Mi alzai, fissandola ancora con un'espressione preoccupata. Non sapevo perché ma non smettevo di pensare al sangue. Mi sentivo come se avessi appena fatto un bagno nel sangue. Allora forse ce l'avevo anche incrostato sotto le unghie...
Lanciai un'occhiata veloce alle mie mani, lasciandomi sfuggire un sospiro di sollievo scoprendo che non c'era sangue incrostato sotto le mie unghie.
<<Dai, andiamo. Devi fare una doccia>>. Rose mi fece cenno di seguirla ed io lo feci. Tornammo nella stanza che era stata la mia prigione per quelle tre settimane. Mi resi conto di averci veramente passato quasi un mese, che era quasi agosto. Era quasi il mio compleanno. Chissà se ci sarei arrivata...
Osservai quelle pareti bianche senza vederle veramente. Non riconoscevo quella stanza, entrarci per un altro scopo la faceva sembrare un'altra stanza.
Il mio sguardo si posò su Rose, che abbozzò un sorriso. <<Fa un effetto strano, vero?>> mi disse.
Io aggrottai le sopracciglia. <<Sì...>>. Guardai la finestra aperta. Vedevo il sole, i palazzi di Londra, la vita che andava avanti. Non mi ero mai resa conto dei ritmi frenetici con cui andava avanti Londra, della vita delle persone che mi circondavano; mi ero concentrata sul mio passato perché pensavo solo a me stessa. Ma in quel momento capii che tutti avevano una vita, non solo io. Tutti avevano un passato. Colin, Wright, Rose, Jade e persino Sarah Smith. Avevano avuto un passato burrascoso oppure un'infanzia felice.
Mi girai verso Rose. <<Come si chiamano i tuoi genitori?>> le chiesi, di punto in bianco.
Lei rimase un po' spiazzata dalla mia domanda, poi si fece coraggio e rispose. <<Mio padre Joe e mia madre Costance>>. Arrossì leggermente.
<<Bei nomi>> commentai. <<Mio padre si chiama Peter, mia madre invece Helen>>. Abbassai lo sguardo, ripensando ai miei genitori. Loro erano ancora vivi e Wilson li teneva prigionieri da quando avevo due anni. Strinsi i pugni. Come faceva Sarah Smith a dire che Wilson non era cattivo?
<<Avril...>>. Gli occhi castani di Rose incontrarono i miei azzurri. <<Li troveremo. Te lo prometto>>. Mi posò una mano sulla spalla.
<<Grazie, Rose>> mormorai, abbassando di nuovo lo sguardo. <<Ma non sei tu a decidere il loro destino>>.
<<Credi nel destino?>> mi chiese, in un sussurro. Il suo sguardo continuò a vagare per la stanza, senza soffermarsi su nulla in particolare, come se non ci fosse nulla da vedere.
<<Io...>>. Dalla mia bocca uscì solo un sussurro strozzato. Sentivo già i miei occhi riempirsi di lacrime. <<Non so più in cosa credere... Non so più niente! Non ho mai saputo niente, anche se prima ero convinta del contrario>>. Le calde lacrime iniziarono a bagnarmi le guance. Ma perché stavo piangendo? Ah giusto, perché non sapevo se sarei sopravvissuta. Il mio futuro era incerto, anche se avevo ricordato il passato. Tutto quello che avevo fatto fino a quel momento non era servito a niente.
<<Avril, ti prego, non fare così, andrà tutto bene!>> cercò di tranquillizzarmi Rose, ma io scossi il capo. <<No, non è vero. È da tutta la missione che tutti cercano di dirmi che andrà tutto bene. Che andrà tutto bene! Non ci credete neanche voi!>>. Mi portai le mani al viso e iniziai a piangere. Dovevo sfogarmi, volevo la verità. E Colin dov'era finito?
Rose non disse più niente. Ogni cosa che diceva era una bugia. Cosa mi stavano nascondendo ancora? Cosa era successo nel tempo in cui era confinata in quella stanza?
Mi bloccai. Cosa era successo? Guardai Rose, come se fossi stata svuotata dalle mie emozioni. Non riuscivo a provavo a provare niente. Mi sembrava di non vedere più niente. Come facevo a stare ancora in piedi? <<Che cosa è successo a Colin?>> chiesi. Mi sentivo svenire.
<<Avril...>> sussurrò lei.
Barcollai, pericolosamente, e lei mi afferrò per un braccio. <<Avril, Colin non c'entra niente. È... è per tua nonna...>>.
La mia mente si riattivò. Wilson aveva fatto del male a mia nonna?! Come si era permesso? Come aveva potuto? Io lo avrei ucciso quel bastardo!
<<Avril, Wilson ha il diamante e ha rapito tua nonna. Noi... non volevamo dirtelo finché non ti fossi rimessa in sesto>>.
Ero accecata dalla rabbia. Non riuscivo a vedere niente se non Wilson. La sua ultima risata mi riempiva la mente. Io lo avrei ucciso, io lo avrei ucciso...
Digrignai i denti, rabbiosa, ero quasi pronta ad andare a piedi fino a Winona per prenderlo a calci nel sedere. Aveva distrutto tutto quello che era mio e ciò che non poteva prendere lo aveva distrutto. Aveva fatto di tutto solo per il suo unico scopo. Prendere il diamante. Non glielo avrei mai permesso.
Scattai in avanti, ma Rose mi bloccò, stringendo la presa sul mio braccio.
<<Io lo uccido!>> ringhiai, inferocita. Quel bastardo sarebbe morto, lo giuravo sulla mia vita. Fosse anche l'ultima cosa che avrei fatto.
<<Avril, calmati!>> cercò di dire Rose, ma io mi girai verso di lei, strattonandola. <<Devi teletrasportarmi subito su Winona. Adesso>> le ordinai.
Rose scosse il capo. <<Avril, Wilson è partito per la stazione spaziale di Ives>> mi spiegò.
<<Ives?>> chiesi, confusa. <<Come ci è arrivato lì?>>. Non aveva il teletrasportatore. La stazione spaziale di Ives era anni luce da Winona.
Rose mi osservò per un secondo. <<Ha usato una navicella sequestrata>>.
Perfetto, era anche un ladro. Quindi dovevo anche trovare una navicella sequestrata chissà a chi, in una stazione spaziale più grande di un pianeta, con milioni di zone dedicate a altrettanti alieni. Andavamo di male in peggio. Così non funzionava.
Rose mi lasciò andare il braccio. <<Avril... puoi seguire i nostri ritmi o fare come ti pare, ma il risultato potrebbe non essere quello desiderato>> mi disse, facendomi tacere. Dovevamo rimanere uniti. Io avevo bisogno del loro aiuto, da sola non ce l'avrei mai fatta.
Chiusi gli occhi e sospirai. <<Hai ragione>> ammisi.
Rose mi posò una mano sulla spalla. <<Bene, ma dobbiamo aspettare Colin. Intanto fatti una doccia>>.
Annuii leggermente.

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Blood
Azione{COMPLETA} [Ma andrebbe revisionata] Avril Johnson, una ragazza ribelle, presuntuosa, ma intelligente, è un'agente segreto che lavora per Bell, Anderson e l'affascinante Colin Murphy. Quest'ultimo si è invaghito di lei a prima vista, ma Avril non ha...